Siamo tutti vittime dell’omofobia quando creiamo barriere d’odio contro le persone omosessuali
Riflessioni tratte dal blog Homoprotestantes (Spagna), 12 Luglio 2011, liberamente tradotto da Adriano C.
L’omofobia non è un atteggiamento che è diretto solamente contro gli omosessuali, come ogni forma di violenza produce ciò che i fanatici chiamano danni collaterali.
Chiarisco fin dall’inizio, che questa differenziazione tra alcune vittime ed altre la trovo completamente disumana.
Nella mente di alcune persone, quando si parla di lesbiche e gay si pensa sempre “agli altri”, coloro che vivono perlopiù isolati, tutti insieme in un mondo lontano che non ha nulla a che fare con il nostro.
Ma questo tentativo di avvicinarsi alla realtà omosessuale è semplicemente assurdo. Gli omosessuali, come chiunque altro, vivono in relazione con tante altre persone e sono questi che in un modo o nell’altro diventano a loro volta vittime dell’odio.
Se dico che a molti genitori di omosessuali è stato insegnato che devono respingere i loro figli quando non si allontanano dalle loro “tendenze omosessuali”, qualcuno mi dirà che sto esagerando.
Mi spiace dire che non è così. In molte occasioni, andando oltre alla vergogna di ammetterlo, le madri e i padri credono che la loro fede li obblighi a scegliere tra Dio e il proprio figlio.
Come ci viene insegnato dalla storia di Abramo che offre in sacrificio il proprio figlio Isacco, la scelta giusta è abbastanza evidente.
Tristemente, nonostante questa rinuncia assurda e crudele, vengono incolpati essi stessi. Coloro che condannano i figli incolpano anche i genitori, rendendoli partecipi del peccato: “La colpa è tua, hai fatto qualcosa di sbagliato, non hai saputo educare tuo figlio”.
Tantissimi omosessuali sono stati obbligati al matrimonio, cercando di essere ciò che ci si aspettava da loro o essendo stati ingannati da migliaia di false promesse.
Per verificarlo vi invito a fare una passeggiata in molte chiese oppure, senza uscire di casa, a cercare le pagine web di tutte queste organizzazioni pseudocristiane che dicono di “curare” l’omosessualità.
Inutile dire che questo è un vero tormento, non solo per l’omosessuale ma anche per il suo compagno o la sua compagna.
La sensazione di non essere desiderato, amato come si merita, o il sentimento di colpa per non poter ricambiare la persona amata, è una tortura psicologica per chiunque.
L’odio non si ferma neanche davanti ai figli di lesbiche e gay, la pubblicità omofoba li rende esseri imperfetti, privi di riferimenti, privi di un ambiente adeguato o perfino con problemi emotivi.
Non serve la prova dell’esistenza di nuclei familiari che vivono felicemente, è necessario far credere che manca qualcosa.
Nel momento della verità, il figlio di un omosessuale deve solamente affrontare un problema in più rispetto al resto degli altri bambini: il rifiuto di chi vuol difendere una situazione ingiusta, che non si può sostenere oggettivamente.
Malgrado tutto, ed è triste ammetterlo, questi bambini potrebbero essere molto felici. Basterebbe solo che le loro madri/padri sappiano dar loro amore e un ambiente adatto per la loro educazione.
Possiamo anche parlare delle persone o delle comunità che vedono nella omosessualità un campione ulteriore della diversità e della ricchezza della creazione divina.
O a coloro che, prima di prendere una decisione che riguarda gli esseri umani, preferiscono riflettere e avvicinarsi alla sua realtà in modo da agire nella maniera più evangelica possibile.
Senza dubbio verranno trattati da falsi maestri o da coloro che non riconoscono l’autorità della Bibbia, di sottomettersi alle idee e agli idoli contemporanei.
Si farà uno schieramento per affrontare il pericolo di ciò che contegono le loro idee e atteggiamenti, o ci si riferirà alla purezza del proprio vangelo anche se questo causerà una rottura.
Però guardando ora le cose da un altro punto di vista, mi accorgo che i cristiani che condannano, che discriminano, che non hanno nessun interesse a comprendere l’omosessuale, sono vittime essi stessi della propria omofobia.
E la ragione la troviamo nel Vangelo. Non possiamo creare barriere contro l’essere umano senza crearle contro Dio stesso.
Quando un cristiano rifiuta un omosessuale, senza volerlo si allontana dal Dio che vorrebbe seguire.
Le parole di Gesù sono sufficientemente chiare: ”… Signore, quando ti abbiamo visto aver fame, o sete, o essere straniero, o nudo, o ammalato, o in prigione, e non ti abbiamo assistito?”
Allora risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto non l’avete fatto a uno di questi minimi, non l’avete fatto neppure a me”.” (Mt 25, 44-45).
Le stesse chiese ne vengono colpite, dato che a causa della loro crociata contro gli omosessuali stanno perdendo credibilità.
E dico ‘stanno perdendo’, perche nella storia della Chiesa c’è una successione di condanne e di errori, che hanno fatto in modo che la loro voce già non abbia più molto interesse nei paesi occidentali; appoggio a regimi iniqui, giustificazione alle guerre, rafforzamento antisemitico, schiavitù, razzismo, sessimo… Sarà l’omofobia la prossima immoralità che dovranno portare sulle spalle?
E infine, Dio non scappa senz’altro, se Egli è l’origine di tutto l’amore, come spiegare alle persone che conoscono coppie omosessuali che si amano, che Dio ha dato loro questa capacità, ma che devono rinunciare a questo amore.
Forse che questo Dio è capriccioso e crudele? Forse desidera produrre dolore agli esseri umani, farli soffrire? Chi vuole credere a questo Dio?…
Chi non perderebbe la fede per un Dio che mostra l’omofobia?
Testo originale: Víctimas de la homofobia