Sessualità e coppie omosessuali. Le ragioni della teologia morale per una revisione del magistero cattolico
Estratto dal testo di Stephan Goertz* contenuto nel saggio cattolico “Mit dem Segen der Kirche? Gleichgeschlechtliche Partnerschaft im Fokus der Pastoral” (Con la benedizione della Chiesa? Le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale), a cura di Stephan Loos – Michael Reitemeyer – Georg Trettin, editore Herder (Germania), 2019, pp.86-98, liberamente tradotto da Antonio De Caro
Il dibattito morale e religioso sull’omosessualità comporta quello sulla libertà e sui diritti, quindi si chiede quale modello di società e di Chiesa vogliamo realizzare. Rifiutare una lettura fondamentalistica della Scrittura significa non entrare in contraddizione con la ragione umana e aprirsi agli apporti moderni delle scienze umane. I passi della Bibbia vanno interpretati in base al loro contesto, e lo stesso vale per il Magistero.
Condannare l’omosessualità sulla base dell’autorità di alcuni passi della Bibbia o del Magistero appare non più sostenibile in assenza di altre argomentazioni. La Bibbia ignora l’intimità sessuale di due persone dello stesso sesso che si amano, così come ignora i risultati delle scienze umane che vedono nell’omosessualità una variante non patologica della sessualità umana. Che l’omosessualità sia un comportamento in sé non distruttivo, ma anzi capace di esprimere valori morali, è una conquista scientifica giovane.
La chiesa cattolica però continua a condannare il comportamento omosessuale in quanto disordine e peccato, sulla base della propria autorità autoreferenziale. Si tratta di un’etica dell’arbitrio: un comportamento è moralmente proibito non perché sia cattivo, ma perché contraddice la volontà di un’autorità; sarebbe la legge a sancire la morale, che deriverebbe da essa. La posizione opposta vede nella morale un insieme di dati oggettivi e primari, che hanno a che fare con l’autentica realtà umana.
L’autonomia della morale stabilisce i criteri per valutare le norme e il loro contenuto. Un’etica dell’arbitrio corre il rischio di essere concettualmente inafferrabile, imprevedibile: essa renderebbe impossibile capire qual è il concetto di giustizia secondo Dio, poiché esso verrebbe mediato in maniera arbitraria da una istituzione umana. Invece, nella discussione morale sull’omosessualità non serve capire chi, in quale epoca o con quale autorità abbia permesso o proibito qualcosa; deve trattarsi unicamente e solamente di una riflessione autonoma sulla cosa in sé.
Uno dei motivi per cui i rapporti omosessuali vengono condannati è l’incapacità procreativa, come se una valutazione morale e la volontà di Dio dovessero seguire le leggi biologiche della riproduzione e non la scelta responsabile verso il bene. Stabilire la necessaria connessione fra sessualità e riproduzione provoca una ferita negli omosessuali, che non vedono spazio per vedere riconosciuta la sessualità come sincera e personale espressione di amore per un altro essere umano.
Ma perché proprio e solo per l’omosessualità sarebbe impossibile trovare una buona base morale? Quali beni e quali valori possono essere realizzati per mezzo di essa? Essa va identificata nell’ordine dell’amore. “La sessualità e il piacere, ad essa collegato, della corporeità umana, l’esperienza positiva di sé che essa produce e l’incomparabile intensità dell’intimità fisica con un altro essere umano è una sessualità vissuta moralmente, se le persone coinvolte rispettano e proteggono vicendevolmente la loro dignità e il loro benessere” (p. 92).
Se c’è questa base, la sessualità non può nuocere all’integrità dell’altro. Il valore della persona e della dignità umana non può mai passare in secondo piano, per una valutazione morale, rispetto allo scopo naturale della riproduzione. Una sessualità “da persona a persona” (GS 49) è il valore morale assoluto su cui fondare una nuova etica sessuale, il cui baricentro sarebbe non il fine naturale e riproduttivo, ma la costruzione comune della dignità umana (p. 93).
Questo è un criterio ragionevole e in accordo con il messaggio centrale della Parola di Dio, volto a rispettare la libertà e il valore della persona umana.
Amore, responsabilità e sostegno reciproco qualificano eticamente nello stesso modo le relazioni eterosessuali ed omosessuali: ciò è stato riconosciuto ormai da tempo nel campo dell’etica teologica (p. 94 e p. 98 nota 18). In tal modo viene escluso ogni motivo di discriminazione.
In passato l’amore veniva considerato come un derivato del matrimonio, il cui scopo sarebbe stato soltanto la procreazione. Oggi, al contrario, il matrimonio viene considerato come un derivato dell’amore, che si traduce in rispetto e stima. Non esiste alcuna prova empirica che il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali produca danni sociali.
* Stephan Goertz, nato nel 1964, è professore di teologia morale presso la Facoltà di teologia cattolica della Johannes Gutenberg University di Mainz (Germania).
Testo originale: Gleichgeschlechtliche Sexualität und Partnerschaft. Moraltheo- logische Gründe für eine Revision der kirchlichen Lehre