Pieni di storie d’amore. Le sfide attuali sull’accompagnamento liturgico delle coppie omosessuali viste in una prospettiva cattolica
Estratto dal testo di Osnabrücker Überlegungen* contenuto nel saggio cattolico “Mit dem Segen der Kirche? Gleichgeschlechtliche Partnerschaft im Fokus der Pastoral” (Con la benedizione della Chiesa? Le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale), a cura di Stephan Loos – Michael Reitemeyer – Georg Trettin, editore Herder (Germania), 2019, pp.170-203, liberamente tradotto da Antonio De Caro
Nella Bibbia l’esperienza dell’amore, della coppia e della famiglia è centrale ed assume un grande rilievo simbolico. Amoris Laetitia pone al centro, ovviamente, la famiglia tradizionale, ma ha allargato la prospettiva per includere l’esistenza di altre forme di relazione. In attesa di nuovi sviluppi antropologici, morali o giuridici, nella chiesa cattolica ci sono talvolta forti resistenze e condanne per le coppie omosessuali, talvolta forme di accompagnamento e sostegno.
I rituali sono rappresentazioni simboliche tendenzialmente stabili, che si fondano sul mito, sui gesti e sul linguaggio per esprimere un ethos e una visione del mondo. Per “ethos” si intendono gli aspetti morali ed estetici di una cultura (Geertz). La “visione del mondo” invece indica gli aspetti cognitivi ed esistenziali.
I rituali religiosi aggiungono l’idea di una grandezza sovrumana e hanno come scopo di rappresentare non solo in che cosa crede una comunità, ma anche perché bisogna crederci. I riti, cioè, hanno una funzione formativa ed esortativa. Oggi nella chiesa cattolica ci sono talvolta casi di benedizione di relazioni che la dottrina però continua a considerare irregolari, e questo per via della diversa sensibilità sociale e di nuove intuizioni teologiche. Tali provvisiorie forme di accompagnamento liturgico possono costituire il punto di partenza di una riflessione teologica, soprattutto se esprimono un’esigenza autentica di incontro con Dio.
Amoris Laetitia propone un nuovo approccio sull’accoglienza dei divorziati e risposati all’interno della chiesa cattolica romana. Esso prevede il processo di accompagnare, discernere ed integrare, che interpella la coscienza dei fedeli e cerca di capire in che misura vi sia accordo fra questa e i valori del Vangelo. Coscienza significa diventare consapevoli della propria situazione davanti a Dio e capire in che modo sia possibile rispondere al suo amore. Questa ricerca, che non prescinde dal dialogo con le altre persone, va collocata nel più ampio orizzonte della crescita nella Grazia. Chi accompagna queste persone (sacerdote o direttore spirituale) dovrebbe quindi percepire i valori delle persone (amore, dedizione, fedeltà) a cui dare dignità e stabilità.
A proposito di omosessualità, tuttavia, Amoris Laetitia §250 e 251 si mantengono all’interno di una visione tradizionale che svaluta i rapporti omosessuali e nega ogni analogia con il matrimonio. Ciò ha stimolato un nuovo dibattito teologico e morale volto a superare i pregiudizi e le accuse sulle relazioni omosessuali, attraverso una esegesi più competente improntata al metodo storico-critico e la ricezione dei risultati delle scienze umane; se il processo andasse avanti, sarebbe possibile cogliere anche nelle relazioni omosessuali i frutti della presenza di Dio.
Ma occorre innanzitutto una nuova definizione teologica e morale all’interno del Magistero, senza la quale ogni altra soluzione pastorale o liturgica rischia di essere incoerente e vana. Una benedizione delle coppie omosessuali sarà possibile solo quando le loro relazioni saranno considerate, almeno in parte, analoghe a quella matrimoniale, come il sensus fidelium spesso ritiene, almeno in Germania. L’unione fra uomo e donna potrebbe essere interpretata come modello regolativo.
“La chiesa cattolica romana, fondamentalmente, potrebbe essere solo felice se -in base a più approfondite scoperte sulla sessualità umana- venissero superati i pregiudizi del passato che hanno ancora oggi un effetto fatale. Smettere di considerare patologica l’omosessualità condurrebbe ad una -tardiva- liberazione da sofferenze, passate e presenti, talvolta immense. Il dibattito ecclesiale sulla percezione e la valutazione dell’omosessualità va condotto in modo tale da non riaprire nuovamente le cicatrici di ferite passate, a stento rimarginate” (F.J. Overbeck, p. 180).
