“Scuoti la polvere e alzati!”. Il mio cammino con i cristiani LGBT verso Assisi
Testimonianza di Andrea di Modica su “Venite e Vedrete!“, il pellegrinaggio verso Assisi dei cristiani LGBT e i loro amici (7-21 Luglio 2019)
“Alzerò i miei occhi verso i monti, il mio aiuto da dove mi verrà? Il mio aiuto verrà dal Signore che ha fatto il cielo e la terra” Salmo 120 (121). Inizio con uno dei quindici salmi, detti delle “Ascensioni” (dal salmo 119 al salmo 133), poiché usati un tempo per i pellegrinaggi verso Gerusalemme a cui si giungeva attraverso un percorso in salita. E questo weekend ad Assisi è stato letteralmente una salita, sudata e faticosa ma sicuramente piena di gioia.
Mi presento, mi chiamo Andrea e sono del profondo sud siciliano. Abito a Modica, patria del cioccolato di origine Azteca e no, non appartengo a nessun gruppo cristiano lgbt.
Certo può sembrare uno shock, ma la mia esperienza non è stata mai (finora) legata a gruppi (di cristiani) capaci di indirizzarmi verso un cammino spirituale capace di coniugare omosessualità e fede. Vivo in una terra così bella, solare e accogliente, a suo modo anche “open mind” ma spesso lontana e dispersiva, difficile da raggiungere; come anche non facile farsi toccare da realtà che magari altrove sono ben consolidate. E difficile è stato anche raggiungere i luoghi al di fuori dell’isola.
La mia testimonianza inizia proprio da questo dato di fatto che mi ha permesso di incarnare a pieno il senso del viaggio e del peregrinare. Seguire il gruppo via social aveva già dato l’idea al mio cuore che raggiungere la meta non sarebbe stato facile. Era necessario avere pazienza, stare ai tempi del mondo, là dove il mondo non lo sa che tu viaggi per raggiungere il Cristo presente in una comunità che ti aspetta.
Poi, lentamente, qualcosa accade. L’arrivo in ritardo, l’attività già iniziata, tutto sembrava parlare al mio cuore. Era come se Qualcuno mi chiedesse di scuotere la polvere dalle mie scarpe, di abbandonare il mio solito carattere schivo e diffidente che ha sempre fatto parte di me, specie all’inizio quando non conosco nessuno. Questi primi istanti risuonavano nel mio cuore con un canto: “Svegliati, svegliati o Sion, metti le vesti più belle, scuoti la polvere e alzati Santa Gerusalemme”.
Quando mi destai l’indomani mattina avevo innanzi a me un gruppo con una luce diversa. Pronto al cammino, come finora hanno sempre fatto; un gruppo capace di coinvolgerti tra una battuta e l’altra, con la preghiera del Rosario, con la preghiera del cuore, e con il cammino non facile di quasi 8 km a piedi e tutti in ripidissima salita. La meta avrebbe sanato le stanchezze di tutti.
Lì, all’Eremo delle Carceri, abbiamo avuto modo di assaporare il balsamo che lenisce ogni fatica del cammino. Il frate che ci ha accolto, Padre Stefano, ci ha fatti immergere nelle fatiche, nelle tentazioni, ma nella vita straordinaria del Santo di Assisi. Nelle tentazioni del Santo ho avvertito delle lame così dolci da toccare appieno la mia piccolissima esistenza. Parlava a Tizio e Caio, forse anche a Sempronio, ma cavolo poi parlava anche a me. Trafiggeva me, mi colpiva senza pietà e con quel sorriso che, credo, mai dimenticherò.
Come vedete non sono un amante dei riassunti. Tutt’altro! Ma non divago, dico solo che in quanto diceva ho messo profondamente in discussione ciò che finora sembrava avermi stancato. Era come se quelle parole, circondate dalla straordinaria presenza di tutto il gruppo, dovessero arrivare a destinazione e la meta fossi io. Pensiamoci tutti insieme, vi è mai capitato? Sentirvi inutili e scoprire che le parole della buona novella in realtà devono arrivare proprio a voi? Percepire che voi siete il luogo dove il Signore vuole abitare, vi è mai capitato? E io mi sentivo così! E guardavo alle magliette, a quel tema ridondante come l’eco più bello gridato su di un monte “Venite e vedrete”. Sembrava che tutto avesse un senso, anche per la mia logica di piccolo uomo.
Io non sono un tipo che piange spesso. Ma quel sabato era un continuo fluire. E così, dunque, il percorso fino a Santa Maria degli Angeli, e quello anche a San Damiano. E il gruppo sempre lì costante. Così vicino a me pur non conoscendo i nomi di tutti. Che cosa misteriosa e al tempo stesso bella che ho vissuto, come è possibile? O meglio, chi lo ha reso possibile?
A distanza di una settimana ho la certezza che Gesù l’ho incontrato di nuovo. E nel volto di ciascuno. Non so cosa accadrà adesso che ho disceso il “monte di questo pellegrinaggio”, ma nel canto di quella celebrazione domenicale conclusiva ho voluto dire il mio grande “grazie” al Signore e a ciascuno per quanto ho vissuto in quel breve eppure così lungo fine settimana. A chi mi ha fatto da gancio (Davide sei stato validissimo!), a chi ha condiviso con me parte della sua vita (Sergio, Francesco, Michele, Ivano, Riccardo per citarne alcuni, ma in tanti abbiamo condiviso) durante e perfino dopo la fine del pellegrinaggio. E un grazie a chi spero di continuare a conoscere con le prossime iniziative.
Vi lascio con le parole conclusive del salmo con cui ho iniziato, perché ognuno di noi (me incluso), possa sentirsi abbracciato da un Dio che non smette mai di riversare il suo Amore per noi:
“Il Signore è ombra che ti copre
e il sole più non ti colpirà. La tua vita
il Signore protegge, ogni giorno, da ora
e per sempre”.
Spero alla prossima!
Andrea.
P.S.: spero un giorno riusciate a fare qualcosa di bello anche in Sicilia, credetemi questa terra ha tanto bisogno di voi, e di vedere e sentire le bellezze che ciascuna della vostra vita conserva nel proprio cuore. Vi abbraccio tutti!