Alle porte di Sion. Per credere insieme vivendo la diversità
Recensione di don Gianfranco Ravasi tratta dal Sole-24 Ore del 29 Novembre 1998
Ha poco più di sessant’anni, è stato ordinato sacerdote a Lodi nel 1961, ha insegnato in Seminario, è passato a esercitare il suo ministero nella periferia milanese, ha intrapreso anche la carriera universitaria fino a diventare ordinario di lingua inglese all’università di Verona, ha scritto saggi accademici, curato edizioni critiche di opere medievali anglosassoni e ha pubblicato anche volumi di prediche domenicali (uno, per altro delizioso nonostante il genere, Le stagioni della fede, è stato appena edito dalle Paoline).
Egli, infatti, si sposta verso una frontiera ove di solito preti e suore sono assenti, almeno a livello di ministero religioso. Non per nulla il libro che riflette quell’esperienza è intitolato Alle porte di Sion: ricordiamo, tra l’altro, che nell’antico giudaismo si era soliti chiamare i pagani desiderosi di entrare a far parte della comunità di fede di Israele “i proseliti della porta”.
Ebbene, don Pezzini iniziò e da allora ha continuato un’opera di accompagnamento degli omosessuali credenti, formando prima il Gruppo del Guado (1980), di impronta più generale, e poi La Fonte (1986), di approfondimento spirituale.
Parlavamo di frontiera: effettivamente solo in questi ultimi anni la Chiesa ha cominciato a gettare lo sguardo lungo quei territori, considerati un po’ tenebrosi (l’associazione al simbolo di Sodoma e Gomorra è spontaneo), spinosi e comunque poco consoni alle tonache.
L’accostamento è stato indubbiamente faticoso, anche per certe esasperazioni di “orgoglio” omosessuale. La lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede, datata 1 ottobre 1986 e intitolata La cura pastorale delle persone omosessuali, era piuttosto severa e lasciava poco spazio all’ingresso del prete in quell’area, considerata quasi come una “riserva”.
Diverso – a distanza di soli sei anni, – era, però, il linguaggio del Catechismo della Chiesa Cattolica, pronto a riconoscere che «un numero non trascurabile di uomini e donne presenta tendenze omosessuali innate. Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale. […] L’omosessualità si manifesta in forma molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile». (nn. 2357-2358)
Un anno fa la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha emesso un documento dal titolo emblematico, Always our children (Sempre nostri figli), tradotto da poco in italiano dalle Paoline con un sottotitolo esplicativo: «Un messaggio pastorale ai genitori di figli omosessuali e suggerimenti ai collaboratori pastorali».
Il primate cattolico d’Inghilterra, Basil Hume, ha rilasciato sulla rivista inglese Briefing un’innovativa Nota sull’insegnamento della Chiesa cattolica circa le persone omosessuali.
Come è facile immaginare, per l’etica cristiana si tratta di un discorso “da crinale”, molto delicato sia a livello teorico sia in ambito pratico, un discorso che tocca «una materia passionale che non lascia indifferenti e suscita meccanismi di difesa sia tra gli etero che tra gli omosessuali», come osserva H. Lacroix nel suo saggio L’amour du sembiable (Cerf, Parigi 1996).
Don Pezzini ha scelto di riflettere senza complessi, ma anche senza retorica sulle “voci degli omosessuali credenti”.
Ha così raccolto una trentina di testimonianze, a prevalenza maschili (ci sono solo due donne: e questa è forse una frontiera ancor più lontana per la Chiesa), con la presenza anche di due preti, sospesi dal ministero.
Sappiamo, dal travaglio della Chiesa anglicana, quanto sia tormentata la questione dell’omosessualità che si rivela in un ecclesiastico. Le confessioni di questi due sacerdoti sono esemplari proprio per illustrare quel tormento, anche perché – come afferma don Gigi, uno dei due, citando Auden – «alla fine il segreto vien fuori, come deve succedere ogni volta».
Ma tutte, le testimonianze di questi credenti sono da ascoltare; ora frastornate, altre volte lacerate, spesso specchio di solitudini, talora solari, pacificate e perfino mistiche, sempre sincere, esse interrogano la morale e la pastorale, la teologia e la liturgia, la psicologia e il sacramento.
E la lunga introduzione di don Pezzini cerca di trovare un percorso sul quale camminare insieme, pur nella “diversità”, sulla scia di altri testi da lui dedicati al tema. «Nessuna persona – egli scrive – è veramente uguale all’altra, ma in certe cose grandi, come il bisogno di autostima e, connesso a questo, il bisogno di essere amati e di amare, siamo tutti uguali.
Saper tenere insieme il rispetto per la diversità, e la gioia di ritrovare sintonia, credo sia il segreto di una buona convivenza, nella famiglia, come nella relazione amicale, nella società come nella Chiesa». (p. 35)
Domenico Pezzini, Alle porte di Sion. Voci di Omosessuali credenti, ed. Monti, 1998, pagg. 190
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