Il contributo dei cristiani LGBT al Rapporto “sulla libertà di religione” del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU
Comunicazione del Forum Europeo dei Gruppi di Cristiani LGBT del 4 marzo 2020, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Care amiche, cari amici nei mesi scorsi i rappresentanti del Forum Europeo dei Gruppi di Cristiani LGBT hanno avuto diverse consultazioni con il responsabile speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione di di fede, consultazioni riguardanti il ruolo della religione nel promuovere o limitare i diritti delle donne e delle persone LGBT+.
Ieri [3 marzo 2020], a Ginevra, alla quarantatreesima sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, è stato presentato il rapporto “Freedom of religion or belief Report of the Special Rapporteur on freedom of religion or belief“, in cui si trova un’ottima esposizione della nostra narrazione:
39. Il responsabile speciale fa notare come il ruolo dei gruppi religiosi nel perpetuare le norme di disuguaglianza di genere sia complesso, in quanto le comunità religiose non sono monolitiche. Nei vari gruppi e nelle varie istituzioni esiste una pluralità di voci, tra cui credenti che si battono per i diritti delle donne, delle bambine e delle persone LGBT+, e che agiscono per promuovere, all’interno della loro religione, l’uguaglianza di genere. Attivisti credenti, appartenenti a varie tradizioni, cercano da molto tempo di mettere in discussione le norme e le aspettative che minano alla base i diritti umani di donne, bambine e persone LGBT+; in molti luoghi le donne hanno posizioni religiose di rilievo e hanno messo in discussione le interpretazioni dei testi religiosi usati per “giustificare” la discriminazione e le altre pratiche dannose per le donne, le bambine e le persone LGBT+.
40. La loro opera evidenzia il fatto che le religioni non sono necessariamente fonte di discriminazioni e violenze di genere, ma lo sono spesso le interpretazioni degli articoli di fede, che di per sé non sono protette e possono non essere condivise da tutti i membri di una comunità religiosa. Infatti il rapporto sottolinea il fatto che la libertà di religione e di fede può essere uno strumento importante per emancipare le donne e le persone LGBT+ e aiutarle nella loro lotta per l’uguaglianza, e che il rispetto della libertà di religione e di fede delle donne e delle persone LGBT+ va promosso e rispettato assieme agli altri diritti umani, i quali sottintendono tale libertà.
Il rapporto fa anche un breve cenno alle terapie riparative, e parla di molti altri importanti argomenti.
Penso che noi tutte e tutti del Forum Europeo possiamo congratularci con noi stessi per essere arrivati a questo traguardo: grazie ai nostri sforzi, e a quelli dei nostri partner, come GIN (Global Interfaith Network for People of All Sexes, Sexual Orientation, Gender Identity and Expression, la Rete Globale Interreligiosa per Persone di Ogni Sesso, Orientamento Sessuale, Identità ed Espressione di Genere) e ad ILGA (International Lesbian and Gay Association, Associazione Internazionale Lesbica e Gay), la nostra voce, la voce delle e dei credenti LGBT+, viene (finalmenente) ascoltata dalle istituzioni politiche. Continuiamo così!
> Human Rights Council, Freedom of religion or belief. Report of the Special Rapporteur on freedom of religion or belief, 27 February 2020 (File PDF)