Una benedizione per le coppie omosessuali. Una proposta dalla diocesi cattolica tedesca di Francoforte
Estratto dal testo di Michael Thurn* e Johannes zu Eltz** contenuto nel saggio cattolico “Mit dem Segen der Kirche? Gleichgeschlechtliche Partnerschaft im Fokus der Pastoral” (Con la benedizione della Chiesa? Le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale), a cura di Stephan Loos – Michael Reitemeyer – Georg Trettin, editore Herder (Germania), 2019, pp. 131-139, liberamente tradotto da Antonio De Caro
Nel gennaio 2018 il decano cattolico di Francoforte, Johannes zu Eltz, ha divulgato la proposta di una possibile celebrazione di benedizione per coppie omosessuali, valida anche per divorziati e risposati e per le coppie non sposate. Tale proposta è maturata in una diocesi in cui da tempo era stata avviata una discussione sinodale anche con i laici per superare la crisi della chiesa cattolica romana, dovuta sia agli scandali sessuali, sia alla perdita di molti fedeli. Durante queste riflessioni è emersa la necessità di una revisione della morale sessuale e anche di una maggiore apertura verso le coppie omosessuali.
La proposta è stata poi a lungo elaborata da un gruppo di lavoro che, da un lato, ha ricevuto indicazioni da teologi morali; dall’altro, ha ascoltato frequentemente cattolici omosessuali, che hanno condiviso con il gruppo aspetti della loro storia di vita e di fede: rifiuti, ferite, il loro rimpianto e il desiderio ostinato di non abbandonare, anzi di recuperare il loro posto nella Chiesa. Ma la possibilità di una benedizione dipende comunque dall’approvazione del Vescovo e la riflessione ancora prosegue.
La proposta di benedizione è basata sull’etica della relazione: fedeltà, cura, responsabilità ed impegno conferiscono dignità ad una relazione; ciò costituisce le risorse e il potenziale delle coppie, in cui la sessualità è espressione di intimità (p. 132). Questo bene morale merita approvazione ed è degno di benedizione. Di conseguenza, rispetto e stima devono prendere il posto del disprezzo. Non è dato, dall’esterno, giudicare se sono presenti questi valori in una relazione, ma ci sono segni esteriori che lo rivelano.
Ad esempio, occorre che i partner siano disposti ad una relazione di lunga durata, e che lo dichiarino pubblicamente, per esempio attraverso un’unione civile. La benedizione viene chiesta a Dio per un’unione che è già costituita, per cui non prevede il consenso dei partner, né lo scambio degli anelli, per evitare ogni confusione con il sacramento del matrimonio.
L’uomo ha bisogno di benedizione, per ottenere salvezza, protezione, gioia e pienezza di vita. Questo vale ancora di più per le persone che si risposano dopo un divorzio e le persone omosessuali che hanno di solito, alle proprie spalle, un percorso spinoso: il fallimento di un progetto di vita, esperienze di disprezzo e rifiuto da parte della chiesa cattolica e qualche volta da parte delle proprie famiglie.
Loro portano in sé queste ferite biografiche e il conseguente bisogno di riconciliazione e di guarigione nella celebrazione liturgica e davanti a Dio. La sofferenza riguarda anche i loro familiari ed amici. Eppure, il bisogno che queste persone hanno di rimanere nella Chiesa è un segno forte della loro fede. La preghiera dei fedeli è il luogo adatto per esprimere tutto questo.
Una celebrazione di benedizione sarebbe in ogni caso un’azione della Chiesa, chiamata legittimamente ad agire con coerenza e non in modo ambiguo o clandestino. Si obietterà: la proposta di benedizione contrasta con il Magistero cattolico. “Eppure, l’esperienza pastorale dimostra che la dottrina della Chiesa che vuole essere utile attraverso la verità di fatto produce esclusioni, infligge ferite, nega alle coppie la verità del loro amore, taglia fuori persone credenti dalla comunione e impedisce che degli esseri umani possano scoprire la Buona Notizia come un dono di gioia anche per loro.
Non dobbiamo però credere che persone omosessuali, persone risposate civilmente o non sposate si avvicinino alla salvezza eterna se ci limitiamo a citare il Catechismo. L’esperienza pastorale mostra il contrario: i più sono feriti e si allontanano. Vogliamo davvero esserne responsabili?” (p. 134).
Il Magistero continua ad ignorare i risultati delle scienze umane, come anche le conoscenze empiriche e storiche che mettono in discussione l’idea tradizionale di “legge naturale”. Allo stesso modo, continua ad ignorare i risultati delle ricerche teologiche ed esegetiche: per esempio il dato che la Bibbia non poteva conoscere né valutare moralmente le relazioni omosessuali come esse si presentano alla riflessione moderna dal XIX secolo in poi.
È urgente riconoscere le esperienze concrete e le intuizioni scientifiche come fonti della conoscenza teologica, seguendo le linee guida di Gaudium et spes e Amoris Laetitia: per esempio, il rimando a soluzioni locali; la superiorità della realtà rispetto all’idea; la logica del discernimento e dell’integrazione; l’amore e la grazia presenti anche nelle situazioni così dette irregolari; la rinuncia al sistema della condanna e del divieto (p. 135).
Nessuno può credere alla chiesa cattolica che parla di rispetto e lotta alla discriminazione, se questi non vengono dimostrati concretamente, per esempio attraverso la celebrazione della benedizione, così che la missione della Chiesa si manifesti come autenticamente umana. “La proposta di benedizione è fondata nella convinzione che Dio da tempo ama ed ha accolto queste coppie con le loro storie concrete” (p. 136).
* Michael Thurn, nato nel 1973, è teologo e consulente distrettuale per la chiesa cattolica della città di Francoforte sul Meno.
**Johannes zu Eltz, nato nel 1957, è giurista, sacerdote cattolico, canonista e teologo, membro del capitolo della cattedrale di Limburg, decano della città e commissario episcopale a Francoforte sul Meno.
Testo originale: Segensfeiern für Paare. Ein Vorschlag aus Frankfurt