Rita Torti e Marco Deriu si confrontano: “Il genere nell’educazione: a che punto siamo?”
Resoconto di Corrado e Antonio del gruppo Davide di Parma sull’incontro-dibattito “Il genere nell’educazione: a che punto siamo?” (Parma, 17 ottobre 2019)
Giovedì 17 ottobre, presso l’Auditorium della Fondazione Bagnaresi, si è tenuto un interessante incontro a due voci sul tema: “Il genere nell’educazione: a che punto siamo?”. I relatori sono stati la dottoressa Rita Torti -del Coordinamento delle Teologhe Italiane- e il prof. Marco Deriu – docente di Sociologia presso l’Università di Parma; il dibattito è stato moderato dal prof. Antonio De Caro, docente presso la “Scuola per l’Europa”di Parma.
Questo incontro è stato stimolato dalla recente pubblicazione del documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica: “Maschio e femmina li creò – Per una via di dialogo sulla questione del genere nell’educazione”.
Torti ha messo in evidenza come sia proprio l’apertura all’ascolto, al dialogo e al confronto, lo spunto di novità che questo documento presenta su una tematica così divisiva quale è stata il “gender” negli ultimi anni. Un altro punto interessante è stato rilevato nel riconoscimento di una distinzione tra la presunta “ideologia gender” e gli studi di genere che, “cercando di approfondire adeguatamente il modo in cui si vive nelle diverse culture la differenza sessuale tra uomo e donna, vengono percepiti come positivi”. Un ulteriore elemento che è parso utile sottolineare è come questo documento abbia un respiro ed una destinazione universali, poiché si rivolge a tutti i credenti cattolici. Questo fa sì che alcuni aspetti, che in determinate culture appaiono superati, siano estremamente evolutivi e liberanti per altre culture. Va tuttavia evidenziato che esso fornisce indicazioni di metodo e non dottrinali, quindi non risulta vincolante sul piano dogmatico.
Torti per contro ne ha messo in luce la debolezza scientifica, dal momento che tutti i riferimenti sono solo al Magistero della Chiesa e non vi sia alcun rimando alle scienze umane, talora con imprecisioni di linguaggio che rischiano di generare confusione, per esempio fra identità di genere e orientamento sessuale.
Deriu ha tracciato per linee essenziali le origini e le motivazioni degli studi di genere, nati a cavallo tra gli anni ‘60- ‘70 inizialmente come studi iniziati in ambito storico, poi espressione del mondo femminista, infine estesi ai dipartimenti universitari di sociologia, psicologia, antropologia etc… Il relatore dapprima ha segnalato lo stupore emerso negli studiosi di fronte alla crescente convinzione che il gender sia una ideologia, un pensiero unico: egli infatti ha dichiarato come vi siano pochi altri campi di ricerca e di pensiero in cui le diversità e le contrapposizioni tra le diverse posizioni siano mai state così forti.
Successivamente ha messo in luce che gli studi di genere sono nati come rifiuto del solo determinismo biologico, come affermazione del valore del “relazionale” nelle scienze sociali, allo scopo di rimuovere i paradigmi tradizionali del potere economico sostanzialmente maschilista all’interno della società, e di superare tutte le disuguaglianze legata al genere.
Torti ha poi affermato come anche nella Chiesa sono iniziati da subito studi di genere per quanto riguarda la teologia, l’esegesi biblica e la storia della Chiesa, ricordando come vi sia una stretta correlazione tra la struttura patriarcale e maschilista della Chiesa e la mancanza di un ruolo definito e prominente delle donne al suo interno. Spesso, ha affermato, sono dimenticate le figure di donne forti e non sottomesse che hanno contribuito a costruire la storia della Chiesa; oppure viene citato “il genio femminile” come stereotipo di femminilità legato solo a ruoli di “cura” da cui gli uomini per contro non vanno considerati estranei.
Deriu, come proposta educativa sul genere al maschile, ha tracciato tre piste di un possibile percorso. La prima è quella di evitare di valutare il desiderio come qualcosa di minaccioso o di pericoloso, bensì come elemento fondamentale della relazione. Il secondo è la difficoltà, da parte dei maschi, di riconoscere ed esprimere le emozioni, quando invece lo spettro delle emozioni amplifica il nostro ethos ed esprimerle, superando un certo “analfabetismo emotivo maschile”, sia significativo per le buone relazioni. Infine il maschile deve recuperare la riflessione sul sè e sulla propria intimità accettando lo sguardo dell’altro sulle proprie fragilità e vulnerabilità che vanno accolte e “messe a nudo”. Deriu ha sottolineato come questa educazione del maschile possa anche aiutare a prevenire forme di violenza sulle donne.
Torti in una proposta educativa al femminile ha affermato come occorra implementare il racconto di figure femminili che hanno inciso sia nella storia dell’umanità sia nella esperienza di fede: l’assenza del racconto ha la conseguenza di omologare le storie in una storia dominata solo da parametri maschili. Le donne dovrebbero diventare assertive e recuperare un senso di autorevolezza e poter esprimere anche il proprio dissenso. Per Torti è importante che bambole e meccano siano forme di gioco accessibili sia ai maschi sia alle femmine affinchè entrambi/e possano esprimere appieno le loro potenzialità.
Dal dibattito, che ha poi coinvolto il pubblico, sono emerse ulteriori linee di pensiero: l’educazione affettiva e sessuale si propone di promuovere nei bambini e nei ragazzi empatia e rispetto, senza coartarne in alcun modo l’orientamento sessuale; i maschi non saranno meno maschi se apprenderanno a provare e manifestare atteggiamenti costruttivi di sensibilità e di cura, e le femmine non saranno meno femmine se apprenderanno a difendere ed affermare la propria personalità; la sessualità non può essere disgiunta dall’affettività e dallo sviluppo integrale della persona umana; il compito educativo della scuola completa, sì, quello della famiglia, ma se ne distingue per il proprio specifico profilo che, al di là dei contenuti disciplinari, si propone di formare cittadine e cittadini alla convivenza pacifica, nell’ambito dei valori democratici (come eguaglianza e valore della persona umana) su cui si fondano le Costituzioni Italiana ed Europea.