Venite e vedrete. Il cammino dei giovani cristiani LGBT sulle vie di Francesco e nella sua chiesa
Riflessioni di Sergio del gruppo diocesano Alle querce di Mamre di Cremona su “Venite e Vedrete!“, il pellegrinaggio verso Assisi dei cristiani LGBT e i loro amici (7-21 Luglio 2019)
Giunto alla seconda esperienza come co-ideatore e organizzatore del pellegrinaggio dei cristiani LGBT sui sentieri delle fede (la prima, nel 2017, sulla via Francigena, la seconda qualche giorno fa sulla via di Francesco) mi soffermo un attimo “a bocce ferme” a riflettere con voi.
La prima esperienza per me è stata carica di apprensione e preoccupazione: era la prima volta che si faceva una cosa del genere in Italia; le mie preoccupazioni erano: “cosa succederà? Come saremo accolti nei luoghi che attraverseremo? Come affrontare possibili incidenti?”…. Mi sentivo investito delle responsabilità di un organizzatore che porta dei ragazzi (molti giovani) in un’avventura sconosciuta e dagli esiti tutt’altro che certi.
Stavolta molte apprensioni sono venute meno; l’esperienza ha giovato e le preoccupazioni dell’organizzatore hanno lasciato il posto alla cura e sollecitudine di un padre (o di una vecchia zia, mi ha detto qualcuno!) che accompagna i figli in una bella avventura estiva.
Ciò ha significato meno stress per me e per loro (tutti hanno notato l’allentamento della mia maniacale attenzione al rispetto degli orari e del programma) e meno attenzione agli aspetti tecnico-organizzativi e maggiore dedizione all’aspetto relazionale e a quello spirituale.
Già nelle intenzioni del comitato organizzatore era sorta quest’idea, sulla base dell’esperienza della Francigena: dare più spazio per momenti di condivisione tra di noi e con le varie realtà che si sarebbero incontrare nel percorso. Mi pare che questo obiettivo sia stato pienamente raggiunto, con grande soddisfazione di tutti.
I momenti di condivisione tra di noi durante il cammino e con le realtà religiose e laiche che ci hanno accolto durante le soste, sono stai davvero molti e molto belli e confortanti: mi viene da dire che grandi passi sono stati fatti dalle realtà cattoliche (suore, frati, preti, monaci e monache, laici consacrati e tanti cristiani incontrati nel percorso) verso una maggiore conoscenza del vissuto delle persone LGBT e tutte le implicazioni di natura morale e pastorale che tale presenza nella chiesa comporta.
Un secondo obiettivo che ci eravamo riproposti come comitato organizzatore era una maggiore attenzione ai momenti di spiritualità (spesso le lunghe tappe della Francigena ci avevano obbligato a saltare i momenti di preghiera, cosa che quest’anno non è mai avvenuta) e a ciò hanno egregiamente contributo sia il bellissimo sussidio preparato dai giovani, con le riflessioni sulla vocazione per una giovane cristiano LGBT a partire della Sacra Scrittura, con le conclusioni dei Sinodo dei Vescovi sul tema dei giovani e di papa Francesco con l’esortazione “Christus Vivit”, sia la presenza di frate Antonio che ci ha accompagnati per quasi tutto il cammino verso Assisi con bellissime riflessioni e approfondimenti sulla figura di san Francesco sia, ancora, la presenza di don Fausto che nella seconda metà del pellegrinaggio ha celebrato la messa quotidiana con noi, ha amministrato moltissime confessioni e comunioni e ci ha arricchiti con le omelie sui brani prescelti per ogni giorno.
L’intensità con cui sono stai vissuti questi momenti e le tante condivisioni durante la preghiera hanno portato alcuni partecipanti, che da anni avevano abbandonato la pratica religiosa o la fede, a riavvicinarsi a Cristo, accompagnati dalla preghiera dei fratelli che camminavano con loro. Solo per questo, mi dico, sarebbe valsa la pena di tante serate passate in riunioni organizzative su Skype e tra numeri di telefono, strutture da contattare e quote da versare!
Però vi è un terzo motivo di soddisfazione per me, ed è la sensazione che questi ragazzi abbiano capito qualcosa di importate sulla propria vocazione (che era un obiettivo del pellegrinaggio). Avvicinandoci ad Assisi ed agli splendidi affreschi di Giotto nella basilica superiore, mi sono soffermato sopratutto su quello che rappresenta il “sogno di Innocenzo III” dove il grande e controverso papa vede, in sogno, San Francesco che sostiene una chiesa che sta per crollare sotto il peso di scandali, ipocrisie, affarismo, distanza dai poveri e dagli emarginati e dal vangelo.
Tutte cose che ci suonano famigliari anche oggi vero?… Francesco non aderisce a qualcuno dei tanti movimenti eretici pauperistici che imperversavano all’epoca, ma vuole restare nella chiesa, cambiandola dall’interno, vuole rinvigorirla, vuole iniettare nuova linfa nelle sue vene.
Ecco, forse, lo Spirito, con questo affresco, ha parlato a ragazzi e ragazze presenti: in una chiesa che ha molti dei “peccati” che aveva anche all’epoca di San Francesco (nihil novum sub sole!) noi, come cristiani LGBT non potremmo essere chiamati ad un rinnovamento della nostra chiesa? Quanti amici e conoscenti abbiamo che si sono allontanati dalla fede perché si sono sentiti rifiutati dalla chiesa? Questo pellegrinaggio non potrebbe essere una “chiamata” per tutti noi?
Vi lascio con queste domande e vi do appuntamento… al prossimo pellegrinaggio! Buona strada a tutti!
> VENITE E VEDRETE. Sussidio per i pellegrini LGBT in cammino sulla via di Francesco (file PDF)