Legge contro l’omofobia: si riparte
Riflessioni inviateci da Massimo Battaglio
Giovedì 24 ottobre riparte la discussione politica sulla legge contro l’omofobia. Si comincerà l’esame, alla Commissione Giustizia della Camera, della proposta di legge Zan, presentata insieme ad altri trentasei deputati tra PD e LEU, che giace in archivio dal 2 maggio 2018.
Di cosa si discuterà
La proposta di legge in discussione è un documento essenziale: due soli articoli. Entrambi propongono di emendare semplicemente alcuni punti degli art. 604bis e ter del Codice Penale, in cui si tratta dei reati commessi “per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”. La nuova legge inserirebbe le parole “oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”. L’omofobia passerebbe così a essere considerata tra i cosiddetti crimini di odio, e trattata come tale, con le aggravanti previste dal caso.
Non sarà un dibattito breve. Innanzitutto bisognerà trovare una sintesi con le altre proposte già depositate sull’argomento. Per esempio, bisognerà tener conto del disegno di legge Maiorino (M5S), presentato in senato il 26 marzo scorso. Un po’ più ambizioso, prevede anche l’istituzione di una giornata ufficiale contro l’omofobia e di un osservatorio permanente sul fenomeno con appositi centri anti-violenza.
Molti pensano che, mutati gli equilibri politici del parlamento, è possibile che una legge contro l’omo-transfobia veda finalmente la luce. Personalmente, credo che il ruolo dei cristiani sarà fondamentale. E per questo, mi aupico che sappiamo “giocare d’anticipo”, dal momento che, sette anni fa, il naufragio del ddl Scalfarotto fu in gran parte colpa nostra.
Il ruolo dei cristiani
All’epoca, i temi legati all’omosessualità colsero la Chiesa italiana del tutto impreparata. Pochissimi avevano mai riflettuto sull’amore tra persone dello stesso sesso e non avevano la minima cognizione del fatto che dovesse essere tutelato anche giuridicamente. In questo frangente, fu molto facile, per le frange ultra-conservatrici, inscenare una battaglia contro, inalberando i “valori non negoziabili” e puntando il dito sulla “distruzione della famiglia” e della “libertà di opinione”.
Specialmente sul secondo punto, molti ci cascarono. Ignoravano che l’omofobia fa centinaia di vittime ogni anno e che le violenze e discriminazioni registrate non hanno nulla a spartire col concetto di “opinione”.
Oggi, il clima anche interno alla Chiesa, è molto mutato. Innanzitutto sono cambiati i vertici. Papa Francesco ha ribadito più volte che lo stesso Catechismo, non certo tenero nei nostri confronti, vuole che si eviti “ogni marchio di ingiusta discriminazione” (CCC 2358). Lo ha ripetuto con forza nella Amoris Laetitia, dove ha aggiunto che va combattuta “particolarmente ogni forma di aggressione e violenza” (AL 250).
Negli ultimi anni, le numerose veglie per le vittime dell’omofobia, da noi organizzate, sono diventate uno dei momenti principali del cammino di liberazione delle persone lgbt. Si sono uniti i nostri genitori, i nostri amici. Penso che se ci radunassimo per un’unica veglia in piazza San Pietro, non saremmo lontani dal riempirla.
La questione omosessuale è diventata un tema serio con cui tutti, anche i credenti, hanno cominciato a confrontarsi, spesso senza tabù. Non sarà facile, per i “profeti di sventura” (espressione di Giovanni XXIII di santa memoria), tornare a inventare facili nemici immaginari come “il gender”. Ormai, a chiunque è chiara la loro ricorrente malafede.
Ma viviamo in un clima d’odio generalizzato
E’ però innegabilmente peggiorato il clima tra gli italiani. Specialmente nell’ultimo anno, ha preso piede un sentimento diffuso di odio orizzontale, cittadini contro loro pari. Odio rivendicato come legittimo e addirittura politicamente buono. Sono diventate quotidiane le insensate proteste contro migranti e poveri; è tornato il razzismo. In questo contesto, sono raddoppiate anche le denunce delle vittime di omofobia, passate da una media annua di 124 alle attuali 230.
E’ prevedibile che il percorso della legge contro i crimini “fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere” non sarà facile. Ed è probabile che, ancora una volta, i difensori dello status quo proclameranno di agire in nome di Dio. Magari senza benedizioni curiali ma con un certo seguito.
Sta a noi dimostrare che Dio vuole altro, ricordando, se necessario, che
“chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio. Chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna” (Mt 5,22)
e continuando a testimoniare, con le nostre parole e le nostre vite, che il comandento principale di Gesù è di tutt’altro tenore:
“che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,12-13)