La gioia di vedere i genitori cattolici marciare con noi figli LGBT al Bologna Pride
Riflessioni di Edoardo del Progetto Giovani Cristiani LGBT
«Grazie per questa gioia e resistenza, questa vostra forza, più forte della pioggia. Il Signore con la pioggia manda molte benedizioni!»
Così si espresse Benedetto XVI ai giovani riuniti a Cuatro Ventos dopo che la veglia della Giornata Mondiale della Gioventù del 2011 era stata interrotta per dieci minuti buoni da un mega temporale.
E’ a questo che penso mentre con Francesco, Nick, Luca ed un altro ragazzo formiamo, all’inizio del Bologna Pride, coi nostri ombrelli e la bandiera arcobaleno un testudo (la formazione da combattimento tipica degli antichi romani) ed affrontiamo la furia degli elementi. All’inizio tiene bene poi il mio ombrello cede, la grandine inizia a cadere più forte, guardo gli altri e Francesco propone di dire un’Ave Maria.
La recitiamo ad alta voce insieme, c’è un po’ di timore (da sotto gli ombrelli non vediamo bene cosa succede intorno ma le urla, alcune di autentico terrore, non sono molto incoraggianti) ma anche di fiducia e, se possibile, un accenno di ilarità perché tutti abbiamo pensato ai genitori, alcuni presenti per la prima volta ad un Pride… Volevo che tutto fosse perfetto, che si sentissero bene in un evento che spesso viene frainteso per i suoi toni molto sopra le righe … ed invece eccoci lì, in mezzo alla tempesta perfetta con la grandine che dopo qualche minuto di pausa riprende a cadere ancora più violentemente di prima.
Dopo 10 minuti (ma a me son sembrati molti di più) la pioggia rallenta e decidiamo di lasciare il nostro riparo improvvisato e correre verso i portici. Provo a chiamare gli altri per sapere se stanno bene ma c’è troppo rumore, sento a tratti solo quello che mi dice Michela.
Intanto, nonostante tutto, il corteo è partito. Qualcuno sfila stando sotto i portici, qualcuno si butta nonostante la pioggia che ancora ogni tanto torna a cadere, in mezzo alla strada, suoni di tamburi, poca musica dai carri (quasi tutte le casse hanno ceduto) ma guardando le facce di tutti c’è quella consapevolezza: nella vita abbiamo vissuto ben di peggio, cosa vuoi che sia un po’ d’acqua?!
Provo a cercare un po’ il gruppo dei genitori, stra mega convinto che abbiano rinunciato a sfilare. Non trovandoli decido di incamminarmi dietro al corteo da solo, (gli altri ragazzi non se la sentono). Io ho un po’ di amici a Bologna, se son fortunato, mi dico, riuscirò a trovarli e vivrò questo Pride con loro.
Poi di colpo un gruppo di magliette bianche cattura la mia attenzione: eccoli! Con lo striscione, con i loro sorrisi, stranamente abbastanza asciutti (chissà dove si sono rifugiati!) sfilano catturando l’attenzione di tutti. Mentre mi avvicino vedo varie persone indicarli. Non mi trattengo, gongolante dico ai tipi che li guardano: “Sono i miei genitori” e loro “Grandi!” … poi ci penso e no, non siete proprio i miei genitori… ma un po’ si, dai! XD
Poi come in tutti i Pride che si rispettano basta fermarsi due secondi a parlare con una persona, ti giri e il gruppone non c’è più, scomparso. Io e Sebastiano abbiamo provato a cercarvi ancora poi, lo ammetto, ci siamo piazzati dietro il carro di Arcigay ed abbiamo fatto quasi tutto il percorso con loro ballando come due disgraziati…
Poi l’aperitivo, la cena, la serata, la visita a Bologna la mattina dopo, il pranzo assieme, il viaggio di ritorno … sono quasi a casa quando mi chiama un amico e mi chiede di raggiungerlo alla gay street romana. Nonostante la stanchezza acconsento e mentre parliamo di Bologna (tra l’altro ad oggi è l’unico che mi ha chiesto com’è andata. E non voleva sapere tanto del Pride in sé, ma di come lo avevate vissuto voi, genitori cristiani. Lui è ateo convinto… anche se alle volte mi pare più cristiano di quelli che vanno a Messa tutte le domeniche) arriva la mail di Corrado. Lui è curioso e mi chiede di leggerla. Mentre scorre vedo che si commuove ed alla fine esclama: “Cavolo, vorrei tanto averlo io un padre così!”
Inizia a raccontarmi della sua famiglia, spontaneamente. Ad un certo punto mi dice che dopo il suo coming out il rapporto con i suoi è diventato molto difficile: “Ho il sospetto che parlino ancora solo perché ho ottimi voti all’università ed ho scelto di far medicina”.
La cosa mi colpisce molto: Marco è il prototipo/stereotipo del figlio perfetto… Alla fine mi chiede di girargli la mail, ché, dice, ogni tanto se la rileggerà pensando che sia suo padre ad avergliela scritta.
Ecco, genitori, secondo me la vostra presenza al Pride è tutta qui. Avete seminato a Bologna e qualcosa si è mosso a Roma e, son sicuro, un po’ ovunque arriverà la vostra testimonianza e le nostre foto. Mia mamma, ché pur essendo molto tranquilla con la mia omosessualità ha sempre avuto difficoltà a digerire i Pride, quando le ho girato le foto mi ha risposto: “Ma quindi è anche una cosa da vivere in famiglia?” ed io le ho risposto che sì, il Pride è un affare famiglia: è aspettarlo, sfilare assieme, è perdersi lungo il percorso, magari non trovarsi più, se non alla fine, ma essere certi che siamo lì da qualche parte, a vivere l’uno per l’altro.
Purtroppo non conosco nessun’altra parola per ringraziarvi se non … grazie! Siete l’esempio di cui avevo bisogno
A presto, spero =)