Avere un cuore e non solo metà. Benedire la coppie gay è un primo passo per la chiesa cattolica
Estratto dal testo di Sven Kerkhoff* e Georg Henkel** contenuto nel saggio cattolico “Mit dem Segen der Kirche? Gleichgeschlechtliche Partnerschaft im Fokus der Pastoral” (Con la benedizione della Chiesa? Le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale), a cura di Stephan Loos – Michael Reitemeyer – Georg Trettin, editore Herder (Germania), 2019, pp.128-130, liberamente tradotto da Antonio De Caro
“Che noi due, come partner, siamo una benedizione uno per l’altro; che la nostra relazione, che dura da 18 anni, sia benedetta da Dio; e che essa sia feconda in molti sensi, lo conferma la nostra esperienza vissuta” (p. 128).
Una benedizione in chiesa avrebbe lo scopo di celebrare il loro amore in modo adeguato e aperto a tutti; di presentare a Dio la riconoscenza per una relazione che è la loro casa; di condividere con le famiglie e gli amici la loro gioia. E, soprattutto, di percepire il sostegno di Dio per quella promessa che eccede le forze umane: di rimanere uno accanto all’altro per tutta la vita.
Quando Sven e Georg hanno celebrato la loro unione (in una chiesa evangelica, ma con la presenza di un sacerdote cattolico), tutti sono stati toccati dal riflesso dell’amore di Dio, che lì si poteva vedere e percepire. L’unione religiosa di due persone omosessuali non riceve qualcosa, ma la dona alla comunità (p. 129).
Ma quando gay e lesbiche non trovano questa accoglienza, portano altrove questo tesoro di esperienza di vita, al di là di tutte le ferite e le fragilità, questa ricchezza della loro capacità di amore.
L’amore aspira alla totalità: per questo non si possono accettare compromessi o soluzioni di secondo rango; non ci si può accontentare solo di non essere condannati o uccisi, benché una cerimonia di benedizione possa rappresentare un primo passo. Le soluzioni di seconda classe perpetuano la discriminazione e quindi i danni psicosociali della discriminazione (depressione, rischio di suicidio, etc.). La chiesa cattolica non dovrebbe trascurare il miracolo di quegli omosessuali che le rimangono fedeli nonostanti tutte le ferite ricevute. La chiesa cattolica “farebbe bene a considerare queste persone come parte del suo autentico e molteplice “tesoro umano”, da custodire e stimare” (p. 129).
Al di là di tutte le disquisizioni esegetiche e teologiche, basterebbe guardare, con il cuore e con lo spirito del Vangelo, una verità che libera (p. 130).
Sembra che la chiesa cattolica romana, a proposito delle unioni omosessuali, sia bloccata in un processo che lesbiche e omosessuali conoscono meglio di tutti – una lotta molto simile a quella che precede il coming out. “Se non lo dico, non sarà nemmeno vero”.
Poi, nell’oscurità e con il bavero della giacca ben alzato, vado a cercare un gruppo o un punto di ascolto. “Se nessuno mi vede, potrò sempre cambiare idea”. Poi c’è il primo timido contatto, ma “se non lo racconto a nessuno, non disturberà nessuno”.
E poi… ad un certo momento arriva la consapevolezza: “Non ce la faccio più”. E la consapevolezza che ad un certo punto ci vuole coraggio per abbandonarsi all’ignoto, poiché i compromessi e gli sforzi per prevenire ogni imprevisto non fanno progredire e soffocano la vita.
Ma è un passo verso la libertà e la vita. Molte persone LGBT fanno questa esperienza. Non sarebbe bello se anche la chiesa cattolica la facesse? Ma ci vogliono i passi di pastori che vanno avanti con coraggio e incoraggiano gli altri, invece di scoraggiarli. Questo sarebbe una benedizione. E, nello stesso tempo, significherebbe aprire la porta al perdono, di cui la chiesa cattolica ha così urgente bisogno per il rifiuto delle persone omosessuali, che dura da secoli fino ad oggi.
* Sven Kerkhoff, nato nel 1974, avvocato e professionista in psicoterapia, mediatore e terapista di coppia. Sposato con Georg Henkel.
** Georg Henkel, n. 1969, dottore in teololgia, educatore per adulti. Professionista in psicoterapia.. Sposato con Sven Kerkhoff.
Testo originale: Beherzt statt halbherzig – Warum der Segen allenfalls ein Zwischenschrittseinkann