Al Festival francescano di Bologna. “Libri viventi” in dialogo sull’omosessualità
Articolo di Innocenzo Pontillo* pubblicato sul settimanale Adista Segni Nuovi n° 36 del 19 ottobre 2019, pp.14-15
Oltre 60mila giovani, studenti, stranieri e cittadini di ogni età hanno gremito Piazza Maggiore e Piazza Re Enzo a Bologna, dal 27 al 29 settembre 2019, per partecipare all’undicesima edizione del Festival Francescano “Attraverso parole. Prove di dialogo”, organizzato dal Movimento francescano dell’Emilia- Romagna, che ha ospitato quest’anno prove di dialogo tra vicini e lontani, attraverso 150 iniziative ed incontri perché “parlare la lingua dell’altro è la chiave dell’incontro”.
L’evento bolognese ha voluto affrontare il tema del dialogo, non da un punto di vista teorico ma, come hanno ricordato gli organizzatori, «dando molto spazio a esperienze e testimonianze di dialogo. Lontani dalle corride mediatiche alle quali siamo oramai purtroppo abituati» per «un confronto tra posizioni anche molto distanti tra loro, e che per dialogare arrivano a pagare prezzi anche molto alti».
Sono stati tre giorni di dialogo tra religioni, di confronto tra generazioni, culture, generi, discipline e temi “scomodi” affrontati in tanti appuntamenti tra cui: l’atteso confronto tra Agnese Moro e l’ex br Adriana Faranda, moderato dall’arcivescovo di Bologna card. Matteo Zuppi; in luoghi simbolo come la Tenda dell’incontro che, come quella biblica di Abramo, ha rappresentato concretamente il “paradigma dell’ospitalità” dove islamici, metodisti, valdesi, evangelici, ebrei si sono fatti conoscere attraverso fotografie, libri, preghiere e testimonianze.
Mentre centinaia di persone hanno fatto esperienza, sempre in piazza Maggiore, della Biblioteca Vivente dove “libri in carne e ossa”, rappresentati da persone provenienti da luoghi e cammini diversi, si sono messi a disposizione per raccontare la propria storia, per promuovere così il dialogo, cancellare pregiudizi, rompere gli stereotipi e favorire la comprensione tra “persone diverse”.
Quest’anno tra le tante storie ospiti della Biblioteca Vivente c’è stato il tema “fede e omosessualità”, testimoniato dai genitori cattolici con figli LGBT dei gruppi di Reggio Emilia, Parma e Bologna e dai cristiani omosessuali del gruppo In Cammino di Bologna, che hanno portato la loro esperienza di vita e di fede ed hanno donato, a chi ha voluto ascoltarli, una copia del volume Genitori fortunati. Vivere da credenti l’omosessualità dei figli, realizzato dall’Associazione La Tenda di Gionata, «un testo dove mamme e papà parlano di vita, inclusione, fede, speranza e di un amore che cura e che libera…» (Avvenire, 17 maggio 2019).
Mara e Agostino, genitori cristiani con figli LGBT del gruppo Davide di Parma, ricordano che «eravamo lì perché invitati dai Francescani che hanno voluto una manifestazione che esprimesse una Chiesa “in uscita”, in dialogo, come vuole papa Francesco, e come voleva Francesco d’Assisi che proprio 800 anni fa si recò, durante una crociata, dal sultano al-Malik al- Kamil. (…) Il clima che abbiamo respirato al Festival Francescano di Bologna era quello che sempre sogniamo e che purtroppo è così diverso da quello di tante nostre parrocchie: una Chiesa che accoglie tutti, che come una tenda sposta i propri paletti per far posto a tutti. Ci siamo sentiti immersi in quel “fiume di gioia” di cui parla Francesco nell’Evangelii Gaudium (EG 74).
