Padre Timothy Radcliffe: “Non bisogna avere paura dei cambiamenti e dei conflitti nella Chiesa”
Intervista di Roberto Rosano pubblicata sul settimanale Adista Notizie n° 35 del 12 ottobre 2019, pp.9-11
Si è appena conclusa la XV edizione di Torino Spiritualità, un progetto della Fondazione Circolo dei Lettori di Torino, divenuto, negli anni, una casa per 25mila persone che non rinunciano a farsi domande, lontano dalla marcia febbrile del quotidiano: 4 giorni di incontri, dialoghi, confronti tra fedi, culture e religioni, che quest’anno ha avuto per tema la notte, in tutte le sue dimensioni.
La notte come tempo di riposo, tregua e riflessione. Non a caso, l’immagine di copertina di quest’edizione, realizzata dall’illustratore Alessandro Sanna, rappresenta un gruppo di antichi viaggiatori notturni stretti attorno ad un fuoco, per contemplare, in dolcezza, la tenda stellata che li sovrasta. L’evento ha ospitato, tra gli altri, Vito Mancuso, Enzo Bianchi, Dario Argento, Daria Bignardi, Marco Vannini, Timothy Radcliffe.
A quest’ultimo, domenicano, già docente di sacra Scrittura all’Università di Oxford, Maestro Generale dell’Ordine dal 1992 al 2001, teologo di punta, tra le voci più autorevoli dell’intellettualità cristiana (definito anche il “Martini inglese”, è stato poco amato sotto i precedenti pontificati, ma nel 2015 papa Francesco lo ha nominato consulente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace), poniamo alcune domande sul presente e sul futuro della Chiesa. Lo incontriarmo presso il Sermig, piccolo grande miracolo di Ernesto Olivero e dei suoi volontari. È un omone alto e felice, il professor Radcliffe. Felice come un bimbo scalzo, sull’aia d’un cottage…
Professor Radcliffe, in Italia si sta discutendo molto di fine vita. La nostra Corte Costituzionale ha affermato la non perseguibilità di chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente affetto da patologia irreversibile. La Cei ed il papa hanno espresso indignazione… E Lei, che dice?
Non conosco bene la situazione italiana. Dirò solamente una cosa. Credo che al centro della nostra fede ci sia la vita e noi dobbiamo accoglierla dal suo inizio. Dobbiamo prenderci cura delle persone quando diventano povere; dobbiamo sempre, sempre prenderci cura delle persone quando si trovano in situazioni di sofferenza. Dobbiamo opporci a qualsiasi tipo di violenza. Dobbiamo anche occuparci delle persone alla fine della loro vita. C’è bisogno di una visione complessiva della vita. Non possiamo isolare un momento.
Qual è la sua opinione sullo spirito teologico prevalente del pontificato di Bergoglio? Si sente compreso, ora?
Penso che la Chiesa abbia intrapreso un cammino. Come in ogni cammino, vi sono dei momenti in cui tutto è chiaro e momenti in cui le cose sono meno chiare, ma sono entrambi dei buoni momenti del viaggio. Papa Benedetto aveva una visione molto chiara e questa è stata una buona cosa. Ha aiutato molte persone, soprattutto giovani. Adesso c’è un nuovo momento per la Chiesa. Francesco ci sprona a continuare questa avventura e ad andare ancora più in là. Non sappiamo, però, bene dove stiamo andando… Ed è bellissimo anche questo! Lo zio Francesco mi piace molto…
Però, a quanto dice, ha le idee meno chiare…
Sì, ma è necessario. Se tu hai già tutte le risposte, cosa cerchi? Cosa vai cercando? Il momento più interessante è quando tu ancora non conosci la risposta. Sono stato per molti anni insegnante all’Università. Quando ti trovi davanti ad un problema e non hai una risposta immediata, allora ti arrovelli per trovarla. Quello è il momento più interessante. Francesco ci dice con molto coraggio: venite con me e seguitemi! Ma il bello è che anche lui cerca, è un pastore, una guida che cerca. Commovente, questo, no?
