Corrado e Michela: “Il nostro coming out come genitori cattolici di un figlio gay è stato all’interno della nostra chiesa”
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Trascrizione integrale* dell’intervista a Corrado e Michela, genitori cristiani con un figlio LGBT del gruppo Davide di Parma, filmata al ritiro spirituale Camminando s’apre Cammino di Sestri Levante (31 maggio-2 giugno 2019) nell’ambito del progetto “La verità rende liberi” dell’associazione La Tenda di Gionata
Michela: Siamo Michela e Corrado, veniamo da Parma e siamo sposati da 44 anni. Abbiamo 3 figli e 5 nipoti. Il nostro terzo figlio, che adesso ormai è adulto, quando aveva 19 anni, ci ha detto che era gay. Per noi il momento del suo coming out è stato un po’ particolare, perché́ è stato su padre che, ad un certo punto, gli ha detto: “Secondo noi, ci sembra che tu sia omosessuale”. Era una cosa che abbiamo notato fin da quando era piccolo, da quando era ragazzo. Ed a questa sua affermazione nostro figlio, Simone, ha detto: “Si è vero”. Per noi la cosa si è risolta in maniera tranquilla, dal punto di vista familiare. Non abbiamo avuto ulteriori difficoltà di accettazione, così nei nostri rapporti familiari la cosa si è risolta in questo modo.
Corrado: Questo perché́ abbiamo sempre pensato per tutti i nostri figli, anche Emanuele, anche Letizia, ci fossero stati affidati. Non erano nostri, non ci appartenevano: avevano un loro progetto. E per ognuno dei nostri figli abbiamo sempre cercato di capire quale fosse e abbiamo cercato di aiutare quel progetto a realizzarsi, senza pensare a come modificarlo. Senza pensare che dovessimo essere noi a decidere, senza pensare di creare noi un film per loro. Per ognuno dei nostri figli abbiamo avuto quest’idea, da sempre. Anche per questo, per noi, accettare Simone è stato naturale.
Michela: La cosa negli anni è proseguita in un modo normale. Lui ha fatto le sue scelte di vita, di studio e di lavoro. Solo qualche anno fa, quattro o cinque anni fa, ad un certo punto è stato lui che ci ha provocato ulteriormente dicendo: “Va bene, noi stiamo bene. Io faccio la mia vita, sono sereno e tranquillo, ma voi cosa state facendo per le persone omosessuali? Per chi invece ha tanti problemi nel riconoscersi omosessuale e per le famiglie che vivono, come un dramma, questa realtà̀?”
Corrado: Il vero coming out che noi abbiamo vissuto non è stato tanto all’interno della nostra famiglia, quanto all’interno della nostra chiesa, nella nostra diocesi, all’interno della nostra comunità̀ di fede. Lì abbiamo detto pubblicamente, in un’assemblea diocesana, che nostro figlio è omosessuale e che la Chiesa bisognava che si prendesse carico di tutti questi figli. Perché́ era successo, proprio in quei giorni, che un ragazzo aveva scritto sul giornale della nostra città che era uscito dalla Chiesa Cattolica ed era entrato in quella Valdese, perché́ nella chiesa cattolica non si era sentito accettato. Quindi ho detto: “Dobbiamo accogliere tutti questi nostri figli, non dobbiamo far si che se ne vadano via. Il Padre li vuole con se, quindi dobbiamo chiedergli perdono.” E’ stato il nostro un coming out, un manifestarsi pubblico, che ha fatto sì che nascesse, da lì il primo gruppo di genitori con figli credenti LGBT a Parma.
Michela: Perché́ in questo modo altri genitori sono venuti a conoscenza dell’omosessualità̀ di nostro figlio, ci sono venuti vicini e ci hanno detto che anche loro stavano vivendo la stessa cosa, all’interno della loro realtà̀. E da alloro abbiamo cominciato a condividere questa situazione, ma non solo. Abbiamo voluto anche voglia di conoscere, a livello italiano, cosa c’era, cosa esisteva sul tema, quindi se vi fossero altri gruppi per ragazzi omosessuali o per i loro genitori.
Abbiamo incontrato altri genitori. Abbiamo intitolato questa rete di genitori che è nata “3 volte genitori”, che vuol dire che abbiamo messo al mondo i nostri figli la prima volta, quando li abbiamo fatti nascere, la seconda volta quando li abbiamo accettati per quello che sono, per il progetto che loro hanno, e la terza volta nel momento in cui non ci accontentiamo più di essere genitori dei nostri figli, ma anche di altri genitori e di altri ragazzi omosessuali che incontriamo, che hanno bisogno del nostro sostegno.
Cosa direste ad un genitore che ha appena ricevuto il coming out di un figlio ed è pieno di dubbi?
Michela: Intanto d’informarsi e di vedere cosa c’è perché́ non rimanga solo ad affrontare questa novità̀. Perché́ credo che il trovarsi da soli sia, sicuramente, una situazione difficile.
Corrado: Intanto io direi anche un’altra cosa. Se riuscissero i genitori dovrebbero dire, per prima cosa, al loro figlio: “grazie perché ci hai detto questo di te, di questa cosa così profonda di te. Grazie che ti sei fidato di noi, grazie perché́ ci hai aperto la parte più̀ preziosa del tuo cuore. Ti sei fidato pur sapendo che, magari, ci facevi soffrire. Pur sapendo che magari ci buttavi addosso una bomba, che facevi scoppiare una bomba nella nostra casa. Eppure, ti sei fidato. Hai aperto il tuo cuore con noi”. Quindi la prima cosa, secondo me, che dovrebbero dire i genitori è grazie. Semplicemente grazie.
Michela: E dirgli comunque ti vogliamo bene, ti abbracciamo.
Corrado: E dirgli comunque ti vogliamo bene, ti siamo accanto. Comunque tu sei per noi prezioso e per noi se sei un dono prezioso, che non cambia nella realtà̀ e nella sostanza delle cose.
Michela: Dopo c’è il passaggio successivo dell’informarsi, del formarsi anche come genitori in questo ambito, soprattutto se uno non è a conoscenza ed ignora quello che vuol dire essere una persona omosessuale. C’è tutto un cammino da fare.
Corrado: E per tutti è sempre la scoperta di un mondo che non pensavamo, che non conoscevamo, che non sapevamo. Ma è una scoperta che comunque ci apre a degli orizzonti, a delle possibilità̀ che fanno si che diventiamo genitori migliori. Che fanno sì che, in qualche modo, verificando il nostro rapporto con tra di noi e con lui, ci fanno crescere anche come genitori e ci fa diventare genitori migliori.
Tanto che poi alla fine, in un percorso che può̀ sembrare più̀ o meno lungo, arriviamo anche addirittura a definirci “genitori fortunati”. Questa esperienza ci ha aperto ad una dimensione nuova di accoglienza dell’altro, ad un’esperienza profonda tipicamente umana, in cui la fede ci può aiutare a capire ad accogliere l’altro così com’è, perché́ anche noi siamo stati accolti ed amati come siamo.
* Un estratto della loro intervista video è stata inserito nel filmato pubblicato su You tube ““Cosa accade in una famiglia cristiana quando un figlio dice ai genitori di essere omosessuale?”, realizzato nell’ambito del progetto “La verità rende liberi” dell’associazione La Tenda di Gionata.