Sono un omosessuale marocchino. La mia famiglia ha smesso di parlarmi quando ho detto loro che sono gay
Articolo di Miguel Ángel Medina tratto da El Pais (Spagna), 27 febbraio 2012, liberamente tradotto da Eliana Ronzitti
Il marocchino Samir Bargachi (Nador, 1987), che vive in Spagna da 12 anni, ha fondato l’associazione KifKif per difendere i diritti dei gay in Marocco.
Domanda: Com’è arrivato a capire che era omosessuale?
Risposta: Il processo attraverso il quale ho compreso di essere omosessuale è stato molto complicato perché provengo da una realtà culturale, il Marocco, dove di sessualità non si parla in pubblico.
Quando mi sono reso conto di quello che sentivo ero totalmente disinformato, non sapevo quello che mi succedeva e men che meno gli avevo dato un nome.
Il cammino che ho seguito per arrivare a questa conclusione è iniziato nel mio paese natio ed è continuato dopo in Spagna, dove mi sono trasferito con la mia famiglia nel 2000.
E, in realtà, non ho potuto raccontarlo fino a che non ho vissuto da solo. Più avanti, dopo essere andato via da casa dei miei genitori, ho potuto agire con più libertà.
D: Ha perso degli amici dopo aver detto di essere gay?
R: Parlare del mio orientamento sessuale mi è costato molte amicizie. Anche parte della mia famiglia ha smesso di parlarmi.
D: Qual è stata la reazione della sua famiglia all’epoca?
R: All’inizio avevo deciso di non raccontarlo alla mia famiglia, perché la maggior parte è conservatrice e religiosa. Infatti avevo anche paura di essere cacciato di casa se l’avessi detto; cioè avevo delle paure concrete e reali.
Quando la mia famiglia l’ha saputo, mia madre mi ha capito, più o meno, e continuo ad avere una buona relazione con lei e con le mie sorelle.
Mio padre invece è rimasto molto colpito ed ho perso qualsiasi contatto con lui.
D: Conosce casi simili?
R: Si, questo schema si ripete con altri amici arabi e musulmani, ai quali è successo lo stesso; cioè le madri li comprendono, i fratelli maschi meno, il padre per niente.
D: La comunità musulmana in Spagna è omofoba?
R: Completamente. In Spagna l’immigrazione musulmana è ancora recente, di prima o, al massimo, seconda generazione, per cui il codice culturale viene da questi paesi.
Il caso della Francia o del Regno Unito è differente, in questi paesi si è alla terza o quarta generazione e, per questo, lì c’è molta più integrazione.
D: Nell’islam è proibita l’omosessualità?
R: Io la penso diversamente rispetto ai saggi musulmani che dicono questo ed ho amici che sono religiosi e la pensano come me.
Nel Corano si parla solo della storia di Lot ed è chiaro che non ci si riferisce all’omosessualità, ma alla violenza carnale, alle umiliazioni, … a qualcosa di molto diverso.
D: Si considera musulmano?
R: Sono una persona musulmana culturalmente, cioè quella è la cultura in cui mi hanno educato. Nonostante ciò non mi considero religioso.
D: Ha avuto una doppia rete di amicizie?
R: Ora la maggior parte dei miei amici sono spagnoli, quelli che ho conosciuto a scuola, però effettivamente fino a poco fa avevo due gruppi di amici: da una parte gli spagnoli, ai quali ho raccontato della mia omosessualità, e dall’altra quelli della tradizione musulmana, con cui la mia famiglia intratteneva relazioni (amici dei miei fratelli, vicini, …) che non sapevano niente.
Con loro era molto difficile far coesistere tutte le sfaccettature della mia vita: immigrante, musulmano ed omosessuale.
Testo originale: Parte de mi familia dejó de hablarme al decirles que soy gay
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