Molto. E del papa emerito cosa pensa?
Quando ero Maestro Generale dei domenicani ho avuto vari momenti di scambio col cardinal Ratzinger. Era sempre molto facile parlare con lui, nonostante l’immagine che passava nei media era sempre, marcatamente negativa. In realtà, io ho sempre potuto parlare tranquillamente con lui. Secondo me, il cambiamento non è così drammatico.
Nessuna rottura, quindi, nessuna crisi, nessuna discontinuità tra i due papi?
No, no. C’è. Spero ci sia. Dove c’è progresso, c’è discontinuità. Un buona cosa. Non dobbiamo avere paura di affrontare periodi di rottura e neppure le crisi. Bisogna essere ottimisti. Tu sarai ottimista, Roberto, che questo vecchio signore inglese ti dia una buona intervista o che la Juventus, che ha la maglia dei colori dei domenicani, bianco e nero, vinca il campionato (ridiamo)… La speranza è più radicale, agisce nonostante tutte le forze distruttive del mondo e noi stessi… Per la grazia di Dio, troveremo il nostro compimento.
Ciascuno di noi, se ci pensi, ha già superato molte crisi, anche se le abbiamo dimenticate. C’è la crisi della nascita, quando si deve lasciare la casa del ventre materno per uscire nel freddo mondo. Poi c’è stata la crisi dello svezzamento, quando abbiamo dovuto lasciare il migliore cibo del mondo, meglio anche della pasta italiana. Tu che dici? (annuisco). Il latte della nostra mamma, oh. Ma è stato un bene, altrimenti non saremmo riusciti a sederci a tavola per crescere.
Poi c’è la crisi della pubertà, quando gli ormoni fanno strane cose al nostro corpo. Poi c’è la crisi di lasciare la casa di mamma e papà per affrontare la vita adulta. Infine, c’è la crisi peggiore di tutte: la morte. Noi cresciamo e diventiamo vivi attraverso crisi. Anche tu dovrai passare attraverso quei momenti in cui ti crollerà il mondo addosso e ti chiederai che cosa ti riserverà il futuro. Ma sarà una benedizione, diventerai vivo in modo nuovo. La Chiesa sta diventando viva in modo nuovo.
Qual è il modo migliore per affrontare il freddo mondo e per superare una crisi?
(Sospira) Nell’ottobre 2013 una nave fece naufragio a largo delle coste di Lampedusa. Trecentoundici profughi provenienti dalla Somalia e dall’Eritrea annegarono. Francesco Tuccio, il falegname dell’isola, era frustrato della sua impossibilità di aiutare i sopravvissuti. Allora, fece delle croci con il legno del naufragio e ne regalò uno per ciascuno. Oggi quelle croci sono in tutto il mondo. Ce n’è una persino all’Abbazia di Westminster. La sua creatività ha trasformato un legno morto in un segno di speranza. La grazia di Dio è creativa! Non bisogna mai mollare. A volte le cose che ci sembrano amare finiscono per piacerci. Da piccolo trovavo insopportabile il whiskey, ma non ho mollato! Quando sembra non vi sia più possibilità per la speranza, bisogna diventare creativi, immaginarla…
Creatività?
Ma anche studio! Quando la città di San Pietroburgo stava per cadere in mano ai tedeschi, durante l’ultima guerra mondiale, la gente stava letteralmente morendo di fame. Invece di cadere in preda alla disperazione, gli abitanti misero insieme un’orchestra per suonare la settima sinfonia di Dimitri Chostakovitch… I membri dell’orchestra erano così deboli, che alcuni svennero durante le prove. Un trombettista si scusò di non essere capace di suonare neppure una sola nota. Vennero sistemati altoparlanti per trasmettere la musica non solo agli abitanti russi, ma anche ai soldati tedeschi. Di fronte alla distruzione, senza nulla da mangiare, fecero musica!
