Al festival Francescano di Bologna “prove di dialogo” su fede e omosessualità
Testimonianza di Mara e Agostino del gruppo Davide, Genitori cristiani con figli LGBT e i loro amici di Parma
Carissimi tutti, volevamo rendervi partecipi della bellissima esperienza che come genitori del gruppo Davide insieme ai genitori di Bologna abbiamo fatto al Festival Francescano (Bologna, 27 al 29 settembre 2019)
Stavo cercando l’aggettivo giusto per esprimervi tutta la gioia, la gratitudine che proviamo per aver potuto essere “un libro in carne e ossa” nella biblioteca vivente del Festival.
Eravamo lì perché invitati dai Francescani che hanno voluto una manifestazione che esprimesse una Chiesa “in uscita”, in dialogo, come vuole papa Francesco, e come voleva Francesco d’Assisi che proprio 800 anni fa si recò, durante una crociata, dal sultano al-Malik al- Kamil.
“Attraverso parole. Prove di dialogo” era il titolo del Festival ed è quello che è stato fatto, non in modo teorico ma attraverso l’incontro tra religioni, culture, generi, discipline.
Il clima che abbiamo respirato era quello che sempre sogniamo e che purtroppo è così diverso da quello di tante nostre parrocchie: una Chiesa che accoglie tutti, che come una tenda sposta i propri paletti per far posto a tutti. Ci siamo sentiti immersi in quel “fiume di gioia” di cui parla Francesco nell’Evangelii Gaudium (EG 74).
La cosa più bella è stata la “normalità”, il sentirci al posto giusto, anche noi “ in piazza” nel senso reale e metaforico del termine insieme ai “nostri figli”. La spontaneità con cui le persone ci si sono avvicinate, la loro voglia di conoscere, il farci delle domande disposte all’ascolto, senza avere già in tasca la risposta. Ci hanno espresso i loro dubbi: “Ma….non è una moda?”, o le loro convinzioni, cercando in ogni caso un confronto: “Io non sono d’accordo sull’adozione alle coppie omosessuali, ma voi cosa ne pensate?”, o le loro richieste: “Siamo impegnati nella pastorale familiare, siamo impreparati, come si può impostare una pastorale che accolga anche le persone LGBT?”.
Anche l’incontro con gli altri “libri” ci ha arricchito molto, come quello con “la vicina di casa ebrea”. Ci ha raccontato delle leggi razziali, di come fosse stata allontanata dalla scuola, di come si è salvata grazie alla solidarietà di un vicino di casa non ebreo che li aveva avvisati dell’imminente rastrellamento del ghetto di Roma, permettendo loro di scappare in tempo.
Quando le abbiamo detto di essere genitori credenti di un figlio gay abbiamo sentito la sua immediata empatia. Lei era lì per testimoniare, che un mondo diverso è possibile, senza discriminazioni di razza, di religione (lei che ha sposato un cattolico), di orientamento sessuale.
Tutti al termine ci hanno ringraziato, alcuni ci hanno abbracciati commossi, come la mamma di una figlia lesbica che ancora fatica ad accettarne l’omosessualità, ma che sentiva che le sue lacrime erano state anche le nostre per tanto, troppo tempo. E ci testimoniava, lei ragazza madre, straniera, dell’aiuto avuto proprio dai Francescani.
Quindi una Chiesa diversa può essere realtà, come dice papa Francesco “Sognate anche voi insieme a me questa Chiesa”. Una Chiesa in cui si passi dal paradigma del peccato a quello del cammino, dal paradigma della legge a quello della persona.
Una Chiesa che non attende, ma va incontro, che sa curare le ferite e riscaldare i cuori, che sa piangere ed accarezzare invece di rinchiudersi nelle norme, una Chiesa autorevole, non per la dottrina, ma per la misericordia, per la quale di non negoziabile c’è solo l’uomo, come per Dio lo sono solo i suoi figli.
Ecco, di tutto questo il Festival Francescano di Bologna è stato un magnifico esempio.
Un abbraccio.
Mara e Agostino