Il precario cammino della Chiesa cattolica con le coppie omosessuali. Tra benedizione e maledizione
Estratto dal testo di Hans-Joachim Sander* contenuto nel saggio cattolico “Mit dem Segen der Kirche? Gleichgeschlechtliche Partnerschaft im Fokus der Pastoral” (Con la benedizione della Chiesa? Le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale), a cura di Stephan Loos – Michael Reitemeyer – Georg Trettin, editore Herder (Germania), 2019 pp.101-116, liberamente tradotto da Antonio De Caro
L’idea della Chiesa come societas perfecta ed infallibile rende impossibile il dialogo con la storia dell’uomo, con le sue domande e le sue scoperte. Nella visione tradizionale, il credente non consacrato deve obbedire solo alla gerarchia, che rappresenta la fonte dell’autorità. Questo potere autoreferenziale della gerarchia non distingue, però, la persona dalla carica, ed è pertanto la fonte degli abusi clericali, soprattutto perché i responsabili sono convinti di appartenere ad una cerchia superiore, al di sopra delle norme, e rimangono insensibili alla sofferenza delle vittime. Proprio questa incoerenza morale rende poco credibile la Chiesa quando emana norme sui valori e sul comportamento delle persone comuni.
La dottrina tradizionale della Chiesa ha per secoli segregato le persone omosessuali nell’anormalità e le loro relazioni nell’immoralità. Adesso si percepisce un movimento in avanti, ma davvero molto lento; soprattutto, le forme non sono allineate con i contenuti. Ma il papa stesso ha affermato (Amoris Laetitia 3) che il Magistero non rappresenta sempre e comunque la soluzione dei problemi della vita reale.
Le leggi civili e religiose hanno spesso tentato di eliminare o contrastare le relazioni omosessuali. Le difficili condizioni sociali in cui per secoli hanno dovuto vivere le persone omosessuali hanno permesso loro di dimostrare una forte, talvolta eccezionalmente forte, capacità di relazione.
Per comprendere le relazioni omosessuali, dunque, occorre tenere conto di questa prolungata assenza di riconoscimento. Non è affatto scontato, nemmeno oggi, considerare queste relazioni come esperienze umane in cui può invece rivelarsi la presenza di Dio. Le relazioni omosessuali sono un segno dei tempi: oggi cresce sempre di più il consenso per l’idea che chi si ama raggiunge un’alta qualità morale (p. 108). Ecco il motivo per cui esse, per la chiesa cattolica romana, costituiscono un problema e una verifica della sua fede.
Il tema della benedizione coesiste con il tema della maledizione, come in un nastro Möbius. Il principale esempio ne è la croce di Cristo. Di fronte alla benedizione della croce, falliscono proprio coloro che ne annunciano il potere salvifico nel momento stesso in cui lo negano ad altri (p. 114).
La benedizione ha lo scopo di accrescere la forza delle persone, grazie alla relazione con Dio: quindi rivela e rende percepibile la presenza di Dio, precisamente in quanto crea distanza dalla maledizione, cioè dal rifiuto e dal disprezzo. Benedire significa attrarre nell’amicizia e nella protezione di Dio, fuori dalla logica dell’odio. La maledizione adopera invece la lingua del potere e della distruzione, cioè delinea un luogo dove è impossibile trovare Dio.
Sono piene e degne di benedizione quelle relazioni che allontanano il danno da coloro che sono minacciati da una potenza nociva. Quanto più intense le relazioni, tanto più forti sono le minacce e le violenze cui sono esposte. Benedire le relazioni omosessuali, quindi benedire l’amore, significa mettersi dalla parte di Dio.
“Di conseguenza, non è che la Chiesa abbia il potere di benedire e che questo potere vada implorato da coloro che vivono in relazioni durevoli, decise e oneste. La Chiesa, piuttosto, ha l’autorità di invocare la benedizione che può respingere una maledizione con cui queste relazioni devono combattere, anche oggi, nella nostra civiltà globale e da cui sono minacciate. La benedizione viene non dalla Chiesa, ma da Cristo, quindi da Dio, e da nessun altro. La Chiesa non ha il potere di generare la benedizione e la sua presenza, ma certo ha l’autorità di scorgere ed evocare la sua presenza in un luogo” (p. 114).
