La legge contro l’omotransfobia, tra passi in avanti ed isterismi
Riflessioni di Massimo Battaglio
A fine marzo dovrebbe approdare a Montecitorio il disegno di legge contro l’omotransfobia, ora in discussione in Commissione Giustizia. Uno strano silenzio avvolge il dibattito in proposito. Qualcuno muove qualche timida accusa: c’è ben altro da pensare! Il coronavirus! La recessione! Siamo alla dittatura del gender! Ma il coronavirus e tutto il “ben altro” stanno facendo talmente piazza pulita di qualunque discussione, che anche queste vocette non riescono a farsi strada.
Non era mai capitato che il senatore Pillon si sbracciasse tanto senza che nessuno se ne accorgesse. Eppure le ha cantate chiare!
“Alla Camera – ha scritto su un noto innominabile quotidiano online – profittando del coronavirus, tentano il colpo e forzano le tappe per approvare la censura del pensiero. Ognuno libero di fare ciò che vuole, e di prendersene la responsabilità. Ma anche noi vogliamo essere liberi di combattere utero in affitto, adozione per LGBT e soprattutto liberi di rifiutare il GENDER per i nostri figli”.
Quindi ha spiegato bene cos’è la legge contro l’omotransfobia: “una bomba che esploderà sulla libertà di pensiero e di parola per chiunque non si piegherà al diktat omosessualista”. “Dai testi emerge un quadro allucinante”.
Quadro che descrive nel dettaglio: “l’impossibilità di esprimersi circa il gender nelle scuole. Chiunque alzasse la voce contro le drag queen sarebbe immediatamente messo sotto processo per istigazione all’odio contro i transessuali e se fosse condannato sarebbe anche condannato al carcere e alla pena accessoria di svolgere lavori socialmente utili nelle associazioni degli omosessuali”.
Ovviamente non ne dice una giusta. Infatti non è in discussione la leggenda dell’ “utero in affitto” nè si fa menzione di alcun Gender. Non si parla di drag queen (che non sono transgender ma un’altra roba) nè è previsto carcere per chi spara cavolate. Semplicemente, le attuali proposte di legge contro l’omotransfobia chiedono di inserire i crimini a sfondo omofobo tra i “reati di odio”, al pari del razzismo e dell’antisemitismo.
Ne conseguirà che un pestaggio omofobo, un licenziamento discriminatorio fondato sull’orientamento sessuale, una diffamazione omofoba, sarebbanno trattati in modo un po’ più grave rispetto a un comune pestaggio, un comune licenziamento ingiusto, una comune diffamazione. Si riconosce, come accade appunto per il razzismo e l’antisemitismo, che il movente omofobo rende il reato un po’ più grave. La proposta di legge Zan dice solo questo. Vale la pena riportarla per intero perché è brevissima: due soli articoli.
ART. 1. (Modifiche all’articolo 604-bis del codice penale, in materia di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa).
All’articolo 604-bis del codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:
- a) alle lettere a) e b) del primo comma sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere»;
- b) al primo periodo del secondo comma sono aggiunte, in fine, le seguenti parole:« oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere»;
- c) alla rubrica sono aggiunte, in fine,le seguenti parole: «o fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere».
ART. 2 (Modifica all’articolo 604-ter del codice penale, in materia di circostanza aggravante).
Al primo comma dell’articolo 604-ter del codice penale, dopo le parole: «o religioso,» sono inserite le seguenti: «oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere»
Ora: cosa dicono gli articoli del codice penale da modificare? Cosa ne verrebbe fuori? Li trascrivo qui, indicando in grassetto le modifiche proposte.
Codice Penale Art. 604-bis
Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito:
- a) con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere;
- b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.
È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.
Codice Penale Art. 604-ter – Circostanza aggravante
Per i reati punibili con pena diversa da quella dell’ergastolo commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, ovvero al fine di agevolare l’attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità, la pena è aumentata fino alla metà.
