Streghe, maghe, possedute, lesbiche. Le accuse contro le donne giustiziate nel medioevo
Articolo di Leopold Estapé pubblicato sul suo blog L’armari obert (Spagna) il 23 dicembre 2014, liberamente tradotto da Marianna
Non si conosce il numero esatto di donne giustiziate accusate di stregoneria: le cifre oscillano tra il mezzo milione e i tre milioni di vittime tra il XV e il XVIII secolo. Ciò dimostra lo scarso interesse degli storici per questo argomento.
Re Giacomo I d’Aragona, in una delle sue numerose battaglie, fu ferito: un frammento di una freccia si incastrò nel suo cervello. Questa ferita passò inosservata. Con il passare del tempo il suo comportamento cambiò: aveva vertigini, sbalzi d’umore, svenimenti. Consultò i suoi dottori, che gli dissero che erano cose normali per la sua età (aveva più di 45 anni). Doveva seguire la volontà di Dio. Giacomo, però, consultò medici ebrei e musulmani del quartiere ebraico di Girona, che videro la sua ferita. Lo curarono, e questo buon re visse per altri 20 anni, disseminando nel paese i suoi figli naturali.
Le famiglie ricche e benestanti delle città potevano rivolgersi a un medico del quartiere ebraico, ma il resto del popolo, specialmente quello delle campagne, non ne aveva nessuna possibilità. In molte parti del paese, in particolare nelle Guilleries e nelle aree vicino ai Pirenei, c’erano delle donne libere, con una grande conoscenza, in grado di guarire, grazie a una conoscenza pagana e forse eredi della tradizione catara.
Esistono numerose leggende su streghe, maghe e indemoniate. Sono donne che, attraverso un patto con il diavolo, hanno conseguito poteri soprannaturali, che usano a loro vantaggio o per scopi malvagi, e usano il loro fascino naturale per ammaliare gli uomini dabbene. Durante il Medioevo, il potere ecclesiastico alimentava queste credenze tra la popolazione, usando le streghe come capro espiatorio di ogni calamità, o per emarginare, imprigionare e persino giustiziare persone, specialmente donne, che non si adattavano all’ordine sociale stabilito.
Alla Chiesa cristiana non piacquero le cure prestate al re Giacomo I, e lo minacciò di scomunica. Nel 1249 si arrivò a un accordo e alla costituzione dell’Inquisizione, con il pretesto di perseguire l’eresia nei territori della Vecchia Catalogna. Una delle prime richieste di processo dell’inquisitore Raimón de Penyafort fu il perseguimento della stregoneria come attività eretica. Papa Alessandro IV non diede il permesso, ma lo fece Giovanni XXII, nell’anno 1326.
Sembra, però, che l’Inquisizione non si sia occupata di questo problema all’inizio, lasciando la persecuzione di queste donne nelle mani dei tribunali civili, e abbia iniziato quindi le prime persecuzioni alla fine del XIV secolo nella zona delle Guilleries. Amer fu la prima esecuzione. Dalla fine del XV secolo le esecuzioni saranno molto crudeli. Le “streghe” venivano trattate come eretiche, e la pena che le attendeva era il rogo in Castiglia e la forca in Aragona e in Catalogna.
Si trattava di donne che generalmente difendevano una sessualità libera e senza legami. Potevano vivere da sole o con altre donne. La letteratura le ha rappresentate come esseri abominevoli, perversi, in possesso di un erotismo o di una bruttezza estrema. Poco a poco compariranno studi che mostreranno profili più umani, ma privi di sesso; certo, se non avevano mariti o amanti non potevano fare sesso.
Nelle sentenze di condanna a volte emerge il peccato di lussuria, raramente spiegato in profondità. Senza dubbio si riferisce alle relazioni sessuali tra loro: se l’avessero commesso con un uomo o un padrone, il riferimento sarebbe stato diverso. Una delle prime vittime fu Giovanna d’Arco, condannata al rogo nel 1431, accusata di stregoneria e per essersi “vestita da uomo”.
Manca ancora un lavoro di ricerca sulla moltitudine di atti giudiziari prodotti nei secoli contro queste donne, che facciano luce sulla loro realtà e facciano giustizia di tutto l’inchiostro misogino che è stato riversato su di loro.
Testo originale: BRUJAS, HECHICERAS, ENDEMONIADAS… LESBIANAS.