Il veto alla Veglia della curia di Milano. Scola si pente con i gay
Articolo di Marco Politi tratto da Il Fatto Quotidiano, 12 maggio 2012
Il cardinale Scola nega una chiesa ai gay cattolici per la consueta veglia di preghiera contro l’omofobia. E rompe con la tradizione inaugurata dal cardinale Tettamanzi.
La notizia la diffondono ieri pomeriggio i gay credenti e Gianni Geraci, esponente della storica associazione di gay cristiani milanesi Il Guado, commenta: “Mai avrei pensato di dover fare i conti con un no.
In nessuna delle veglie degli anni precedenti si è mai creato il minimo imbarazzo nelle comunità che le avevano ospitate”.
L’impatto tra i gruppi omosessuali è quello di un pesante passo indietro. Nell’arcivescovado di Milano entrano in pallone. Sì, no, meglio sì. Il passo falso è evidente.
A Maggio gli omosessuali credenti ricordano le vittime di assassini, persecuzioni e suicidi, che sono avvenuti – e avvengono – quando si scatena la lugubre “caccia al frocio”.
Geraci ricorda quando nell’aprile 2007 si decise per la prima volta di reagire con l’arma più evangelica possibile: la preghiera.
“Si era appena suicidato Matteo, un adolescente di Torino, per gli insulti di cui era vittima”.
Maggio, quando si commemorano le discriminazioni nella società e nella Chiesa, diventa anche la stagione in cui si fa l’appello di quali vescovi aprono le porte agli omosessuali credenti e quali no.
L’anno scorso scoppiò il caso dell’arcivescovo Romeo, cardinale di Palermo che all’ultimo momento proibì una riunione in parrocchia. Quest’anno il cardinale ha dato il placet e la veglia si terrà il 17 maggio nella parrocchia di San Gabriele Arcangelo in collaborazione con la comunità palermitana di cristiani omosessuali Ali d’Aquila.
Innocenzo Pontillo, responsabile del sito Progetto Gionata, spiega che la svolta a Palermo è frutto della mobilitazione di fedeli, teologi e sacerdoti della città.
Un altro cardinale ha detto sì. A Firenze l’arcivescovo Betori non ha posto obiezioni al fatto che nella parrocchia della Madonna della Tosse si tenga la tradizionale preghiera promossa dal gruppo Kairos.
Altre iniziative si terranno in ventidue le città dal 13 al 30 maggio. Spesso in sedi valdesi, ma anche in locali parrocchiali cattolici come nelle diocesi di Catania, Cremona e Padova.
Sul veto di Milano – così un comunicato diffuso da Progetto Gionata – si scatenano le proteste. Perchè a Milano da anni, precisamente dal maggio 2009, gli omosessuali cattolici avevano ottenuto di celebrare la loro veglia nella chiesa di san Gabriele.
La posizione di Scola, comunicato tramite gli uffici di Curia, viene motivata con l’inopportunità di autorizzare in chiesa un’iniziativa del genere alla vigilia dell’arrivo di papa Benedetto XVI, che arriverà a Milano il 30 maggio per la Giornata mondiale delle Famiglie.
Quello che appare come uno smarcamento di Scola dalla prassi inaugurata dal suo predecessore Tettamanzi è tanto più sorprendente in quanto uno dei suoi amici più stretti nel collegio cardinalizio, il cardinale di Vienna Schoenborn, ha dato recentemente un segnale opposto di grande comprensione.
Ricevendo in curia un cattolico gay con il suo compagno, che era stato eletto nel consiglio parrocchiale di un paesino austriaco.
Ma alle 19,40 arriva il colpo di scena. Il portavoce don Milani comunica che non c’è alcun veto e che era stato solo “consigliato” di tenere la veglia dopo la visita del Papa. “Poi niente più contatti con i richiedenti”.
Interrogato dal Fatto don Milani assicura: “Facciano la veglia quando vogliono, in parrocchia, anche prima del 30 maggio”. Bene, ora i cardinali pro-veglia sono già tre.