Le circostanze attenuanti, diverse da quella prevista dall’articolo 98, concorrenti con l’aggravante di cui al primo comma, non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a questa e le diminuzioni di pena si operano sulla quantità di pena risultante dall’aumento conseguente alla predetta aggravante.
Capisco la preoccupazione di Pillon. Se si vieta la propaganda omofoba, teme che, tra le organizzazioni vietate, ci vadano a finire quelle di cui lui fa parte. Ma senatore! I vostri gruppi non erano semplicemente dediti alla libera espressione? Qua non si parla di “espressione” ma di istigazione a reato e incitazione alla violenza. Dunque, perché tutta questa paura? Forse cominciate a capire che, nelle vostre libere espressioni, un pizzico di odio organizzato c’era? Beh… ma un rimedio ci sarebbe: limitarsi davvero alla libera espressione evitando l’odio. Non ci va tanto, tra persone perbene.
Basta, per esempio, lasciar perdere certi paragoni tra l’Arcigay e la pedofilia. Basta evitare di addossare sui gay la colpa del terremoto ad Amatrice o, per l’appunto, del coronavirus. E, se non ci piacciono le drag, basta dirlo come se non ci piacesse la Juve, senza ulteriori coloriture. A meno che, per qualche motivo oscuro, non siano proprio quelle coloriture a interessare così tanto. Per esempio per racimolare voti o per acquisire crediti agli occhi delle lobby sovraniste internazionali.
Caro senatore: l’espressione di un pensiero anti-omosessualista (che brutta parola!) sarà paradossalmente più garantita di prima. Con la legge contro l’omotransfobia, si potrà infatti distinguere. Da una parte le organizzazioni anti-gender sincere (posto che esistano); dall’altra i fanatici che cercano la zuffa.
Quanto al resto, cioè l’articolo 604-ter, che mi sembra il più importante, spero che anche l’onorevole leghista sia d’accordo. Significa, come già dicevamo prima, che qualunque reato compiuto con finalità omofobe verrà punito in misura maggiore rispetto allo stesso reato compiuto per fini meno abietti. Torniamo al paragone calcistico. Oggi funziona così: ti picchio perché sei della Juve? Mi becco un anno. Ti picchio perché sei nero o ebreo? Mi becco un anno e mezzo. Domani mi beccherò un anno e mezzo anche se ti picchiassi perché sei gay. Stop. La legge contro l’omotransfobia non dice altro.
Penso che sia chiaro il motivo, no? Essere della Juve è una scelta individuale e reversibile; essere nero, ebreo o gay no. Uno ci nasce e non ne esce più. E detto tra noi, non è neanche male. Ora: picchiare non va bene, mai. Ma picchiare chi non presenta le caratteristiche di natura che vorremmo noi, è un po’ peggio. Sì perché, detta in modo rozzo, difendersi da un manesco è una roba che si impara. Difendersi dalla propria natura no.
Serio: la motivazione omofoba di un reato, così come quella razzista, portano a conseguenze più gravi rispetto a una motivazione più banale. Creano danni maggiori. Per esempio, la persona omosessuale aggredita, non potendo cambiare se stessa, sarà portata a vivere nella paura costante che il fatto si ripeta. E se la persona omosessuale aggredita non ha ancora fatto coming out, subirà un trauma psicologico ancora maggiore.
La legge contro l’omotransfobia vuole sancire solo questo e non altro. Per esempio, i preti che si divertono a ricordare che la sodomia è peccato come dicono la lettera di Paolo ai Romani e quella di Santa Caterina, potranno continuare a farlo. Queste dichiarazioni, se restano nei limiti della decenza, non sono istigazioni a delinquere ma semplici stupidaggini. E non è la legge a punire le fesserie.
E’ proprio strano che un onorevole che si dichiara cattolico e quindi in linea col Vangelo e quindi contrario a ogni violenza, non lo voglia capire.