Per questo luogo occorre rispetto: ma se la Chiesa rifiuta di benedire dove c’è benedizione, questa diventa per essa una maledizione, poiché la Chiesa così respingerebbe Dio e negherebbe la Sua presenza dove essa è già. La Chiesa rischia di perdere la capacità di scorgere e trovare la presenza di Dio. (B. Mock, Per una teologia della relazione, pp. 117-125)
I laici possono svolgere un ruolo rilevante nell’elaborare una “teologia della relazione”, come avviene nel Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi.
Nella chiesa cattolica molti vivono la loro omosessualità con paura e vergogna. E soffrono. La sofferenza delle persone omosessuali che cercano di mantenere la loro fede cristiana e cattolica riguarda anche i loro familiari ed amici. Le coppie aspirano ad essere riconosciute ed accolte, senza dovere negare la loro sessualità vissuta con dignità e rispetto. Esse vogliono continuare il loro cammino con l’aiuto di Dio e per questo vorrebbero la sua benedizione. Di fronte a questa richiesta, ci sono religiosi che rifiutano; altri rifiutano a malincuore, pur disapprovando la legge della Chiesa, e cercano delle forme alternative; altri benedicono, dopo avere ascoltato la loro coscienza.
La complementarietà va intesa su diversi piani: non solo biologico, ma anche emotivo e sociale.
La sessualità non serve solo a dare la vita; essa può donare anche identità, relazione e gioia. Essa comprende tenerezza e passione e può realizzare l’essenza dell’uomo come creatura di Dio, se viene vissuta fra partner adulti, in modo consensuale e rispettando la dignità di entrambi.
Così intesa, la sessualità protegge le nostre fragilità. Il piacere, unito ad amicizia ed affetto, è un’espressione dell’amore, un modo per dire un sì incondizionato ad un altro essere umano. In molte coppie omosessuali si trovano fedeltà, cura, affidabilità e rispetto, come nelle coppie eterosessuali.
Dare alle coppie omosessuali gli stessi diritti significa quindi abbattere le discriminazioni e ristabilire la giustizia. La qualità personale della relazione concreta fra due persone decide sulla qualità morale della loro sessualità. Se due cristiani vivono la loro sessualità in base a questi principi, ciò corrisponde alla volontà del Creatore. Questo vale per tutti gli orientamenti sessuali.
L’apertura alla procreazione è uno dei doni del matrimonio tradizionale. Ma si può essere fecondi in molti altri modi, come dimostra la vita dei celibi consacrati. Anche nelle relazioni omosessuali, attraverso l’amore reciproco, nasce nella coppia qualcosa di nuovo, qualcosa di più, che i partner si donano a vicenda e in tal modo arricchiscono anche la comunità e la società in cui vivono (p. 122).
L’amore della coppia può essere una benedizione anche per la Chiesa, ed essa è percepibile attraverso la qualità etica della coppia, cioè attraverso i valori che vengono scelti e vissuti. Ecco perché anche le coppie omosessuali hanno bisogno e diritto alla benedizione, che è nello stesso tempo consolazione, conferma, incoraggiamento ed esortazione, in quanto rende presente l’assistenza di Dio.
Molti fedeli si allontanano dalla chiesa cattolica perché vivono consapevolmente e da tempo situazioni in disaccordo con il Magistero. E lo fanno non per provocazione, bensì perché non si ritrovano nelle sue affermazioni, come persone che si amano responsabilmente anche riguardo alla sessualità. Questo conduce ad una sincera distanza e diffidenza verso la chiesa cattolica romana.
Ora, in base al diritto canonico del 1983, §838.4, spetta al vescovo emanare norme per la liturgia, valide per la sua diocesi. Nell’Amoris Laetitia, al n.199, il Papa esorta le comunità locali a trovare nuove strade pastorali per incontrare le esigenze degli uomini del nostro tempo. Fra di loro ci sono anche le persone omosessuali, che attendono di essere non solo riconosciute, ma anche benedette.
L’inerzia è la più grande minaccia della fede, oggi (M. Delbrêl). Speriamo in un tempo in cui le persone cristiane ed LGBT non debbano più vivere nell’angoscia o avere paura di rivelarsi per quello che sono; e che sia appagato anche il loro desiderio di essere benedette (p.124).
* Hans-Joachim Sander, nato il 1959, è dottore in teologia e professore di dogmatica presso la Facoltà di teologia cattolica dell’Università di Salisburgo (Austria).
Testo originale: Das Möbiusband von Segen und Fluch – eine Fundstelle Gottes. Kirche in prekärer Wechselwirkung mit gleichgeschlechtlichen Partnerschaften