La cosa più bella è stata la “normalità”, il sentirci al posto giusto, anche noi “in piazza” nel senso reale e metaforico del termine insieme ai “nostri figli” omosessuali. La spontaneità con cui le persone ci si sono avvicinate, la loro voglia di conoscere, il farci delle domande disposte all’ascolto, senza avere già in tasca la risposta. Ci hanno espresso i loro dubbi: “Ma l’omosessualità… non è una moda?” o le loro convinzioni, cercando in ogni caso un confronto: “Io non sono d’accordo sull’adozione alle coppie omosessuali, ma voi cosa ne pensate?”, o le loro richieste: “Siamo impegnati nella pastorale familiare, siamo impreparati, come si può impostare una pastorale che accolga anche le persone LGBT?”.
Anche l’incontro con gli altri “libri” ci ha arricchito molto, come quello con “la vicina di casa ebrea”. Ci ha raccontato delle leggi razziali, di come fosse stata allontanata dalla scuola, di come si è salvata grazie alla solidarietà di un vicino di casa non ebreo che li aveva avvisati dell’imminente rastrellamento del ghetto di Roma, permettendo loro di scappare in tempo. Quando le abbiamo detto di essere genitori credenti di un figlio gay abbiamo sentito la sua immediata empatia. Lei era lì per testimoniare che un mondo diverso è possibile, senza discriminazioni di razza, di religione (lei che ha sposato un cattolico), di orientamento sessuale.
Tutti al termine ci hanno ringraziato, alcuni ci hanno abbracciati commossi, come la mamma di una figlia lesbica che ancora fatica ad accettarne l’omosessualità, ma che sentiva che le sue lacrime erano state anche le nostre per tanto, troppo tempo. Quindi una Chiesa diversa può essere realtà. Come dice papa Francesco, «Sognate anche voi insieme a me questa Chiesa». Una Chiesa in cui si passi dal paradigma del peccato a quello del cammino, dal paradigma della legge a quello della persona. Una Chiesa che non attende, ma va incontro, che sa curare le ferite e riscaldare i cuori, che sa piangere ed accarezzare invece di rinchiudersi nelle norme, una Chiesa autorevole, non per la dottrina, ma per la misericordia, per la quale di non negoziabile c’è solo l’uomo, come per Dio lo sono solo i suoi figli».
Aggiungono Elena e Enrico, genitori e operatori pastorali del gruppo per cristiani LGBT della parrocchia Regina Pacis di Reggio Emilia, che «quando siamo partiti, non sapevamo bene che cosa avremmo dovuto aspettarci da questi incontri con le persone che passavano per la piazza (Maggiore di Bologna) e che avrebbero chiesto di parlare con noi genitori, ma dobbiamo dire che la realtà è stata superiore alle aspettative. (…)
Ed ecco allora le mamme con figli ancora piccoli che volevano conoscere la nostra esperienza all’interno di una Chiesa che a loro sembrava così rigida e chiusa su certi argomenti. (…) Ci ha fatto molto piacere renderci conto che alcune di queste mamme si erano rivolte a noi anche per essere preparate a rispondere nel modo giusto ai loro figli qualora avessero manifestato un diverso orientamento sessuale. Segno concretissimo del fatto che le cose stanno cambiando, che la mentalità sta cambiando e che il continuare a parlarne è molto positivo. Sotto quel tendone in piazza maggiore a Bologna in quel fine settimana si è espressa una Chiesa che si sta rinnovando: capace di andare incontro alle persone singolarmente, di fermarsi con loro, di ascoltare, di cercare insieme a loro delle risposte».
Perché, come ha ricordato il vescovo John Arnold della diocesi cattolica di Salford (Gran Bretagna), presentando l’iniziativa della messa diocesana per i cattolici LGBT e le loro famiglie, solo quando si realizzano nella chiesa iniziative “visibili” di accoglienza «le parole e le azioni sono finalmente sincronizzate tra loro».
* Innocenzo Pontillo è volontario de La Tenda di Gionata, un’associazione di volontariato cristiano, fondata dai volontari del Progetto Gionata (www.gionata.org) su sollecitazione di don David Esposito. Un sacerdote prematuramente scomparso che “sognava” una realtà cristiana che operasse concretamente per l’accoglienza, la formazione e l’informazione dei cristiani LGBT, dei loro familiari e degli operatori pastorali, affinché le nostre comunità cristiane siano “sempre più santuari di accoglienza e sostegno verso le persone LGBT e verso ogni persona colpita da discriminazione”.