Quale strada in ascolto per un figlio omosessuale?
Nell’inserto Noi famiglia & vita del mese di dicembre 2019, il quotidiano dei vescovi cattolici Avvenire, propone una interessante riflessione del professor Tonino Cantelmi, diacono della Diocesi di Roma e professore di Scienze e tecniche psicologiche presso la Pontificia Università Gregoriana.
«Con i Padri sinodali ho preso in considerazione la situazione delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenze omosessuali, esperienza non facile né per i genitori né per i figli». Così Papa Francesco nell’ormai notissimo n. 250 dell’Amoris Laetitia. Nello stesso numero nel quale si ricorda che Gesù «si è offerto per ogni persona senza eccezioni» si sottolineano due punti.
Il primo: «ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità ed accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza». A differenza di ogni altro precedente documento non si aggiunge alcun giudizio etico sui comportamenti omosessuali.
Il secondo punto riguarda invece la famiglia che si trova ad affrontare la realtà di un figlio omosessuale, alla quale occorre assicurare un rispettoso accompagnamento» (dove la connotazione “rispettoso” sottolinea la delicatezza della situazione) con una finalità precisa: «affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita» grazie al discernimento.
È alla luce di questo numero dell’Amoris Laetitia che vanno affrontate quelle situazioni, a volte molto dure, in cui genitori disorientati e addolorati o rifiutanti e giudicanti si trovano a gestire la scoperta dell‘omosessualità di un figlio. Molte Chiese locali propongono iniziative diverse per assicurare un “rispettoso accompagnamento” alle famiglie con persone omosessuali al loro interno. Una metodologia comune é quella di creare spazi di ascolto e condivisione per i genitori, dove da un lato decolpevolizzare i genitori stessi e contemporaneamente dare la possibilità a tutti di esprimersi senza giudizi (o pregiudizi). Il rischio é quello di cadere in forme consolatorie o all’opposto in situazione di rivendicazioni ideologiche sterili e polemiche.
L`accompagnamento delle famiglie in questa situazione richiede la crescita di una comunità ecclesiale solidale e non giudicante, nonché risorse pastorali adeguate. operatori pastorali preparati e consultori familiari in grado di supportare le problematiche relative alle eventuali ferite relazionali che affliggono quelle stesse famiglie.
Il tema della crisi non deve spaventarci. «La storia di una famiglia è solcata da crisi di ogni genere, che sono anche parte della sua drammatica bellezza», (Amoris Laetitia 232). Non e scontato che la crisi sia solo un fenomeno negativo:«Una crisi superata non porta ad una relazione meno intensa» (Amoris Laetitia 232), ma va considerata una tappa verso la felicità.
Certo, la fragilità necessita di una analisi attenta, competente e efficace. Quella che Papa Francesco chiama «la sfida della crisi» (Amoris Laetitia 232-238) è una pagina appassionata ed un appello intenso: «In nessun modo bisogna rassegnarsi ad una curva discendente, a una mediocrità da sopportare» (Amoris Laetitia 232).
Tuttavia in Amoris Laetitia 250 si sottolinea che questo «rispettoso accompagnamento» ha una finalità precisa, che va oltre la coppia coniugale e le sue eventuali crisi: la finalità é quella di dare alle persone con tendenze omosessuali tutti «gli aiuti necessari per comprendere c realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita».
Su questo punto esistono poche e talvolta contraddittorie esperienze pastorali che tuttavia andrebbero promosse, consapevoli che il tempo è superiore allo spazio (Evangelii Gaudium 222-225) e che la realtà è superiore all‘idea (Evangelii Gaudium 231-233).
Ma quali sono i criteri generali sui quali fondare l’offerta di un percorso/cammino di accompagnamento? Alla luce di Amoris Laetitia direi che i criteri sono tre.
Il primo é il criterio della valutazione caso per caso (evitando la generalizzazione di una norma astratta incurante dei singoli). Si tratta in ogni caso di superare giudizi e pregiudizi nella logica di una rispettosa accoglienza.
Il secondo è il criterio del bene possibile (evitando il perseguimento di un perfezionismo irrealista, ma cercando ciò che concretamente è possibile).
Il terzo criterio é quello della gradualità (il che porta ad accettare le situazioni reali come tappe di avvicinamento all‘ideale. che non può essere artificioso o calato dall’alto). In altri termini dobbiamo essere consapevoli, come sottolinea Papa Francesco, che un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti, può essere più gradito a Dio di forme di esteriorità apparentemente corrette.
E infine non dobbiamo dimenticare che nessuno può sostituirsi alla coscienza di una persona, ma che il compito dell’accompagnamento é quello di aiutare il processo di costruzione della coscienza luogo infinito e misterioso delle scelte di vita di ciascuno.