Nella Bibbia, la benedizione trasmette una forza che promuove la salvezza e la vita; essa può essere intesa anche come lode a Dio. Questo doppio significato dipende dal fatto che in realtà le benedizione è un atto reciproco, che rinsalda la relazione con Dio. Anche se il contenuto e le circostanze della benedizione possono essere sempre diversi, la benedizione, in ogni caso, è un’esperienza frammentaria di salvezza escatologica, incarnata e donata poi pienamente da Cristo. Essa implica la partecipazione al Regno di Dio: conferisce dignità, ma va poi vissuta e testimoniata nella vita concreta. Ecco perché la benedizione deve possedere necessariamente aspetti etici.
La Bibbia, addirittura, dimostra più volte che Dio talvolta elargisce la benedizione in modo inatteso, anche quando gli uomini sono deboli o inclinano al male, proprio perché la benedizione è un’esigenza dell’uomo che aspira alla salvezza, alla protezione, alla felicità e alla pienezza di vita. Per questo motivo, nella vita della Chiesa, la benedizione andrebbe intesa in senso dinamico ed estensivo, non statico ed esclusivo. “Se l’uomo, per grazia, partecipa alla salvezza e alla comunione con Dio, non spetta a lui negare accesso agli altri. È solo di Dio l’ultima parola sul dono o sul rifiuto della salvezza” (K. H. Ostmeyer, p. 185). Le persone benedette possono essere, a loro volta, fonte di benedizione.
Il matrimonio, nella storia della chiesa cattolica, non ha avuto sempre le stesse forme, né la stessa identità. Il concilio di Trento stabilì però che i ministri del matrimonio sono gli sposi, attraverso il reciproco consenso, e che la benedizione non è fondativa per il sacramento, come invece si ritiene nelle Chiese orientali. Nelle Chiese Riformate il matrimonio non è un sacramento: vi è solo la benedizione di un’unione già avvenuta in sede civile.
In ogni caso, il sacramento dipende sempre dalla fede delle persone coinvolte; esso prevede sempre l’annuncio della Parola di Dio e l’invocazione dell’aiuto di Dio: la presenza e la promessa di eterna fedeltà da parte di Dio non possono mai essere negate.
Nelle Chiese Evangeliche Luterane (CEL) una benedizione può essere data solo a ciò che rispecchia la volontà del Creatore. Anche le relazioni omsoessuali possono rientrare in questo ambito, per analogia con il matrimonio, se viene espressa l’intenzione di un legame responsabile di amore e assitenza reciproca, nella buona e nella cattiva sorte. La comunità cristiana non può che vautare positivamente tale atteggiamento. Nelle Chiese Evangeliche Luterane la celebrazione, però, è solo una benedizione e una invocazione che segue un matrimonio già avvenuto in sede civile.
Nella Chiesa Vetero-Cattolica (CVC) il matrimonio, invece, è un sacramento vero e proprio. La Chiesa Vetero-Cattolica condivide l’evoluzione sociale verso la tolleranza e la piena accettazione delle relazioni omosessuali ed è pronta a benedirle, poiché chiedere una benedizione dipende dall’umile consapevolezza che è necessaria la forza di Dio per costruire insieme una relazione responsabile e duratura. La benedizione delle coppie omosessuali nella Chiesa Vetero-Cattolica può trovare posto in una liturgia della Parola o in una celebrazione eucaristica.
Essenziali sono le promesse, il consenso e lo scambio degli anelli. Segni e parole devono illuminare l’idea di un amore che cresce e matura grazie alla forza di Dio: rafforzato dal mistero pasquale, infatti, l’amore può essere rinnovato e diventare fecondo. La comunità dichiara inoltre la sua gioiosa accoglienza e la disponibilità a sostenere l’amore della coppia attraverso la preghiera.
Quindi sia nelle Chiese Evangeliche Luterane sia nella Chiesa Vetero-Cattolica vi sono forme rituali molto varie, ma hanno tutte in comune l’idea che l’amore delle coppie omosessuali sia analogo a quello degli sposi eterosessuali: esso è una manifestazione di fede e responsabilità, è un segno della benevolenza di Dio e come tale possiede una dignità innegabile. Le proposte liturgiche però tendono tutte a distinguere le unioni omosessuali da quelle eterosessuali, per manifestare rispetto verso la differenza.
Nell’ambito della chiesa cattolica in Germania esistono già forme di beendizione delle coppie omosessuali, che prevedono la liturgia della Parola e preghiere di ringraziamento ed invocazione. Nella benedizione è centrale l’idea che il Dio di Gesù Cristo sia origine e fonte di ogni bene e di ogni benedizione; pertanto la preghiera è rivolta a Lui perché, attraverso lo Spirito Santo, benedica la coppia.
Anche grazie al confronto con le altre confessioni cristiane, questi esperimenti possono aprire una strada di riflessione e permettere gradualmente alla chiesa cattolica di imparare a riconoscere ed annunciare nuovi segni di fede e di amore.
*Osnabrücker Überlegungen è un gruppo di lavoro della diocesi di Osnabrück per la cura pastorale con le persone omosessuali.