Il coming out come resurrezione
Riflessioni* di Chris Glaser** pubblicate sul suo blog personale (Stati Uniti) il 9 ottobre 2019, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Questo post, che ho scritto un po’ di tempo fa, è molto adatto per la Giornata Nazionale e Internazionale del Coming Out, che cade l’undici ottobre. In questa settimana io e Wade celebriamo i nostri compleanni, e anche i nostri anniversari: il nostro primo incontro, avvenuto nel 2000, e il nostro matrimonio, celebrato nel 2015, dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha sentenziato a favore del matrimonio omosessuale. In questo weekend si svolge il Pride ad Atlanta, dove risiediamo, e questo stimola tutti noi ad essere più fieri della nostra identità, della nostra razza, della nostra etnia, del nostro genere, della nostra sessualità, della terra da cui proveniamo, della nostra disabilità, della nostra religione… e potrei continuare!
Mentre si avvicinava la Pasqua, mi sentivo addosso una sorta di malessere da Sabato Santo, quel tetro intermezzo in cui Gesù è nella tomba, e tutto è perduto. Mi rilessi i racconti della tomba vuota e della resurrezione, un Vangelo al giorno. Volevo incontrare il Cristo risorto: Signore, io credo; vieni in soccorso della mia incredulità!
Poi capii che quello che stavo cercando era una resurrezione tangibile, come quando Tommaso chiede di vedere i segni dei chiodi sulle mani di Gesù e di toccare la ferita sul suo costato. A dire il vero, i racconti che mi prendono di più sono quelli mistici, come quello dei discepoli di Emmaus, i quali fanno esperienza di Gesù nel kerygma della spiegazione delle Scritture e nel sacramento dello spezzare il pane.
Il miracolo tangibile che non riuscivo a vedere era ciò che uscì dalla tomba vuota: una nuova fede e una comunità spirituale, che avrebbero attratto gran parte dell’umanità e cambiato il mondo; un modo tutto nuovo di guardare a Dio, oltre che, concedetemi una nota personale, un modo tutto nuovo di guardare a me stesso: “da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo”, per dirla con le parole di Efesini 2:5. Riconoscevo la resurrezione di Gesù in innumerevoli persone, grazie alla sua passione e alla sua compassione.
Uscire dal nascondiglio mi ha aiutato a capire meglio la resurrezione. So bene quanto la vita, Dio e il mondo vengano vissuti in modo diverso quando ci si libera delle prigioni, delle restrizioni e dei nascondigli. Tutto è nuovo, e viene percepito con tutti e cinque i sensi come se fosse la prima volta. È una cosa meravigliosa e terrificante, esaltante e pesante da sopportare, perché ci obbliga a rinnovare completamente il nostro modo di essere, agire, parlare e amare.
Questo ti dà responsabilità e libertà. Ti alza e ti abbassa, ti fa librare in alto e sprofondare in basso nel medesimo momento, ti fa concentrare su un punto specifico, e ti spalanca un’intera visuale. Quando per la prima volta uscii allo scoperto, improvvisamente mi trovai nelle “rapide” del torrente della mia vita, ed ero esilarato e spaventato, limitato e senza limiti, strappato da un lido sicuro e scaraventato verso l’ignoto: Hic sunt dracones, e avevo paura.
Nel mio libro Coming Out as Sacrament (Il coming out come sacramento), uscito nel 1968, ho utilizzato appunto il coming out, l’uscire allo scoperto, come strumento ermeneutico per interpretare la Bibbia. Un recensore mi criticò per aver inventato l’ennesima lente ermeneutica per scrutare le Scritture, ma io penso che più ne abbiamo e meglio è, perché così si offre la possibilità, a persone molto diverse tra loro, di comprendere e applicare la saggezza spirituale della Bibbia alla loro vita e alla vita della loro comunità.
Ho affermato con chiarezza che la Bibbia è il racconto del coming out di Dio; dopo tutto, nella tradizione cristiana noi conosciamo Dio attraverso la Sua autorivelazione. Dal roveto ardente, a Gesù di Nazareth, allo Spirito Santo, la nostra consapevolezza e conoscenza di Dio ci vengono donate per iniziativa di Dio stesso. Nel libro ho suggerito come Dio esca dal nascondiglio dei cieli per abitare in mezzo a noi, e dentro di noi.
Possiamo pensare alla tomba vuota come a una specie di nascondiglio vuoto. “Non trattenermi!”, disse Gesù a Maria che piangeva, in uno di quei racconti mistici sulla resurrezione; “Mollatemi!”, dice ognuno di noi agli amici e ai colleghi, perché Gesù ci invita a uscire dalle credenze, dalle prassi, dai pregiudizi, dai punti di vista e dalle aspettative che ci limitano.
Gesù ci precede in Galilea, come in ogni regione, cultura, comunità, vocazione, luogo di lavoro, movimento in cui viviamo, ci muoviamo e siamo, basta avere occhi per vedere e cuori per sentire. Gesù ci grida con decisione, come fece con l’amato amico Lazzaro: “Vieni fuori!”.
* Il passo biblico è tratto dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
** Chris Glaser svolge il suo ministero attraverso la scrittura e le conferenze. Dopo essersi laureato alla Yale Divinity School nel 1977, ha svolto il suo ministero in molte parrocchie, università, giornali e ruoli ad interim. Ha parlato davanti a centinaia di congregazioni, università e ritiri negli Stati Uniti e in Canada, e ha pubblicato una dozzina di bestseller sulle tematiche della spiritualità, della sessualità, della vocazione, della contemplazione, sulle Scritture, sui sacramenti, la teologia, il matrimonio e la morte.
Testo originale: Coming Out as Resurrection