I peccati della chiesa cattolica e le persone LGBT. Inciampare sulla via della santità
Recensione di Jason Steidl* pubblicata sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 27 agosto 2019, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Affrontare il peccato che macchia la Chiesa è parte integrante dell’identità LGBTQ cattolica; se la Chiesa definisce se stessa “sacramento di salvezza”, noi vediamo con i nostri occhi i suoi difetti, come definire il desiderio queer “intrinsecamente disordinato”, gli insegnanti licenziati [dalle scuole cattoliche] per aver sposato una persona dello stesso sesso, il clericalismo che costringe a nascondersi i sacerdoti che vivono in maniera sana la propria omosessualità, mentre promuove quelli che odiano se stessi.
Negli ultimi anni le persone LGBTQ cattoliche sono rimaste scandalizzate dall’ipocrisia dei vertici della Chiesa, i quali condannano le nostre relazioni intime mentre fanno di tutto per favorire gli abusi sessuali di minori e adulti vulnerabili.
Di fronte a tutte queste cose, e a molte altre, in che modo i cattolici possono conciliare la loro fede in una Chiesa “una, santa (!), cattolica e apostolica” con la realtà del peccato che macchia il Corpo di Cristo? Brian Flanagan, professore di teologia alla Marymount University, in Virginia, ci propone delle piste di riflessione con il suo libro Stumbling in Holiness (Inciampare sulla via della santità, Collegeville, Minnesota: Liturgical Press Academic, 2018).
Flanagan è un ecclesiologo (vale a dire, uno studioso della Chiesa) ed è un teologo molto cauto: in quanto tale, la sua conclusione è che non c’è una risposta facile [alla questione di cui sopra]. Il mistero della Chiesa peccatrice e santa è “una tensione paradossale, una realtà che va creduta e pregata più che compresa pienamente”. Questa affermazione è particolarmente chiara nel primo capitolo, in cui Flanagan riflette sulle preghiere comunitarie durante la Messa, le quali affermano tanto la nostra propensione al peccato quanto la nostra speranza di salvezza.
La teologia di Flanagan parla più spesso dei limiti dei nostri discorsi su Dio che delle nostre certezze in merito, ma ci propone anche delle istruzioni per porre domande più pertinenti nel corso delle difficili, ma necessarie discussioni su quel Dio che è all’opera in mezzo a noi. Il suo pensiero ci prende per mano per condurci a una maniera “meno inadeguata” di pensare l’ortodossia, che ci mantenga sempre in carreggiata.
Il tempo è un tema coerente che radica il pensiero di Flanagan nella storia umana. Il pregio maggiore del libro è che prende in considerazione le varie ramificazioni e correnti del pensiero cristiano nel descrivere il mistero della Chiesa peccatrice e santa. I due poli di questo mistero non possono essere separati in questa nostra epoca, descritta da Flanagan come “un intermezzo indolente […] tra il ‘già’ dell’opera di salvezza di Cristo e il ‘non ancora’ della sua consumazione nel regno di Dio”.
Il libro invita a una sincerità radicale nel considerare i peccati della Chiesa, individuali e collettivi, passati e presenti, una sincerità che è una boccata d’aria fresca in una comunità/tradizione così pronta a sottolineare il divino fondamento della Chiesa, a scapito dei suoi limiti umani. A chi è pessimista sul fatto che “la Chiesa cristiana è una comunità santa e costituita in modo unico, che permette di incontrare Dio”, il terzo capitolo del libro ricorda che la sua redenzione alla fine dei tempi è certa, in quanto le promesse di Dio non possono non adempiersi.
A chi è più propenso all’idealismo ottimistico, il quarto capitolo ricorda i modi, molto concreti, in cui il peccato alligna nella Chiesa, non solo individualmente nei suoi membri, e nei suoi vertici, ma anche collettivamente.
Ogni capitolo del libro si richiama a millenni di pensiero ebraico e cristiano. Noi non siamo i primi cristiani a dover lottare contro i peccati della Chiesa, e non saremo nemmeno gli ultimi. Questo senso di appartenenza a una comunità che lotta ci rende solidali con i cattolici di tutte le epoche. Il secondo capitolo del libro, che esamina la concezione cristiana della santità, del peccato e della Chiesa, è già di per sé un ottimo saggio su questi tre complessi temi dottrinali.
