“Quali segni e prodigi Dio ha compiuto per mezzo di loro”. Un libro sull’accompagnamento pastorale delle persone LGBT
Recensione di Davide Pelanda pubblicata sul sito del mensile Tempi di Fraternita il 10 Luglio 2019
«Chi sono io per giudicare?» disse papa Francesco qualche tempo fa riferendosi agli omosessuali. Quelli che alcune frange di Chiesa cattolica le più conservatrici giudica come “mostri” o “lobby gay”, la Chiesa che si riconosce sulla scia di Bergoglio li accoglie con amore fraterno e cerca di fare i primi passi verso un “camminare assieme” sui problemi sociali cercando risposte nel Vangelo di Gesù. Eppure c’è ancora chi è subito sulla difensiva quando si comincia a parlare di gay o di LGBT, forse perchè non si conosce bene l’argomento o non si conoscono bene le persone. E qualcuno potrebbe domandarsi: la Dottrina è cambiata? Parrebbe di no, è solo l’atteggiamento della Chiesa ad essere mutato, così come confermato da papa Francesco.
Molti cristiani e cattolici stanno provando a cambiare. Ma come? Ad esempio, partecipando ad iniziativa come quella del V Forum Italiano dei cristiani LGBT tenutosi lo scorso autunno ad Albano Laziale. Ricordiamo che il Forum promuove dal 2009 l’accoglienza delle persone LGBT nelle diverse Chiese Cristiane presenti in Italia e gli incontri vengono organizzati ogni due anni con una presenza sempre più numerosa di gruppi e associazioni. E proprio in questi giorni è uscito l’agile libretto “Quali segni e prodigi Dio ha compiuto per mezzo di loro – Atti del V Forum italiano dei cristiani LGBT” curato dal gruppo editoriale Viator, lavoro interamente coordinato dall’amico Gianni Geraci. In questo importante lavoro c’è un interessante passaggio a pagina 138 dove si dice che «nell’Instrumentum laboris” della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi al punto 197, si ricorda che “alcuni giovani LGBT, attraverso vari contributi giunti alla Segreteria del Sinodo, desiderano ‘beneficiare di una maggiore vicinanza’ e sperimentare una maggiore cura da parte della Chiesa».
Al Forum laziale , lo ricordiamo, parteciparono circa duecento persone. Il volumetto degli atti contiene parecchi interventi tra cui l’intervento di Padre James Martin, gesuita americano ed autore della fortunatissima opera ”Un ponte da costruire” nella quale conduce passo per passo sia la Chiesa che gli omosessuali al centro di un ponte che colleghi le due posizioni e che permetta ad entrambi di conoscere anche l’altra sponda. Significativa pure la testimonianza di Greetje Van Der Veer evangelica e presidente europea della Federazione Mondiale Femminile delle Chiese metodiste la quale ha parlato del coinvolgimento delle proprie comunità.
Suor Fabrizia Giacobbe, intervenendo al Forum ha ricordato come, nel corso dei suoi studi, sia stata allieva del professore di Filosofia Gianni Vattimo, cattolico e credente, uno degli uomini di cultura che non ha mai fatto mistero della propria omosessualità. «Fu allora che cominciai a percepire – scrive suor Fabrizia del libro – quanta sofferenza potessero provocare certe affermazioni, quale peso sulla vita di persone già ferite potessero avere certi pronunciamenti, anche se detti o scritti a fin di bene».
Nella prefazione all’opera Luciano Moia, da oltre 20 anni e’ il caporedattore del mensile ” Noi famiglia & vita” inserto dell’Avvenire, «Non c’è alcun dubbio che, per tanto tempo, gli omosessuali sia stati guardati e trattati dalla Chiesa come persone da lasciare sulla soglia – scrive Moia – Forse imbarazzanti, certo scomodi. A meno che non accettassero di rivedere radicalmente il proprio orientamento sessuale, o almeno di nasconderlo perchè motivo di disagio per gli altri credenti».
Allora la domanda di fondo, di cui abbiamo detto all’inizio di questo testo, che continua a venir fuori è: “la Dottrina è cambiata?”. La risposta che Moia a pagina 7 da è «no, non è cambiato nulla. Il Catechismo è sempre quello». E prosegue scrivendo che «saremmo superficiali e forse anche un po’ codardi se fingessimo che papa Francesco non abbia impresso un’accelerazione alla necessità di riflettere sul tema».
A questo proposito viene ricordato il documento papale “Amoris laetitia” dove viene scritto che «Desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare “ogni marchio di ingiusta discriminazione” e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza. Nei riguardi delle famiglie si tratta invece di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinchè coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la vlontà di Dio nella loro vita».
Inoltre anche nel documento finale del Sinodo dei giovani del 2018 viene affrontato sinteticamente lo stesso tema. Ed è lo stesso papa Francesco a dire in “Amoris laetitia” (n.305) che «un pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari”, come se fossero pietre che si lanciano contro la via delle persone».
«Leggere i fatti – scrive sempre Moia – e cercare di interpretarli – senza forzarli – rientra in quel dovere cristiano che si chiama discernimento, un altro punto su cui Francesco non si stanca di richiamarci. (…) finalmente è stata avviata una riflessione aperta e serena su cosa possa significare concretamente avviare percorsi di vicinanza spirituale per queste persone, sulla valenza da attribuire all’accoglienza pastorale, su come modulare le nuove prassi di accompagnamento».
Ricordiamo inoltre che al Forum hanno partecipato non solo gli omosessuali credenti, ma anche i loro genitori, operatori pastorali e molti giovani cristiani LGBT.
Tra gli altri interventi segnaliamo anche quello di monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano Laziale, che ha sottolineato la necessità dell’ accoglienza e dell’urgenza di mettersi in ascolto, mentre la Pastora della Chiesa Valdese di Milano, Daniela Di Carlo, ricordando l’esperienza di Agape di cui è stata direttrice, a pagina 58 del libretto ha detto che «la comunità LGBT ha bisogno di uno “spazio inciso nell’ombra per prendere forza e occupare spazi sempre più visibili nelle Chiese cristiane. Spazi per parlare di amore, di accoglienza, di grazia, di perdono, di fede, di conversione, di metamorfosi ecc..».
La Pastora Di Carlo però constata amaramente che «la comunità LGBT abita ancora ai margini delle Chiese cristiane. Da quel margine però può assaporare quel respiro di Dio incarnato negli incontri che vengono fatti ed avere un orientamento nel presente e nel futuro». Cristina Simonelli, presidente del coordinamento delle teologhe italiane, ha fatto presente il ruolo che la teologia può avere in questa contrapposizione apparentemente inconciliabile.
E’ possibile chiedere copia di questa raccolta di atti andando in tutte le librerie.