Cosa c’è dietro le aggressioni omofobiche?
Articolo di Marion Gauthier pubblicato sul sito del settimanale Le Point (Francia) il 29 giugno 2018, liberamente tradotto da Chiara Spasari
Dati concreti per una reazione politica. Ecco gli obiettivi posti dall’inchiesta dell’IFOP (Institut français d’opinion publique, Istituto francese d’opinione pubblica) che getta «un’occhiata per controllare» le discriminazioni ai danni di soggetti LGBT, secondo le parole di Flora Bolter, condirettrice dell’ Observatoire LGBT+ della Fondazione Jean-Jaurès.
Alcune cifre erano prevedibili, altre «estremamente destabilizzanti», spiega Flora Bolter. Una persona LGBT su due (53%) risulta essere stata vittima di almeno un episodio di omofobia nel corso della vita, di cui il 58% in città: «In precedenza, l’anonimato urbano era positivo, garanzia di tranquillità; oggi non è più efficace. Al contrario, nelle zone rurali, la vicinanza e la familiarità reciproca evitano l’impersonalità, gli sconti» afferma Flora Bolter. Altra cifra che ha colpito la condirettrice dell’Observatoire LGBT+: il 26 % delle persone LGBT, cioè una persona su 4, è stata vittima di omofobia nel periodo degli studi: «Dai giovani appena maggiorenni ci si aspetta tolleranza, non si immaginano aggressioni all’università!». Lo studio, pubblicato lo scorso 27 giugno, è stato realizzato su un campione di un migliaio di persone LGBT.
Una «rumorosa minoranza» di «persone deviate»
Recente dimostrazione di queste discriminazioni omofobe: mercoledì 20 giugno scorso la responsabile del servizio adozione del dipartimento della Seine-Maritime veniva sospesa dal servizio. Pascale Lemare affidava alle coppie omosessuali, considerate «atipiche», i bambini «compromessi, traumatizzati, disabili». Per Terrence Katchadourian, segretario generale di Stop Homophobie, «è spaventoso ma, ancora una volta, non c’è da sorprendersi».
Catherine Tripon, portavoce di L’Autre Cercle, che difende i diritti delle persone LGBT presso le aziende, sottolinea anche le difficoltà di integrazione delle persone transessuali, insistendo sull’ordinanza di invisibilità per lesbiche, gay e bisessuali: «Quando abbiamo aperto una sede della nostra associazione Stop Homophobie nella periferia parigina, ci è stato chiesto di limitare la nostra visibilità per evitare disturbi alla quiete pubblica!» conferma Terrence Katchadourian.
Ulteriore prova è il danneggiamento dei passaggi pedonali del quartiere del Marais, a Parigi, ridipinti dei colori dell’arcobaleno (la bandiera arcobaleno, o rainbow flag, è il simbolo della comunità LGBT) pochi giorni prima del Gay Pride parigino. Martedì 26 giugno uno di questi è stato ricoperto con vernice bianca ed insulti omofobi, esattamente come a Nantes una settimana prima. Se «la maggioranza dei francesi non ha più problemi con la causa LGBT», come afferma Catherine Tripon, esiste tuttavia una «rumorosa minoranza» di «persone deviate», sbotta. Una convinzione che sembra condividere il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, che in un tweet aveva annunciato che le rainbow flags sarebbero state ridipinte, e stavolta in modo permanente. Purtroppo, le strisce pedonali del Marais con i colori LGBT sono state di nuovo vandalizzate, venerdì 29 giugno.
«Avere l’aria di un gay»
Quindi, come lottare al meglio contro le discriminazioni? È sufficiente l’arsenale legislativo? «Se la legge impedisse crimini e reati, lo si saprebbe», ironizza la portavoce dell’Autre Cercle, Catherine Tripon. Le discriminazioni, infatti, emergono in ogni contesto: cliniche e ospedali, stazioni di polizia, tribunali: «Servono atti forti da parte dei vertici dello Stato. Lo Stato deve imporre un’etica professionale ai politici, di modo che antepongano la legge alle proprie convinzioni personali».
Lo scorso maggio SOS Homophobie aveva rilevato un aumento nel numero di atti di omofobia nel 2017, per il secondo anno consecutivo. Secondo l’Ifop l’aspetto fisico delle persone LGBT sarebbe un’«aggravante». In altre parole, «avere l’aria di un gay» aumenta il rischio di subire aggressioni: «L’aspetto esteriore può essere interpretato come una messa in discussione della norma» spiega Flora Bolter. Il problema non starebbe tanto nell’orientamento sessuale, quanto nel modo di esternarlo. A due giorni dal Gay Pride, questa osservazione è illuminante.
Testo originale: Derrière les agressions homophobes, l’injonction à l’invisibilité