Il suo ultimo libro è dedicato al fenomeno del fondamentalismo. Come lo spiegherebbe ad un bambino?
Con le parole di Primo Levi, quando, preso dalla sete, staccò una stalattite e si mise a succhiarla. Una guardia si precipitò per togliergliela dalle mani, brutalmente. Warum? perché?, gli chiese Primo, col suo misero tedesco. Hier ist keine warum!, rispose la guardia, Qui non c’è perché! Questo è il fondamentalismo.
Il fondamentalismo favorisce le fake news, oggi più che mai, aumenta la confusione, la strumentalizzazione dei fatti. Corre voce che molte elezioni siano state insufflate dal vento delle notizie false. Lei è un domenicano, perciò il suo carisma è la ricerca della verità. Non è così? Come si combatte questo fiorire di distorsioni?
La sfida più grande per noi, oggi, credo sia la possibilità di tracciare una linea tra relativismo e fondamentalismo. Io credo nella mia fede. Voglio condividerla con le persone, ma sono ancora agli inizi del comprendere cosa davvero sia. Noi abbiamo bisogno di coraggio nel parlare, ma dobbiamo anche essere umili nell’imparare e nell’ascoltare. La mia teologia viene in gran parte dai romanzi che leggo e dai film che guardo e dai miei amici. Tanti di loro non sono cristiani. Ieri sera ero ospite, come sai bene, alla Torino spiritualità. Ho fatto una conferenza sulla canzone di Patti Smith Because the night… La notte è fatta per gli amanti. Qualcuno ha detto: no, shocking! Patti Smith era un’atea, quella è una canzone molto erotica! Sarà, ma io dico: se è vera, allora anch’io posso imparare qualcosa. Che male c’è?
Oltre che una Guida che cerca, papa Francesco è anche un avventuriero? Questo Sinodo per l’Amazzonia è un’avventura?
Cercare Dio è l’avventura più grande. Hai mai letto Tolkien? Oh, sì, hai visto il film? Tolkien veniva tutti i giorni nella nostra comunità di frati predicatori e pregava nella nostra chiesetta. Il Signore degli Anelli rappresenta la sua avventura all’interno della fede cristiana. Ricordi quando Gandalf incontra Bilbo e gli dice: voglio che tu venga a vivere un’avventura con me! Bilbo gli dice: no, no, a me non piacciono le avventure, sono pericolose, no, no! Ma alla fine è andato, ha intrapreso. Io penso che la nostra libertà sia quella di imbarcarsi nell’avventura dell’infinito amore di Dio. Non sai dove ti porterà, non sai che cosa farai, ma sarai libero.
So che Boris Johnson ha frequentato Oxford, ma non è stato suo allievo, vero? Che idea si è fatto dell’Inghilterra di questo signore? Celine diceva che il patriottismo è una colla velenosa… Non Le pare che questa colla velenosa stia oggi unendo gli inglesi, nuovamente…?
Amo essere inglese, ma quello che dice è vero. Dobbiamo aprirci, prima di tutto con gli scozzesi e i gallesi. (Ride) Il patriottismo per me non è una colla velenosa, non vuol dire unirsi contro qualcuno. Bisogna accogliere l’altro, lasciarsi arricchire dall’altro. Penso che con Johnson siamo arrivati ad un momento un po’ pericoloso. Sta creando uno scontro tra popolo e Parlamento. Parla sempre della volontà della gente. Questo è molto pericoloso! Noi siamo una democrazia parlamentare. C’è un autentico crollo della fiducia nel Parlamento, ma la risposta non è andare contro le istituzioni, bensì: ripensare la nostra idea di democrazia. Tutti dicono: lui è antidemocratico. L’altro! Sempre l’altro. Non le pare?