Il coming out di mio figlio mi ha fatto capire l’importanza di ascoltare le persone per far cadere categorie e pregiudizi
Testimonianza di Beatrice, un genitore cristiano con figlio gay del gruppo Famiglie in Cammino di Bologna, per il progetto “La verità rende liberi” de La Tenda di Gionata
Nei giorni successivi ho pensato che quella data me la dovevo ricordare. Era il 17 Settembre 2017. Quella sera eravamo soli a casa, padre e fratello non sarebbero rientrati che la sera dopo (vigliacco…). Mi raggiunge in cucina, “mamma devo parlarti..”. Viso serio, concentrato, col senno di poi, spaventato.. Io non penso niente, non mi aspetto niente di tremendo, da quel bravo, bellissimo ragazzo che è mio figlio minore.
Io e lui seduti uno di fronte all’altro al tavolo della cucina, che ci divide.
“Ho capito che sono gay”
Un colpo al cuore, la testa subito in pallone, devo essere rimasta in silenzio a guardarlo per tanto, troppo tempo. Per lui sicuramente un’eternità.
Non è vero, è un film, un sogno, non sta succedendo a noi, alla nostra famiglia, come facciamo?
Poi la domanda stupida ma che non riesci a trattenere: “Sei sicuro?”
“Certo, non è che me ne sono accorto adesso, è tanto tempo che ci ragiono, ne ho parlato con i miei amici della parrocchia, con le mie amiche più care del liceo, con le mie amiche della montagna. E anche con Don Marco, lui mi ha convinto a venire a parlare con te”
Le mie domande stupide non sono finite, “Ma hai avuto delle fidanzate, come mai te ne sei accorto adesso?”
“Appunto, ho capito che non era cosa…”
Finalmente la mamma capisce cosa fare, alzati e abbraccialo, cosa stai aspettando??
Mi alzo, lo stringo forte, “ti voglio bene, sei sempre tu, ti aiuterò in tutti i modi, sono solo preoccupata per quel mondo cattivo che c’è fuori, ho paura per te..” le lacrime di entrambi suggellano quel patto di alleanza, ora e sempre sono al tuo fianco.
Sono passati due anni da quella sera, c’è voluto molto tempo, è stato un cammino altalenante, un lungo periodo in cui è stata una cosa solo nostra, il silenzio, l’attenzione a non parlarne sono stati faticosi, poi è venuto il momento giusto e ora viviamo la nostra gaytudine alla luce del sole.
Ma il salto di qualità è stato l’incontro con il Gruppo in cammino, dei ragazzi LGBT di Bologna e con loro la conoscenza di altri genitori e poi altri ancora.
E la consapevolezza che pian piano abbiamo fatta nostra è che siamo davvero “genitori fortunati”, questa esperienza ci ha costretto ad aprire la mente, ad ampliare quel nostro universo ristretto dove ci eravamo adagiati, per capire che c’è altro là fuori.
Abbiamo conosciuto tante persone, partecipato a tante iniziative che, contrariamente a quanto ci aspettavamo, ci hanno arricchito enormemente!
Abbiamo capito quanto sia importante parlare con le persone, guardarle in faccia, per fare subito cadere le categorie e i pregiudizi.
Quindi devo ringraziare mio figlio per il suo coraggio e la sua forza, perchè ha donato molto più lui a me che io a lui, in questo frangente.
Non è sempre facile conciliare la nostra vita familiare con quella della Chiesa, ma sono sicura che il Signore ci è a fianco in questo cammino, che Lui ha dato a noi questi nostri figli perchè ci sapeva in grado di condividere con loro la gioia della vita cristiana.
Non possiamo avere tutte le risposte, non possiamo risolvere tutti i problemi ora, ma un passo dopo l’altro possiamo procedere con la Chiesa e nella Chiesa verso una comunità dove tutti sono amati e accolti.