Quando la rotta di Dio ci porta tutti nello stesso porto
Testimonianza di Edoardo Zenone sul ritiro “Quanto è bello che i fratelli vivano insieme” del Progetto Giovani Cristiani LGBT (Napoli, 31 Ottobre/3 Novembre 2019)
Non ho mai avuto l’ansia da “foglio bianco”, quando si tratta di mettere nero su bianco le mie impressioni e/o le mie emozioni di solito parto a scrivere senza troppi patemi d’animo invece stasera devo ammettere che questa distesa bianca m’inquieta un po’.
Sto cercando da vari giorni ad incasellare il recente ritiro napoletano del Progetto Giovani Cristiani LGBT, a dargli un senso, un nome, un’emozione, un dettaglio ma l’unica parola che mi viene in mente è “servizio”.
Che poi è quello che è successo ma di cui non vorrei scrivere perché mi sembra di vantarmi, di andare a cercare quel “grazie” che per carità fa sempre piacere ricevere ma che questa volta vorrei evitare perché al servizio, in fondo, lo siamo stati tutti.
Si dice spesso che dare rende più felici che ricevere e devo dire che questa volta per me è stato proprio così. Di punto in bianco, per vari motivi, dal dovermi giusto occupare insieme a Giulia d’ideare un piccolo gioco per rompere il ghiaccio tra i partecipanti la prima sera, mi sono ritrovato a “gestire” il ritiro o, meglio, a mettermi al servizio di tutti cercando di portare in porto una barca che ogni tanto imbarcava acqua in maniera imbarazzante!
Anzi più che una barca una zattera (così si chiamava l’alloggio messoci a disposizione dall’istituto che ci ha ospitato). E mai nome m’è sembrato più azzeccato se riferito alla nostra condizione di cristiani omosessuali: quante volte mi son sentito abbandonato in un mare in semi tempesta, senza saper nuotare, aggrappato ad un’asse di legno.
Eppure Lui, nel suo infinito amore, m’ha fatto conoscere ed affiancare altre persone abbracciate ognuna al suo pezzo di legno ed insieme abbiamo scoperto che unendo asse ad asse si sta formando qualcosa. Per ora forse sì, è ancora una misera zattera ma pezzo dopo pezzo sono sicuro che uscirà un gran bel vascello.
E lo diverrà perché ognuno di noi saprà mettere da parte il proprio io per mettersi al servizio degli altri, esattamente com’è avvenuto a Napoli. Chi in cucina, chi preparando i canti, chi facendo su e giù dalla stazione in auto accompagnando arrivi e partenze, chi mettendoti un braccio intorno alle spalle quando sei stanco, chi facendo comparire un vasetto di Nutella dal nulla, ché i pani ed i pesci per una merenda forse non erano l’alimento più indicato.
Ecco cos’è stato per me il ritiro: vedere che l’amore di Dio ha fatto in modo che la rotta di ognuno di noi ad un certo punto collimasse nello stesso porto. Ed era quasi commovente vedere che i bisogni di uno si risolvevano grazie alle capacità dell’altro.
Nessuno di noi era lì per caso, ognuno di noi era lì per un motivo, per uno scopo. Ognuno di noi era lì perché fosse al servizio degli altri, secondo le sue capacità.