La maggior parte delle fonti citate da Flanagan derivano dal canone teologico occidentale, il che è insieme una forza e una debolezza. Il libro, che costituisce un’analisi esaustiva e molto seria (a tratti critica) del pensiero cattolico, è una risorsa insostituibile, che però perlopiù trascura le varie ecclesiologie emerse negli ultimi cinquant’anni per controbilanciare quella bianca, maschile, nordamericana ed europea che per tanto tempo è stata dominante.
Non vi compaiono le teologie LGBTQ, e nemmeno le ingiustizie commesse contro le persone LGBTQ cattoliche. Va notato come Flanagan, salvo alcune eccezioni, sembri dare per scontato che tutti i cattolici abbiano le stesse opinioni su cosa è peccato e cosa no. Pur riconoscendo, giustamente, che la maggior parte di noi è consapevole dei peccati della Chiesa, e che cerca di combatterli, non prende in considerazione il fatto che le varie categorie di peccato sono state ridotte ad armi per escludere ed esercitare violenza contro i fedeli più vulnerabili: per esempio, i vertici della Chiesa hanno a lungo utilizzato la categoria di omosessualità per snidare e maltrattare le cattoliche lesbiche e i cattolici gay. Possiamo anche menzionare come, prima della Guerra Civile americana, in certe diocesi i cattolici che avessero utilizzato le Scritture per giustificare l’abolizione della schiavitù erano passibili di scomunica. Chi abbia la capacità di definire, nel caso concreto, cosa è peccato e cosa non lo è, è un tema molto arduo, che non possiamo dare per scontato.
Se volete leggere un libro che vi rassicuri del fatto che è bene rimanere nella Chiesa, forse il saggio di Flanagan non fa per voi. L’autore, come scrive nell’introduzione, è un fedele della dottrina cattolica, un teologo cattolico che scrive per lettori cattolici utilizzando la teologia cattolica, un teologo che mi ha insistentemente invitato a riflettere sul fatto che il mio stesso essere peccatore e santo sia un contributo, nel bene come nel male, alla comunità di fede di cui sempre mi sento parte.
In questo modo Flanagan ci offre due preziose intuizioni per la comunità LGBTQ cattolica. La prima è che, anche se abbiamo sofferto in maniera tremenda per i peccati della Chiesa, siamo comunque noi stessi peccatori che hanno bisogno di redenzione. Questa non è una scusa, né una giustificazione per l’omo/transfobia, ma un fatto che dovrebbe spingerci verso un rapporto più significativo con quel Dio che ci chiama tutti a vita nuova.
In secondo luogo, Flanagan ci invita a non abbandonare la nostra comunità cattolica, per il semplice fatto che Dio non abbandona noi. La liberazione LGBTQ si compierà tra molte generazioni, il peccato individuale e comunitario è qualcosa di molto tenace, ma il nostro trionfo è assicurato per grazia di Dio. Questo è il cuore del messaggio evangelico, la sua Buona Novella.
Stumbling in Holiness mi ha invitato ad approfondire il mistero della salvezza che Dio compie in e attraverso me e gli altri. Siamo un popolo pellegrino, che spesso cade, ma la speranza non muore. Sono saltato sulla sedia e ho gridato “Amen!” quando ho letto che dovremmo celebrare la sincerità e la vulnerabilità quando abbiamo a che fare con la nostra condizione esistenziale spesso ambigua e afflitta, perché sono due virtù che indicano che la Grazia sta dirigendo il nostro cuore verso il pentimento, la riconciliazione e la guarigione. Se Dio ci tiene davvero a salvare la Chiesa, come sostiene l’autore, posso coltivare la speranza che ci tenga a salvare anche me. Forse (ma solo forse) in quanto gay appartengo a questa Chiesa come chiunque altro.
* Jason Steidl è docente al dipartimento di studi religiosi del St. Joseph’s College di Brooklyn e Long Island e membro del team pastorale di Out at St. Paul, il ministero LGBTQ della parrocchia di San Paolo Apostolo di Manhattan.
Testo originale: Review: New Book on Sin in the Catholic Church Has Lessons for LGBTQ Catholics