“Figlio mio sono gay”. Dirlo o non dirlo?
Articolo di Veronica Gomez e Isabel Pelaez tratto dal sito de El Pais (Colombia), 18 luglio 2010, liberamente tradotto da Adriano C.
Per alcuni terapeuti, sarebbe meglio che un genitore esternasse al figlio la propria sessualità al più presto. Altri invece suggeriscono il silenzio totale. La questione ha causato un pesante silenzio anche tra gli stessi psicologi e sessuologi. Dovrebbe un genitore raccontare al proprio figlio di essere omosessuale? Quando comunicarlo?
Alcuni pensano che più tardi si aspetta, meglio sia; altri invece sostengono che gli adolescenti di oggi sono più maturi dei propri genitori per accettarlo. La verità non è univoca.
Gli specialisti concordano nell’avvertire l’intensa pressione sociale che spinge molti omosessuali a negare la propria reale condizione sessuale, nascondendosi dietro la facciata di un matrimonio stabile o di una paternità/maternità.
Dietro di loro ci sono famiglie conservatrici che direttamente o indirettamente hanno esercitato pressioni sui propri figli ‘omosessuali’, a sposarsi come se questa fosse la cura per una malattia sessuale.
Oppure sono persone che per il timore di perdere l’amore della propria famiglia o lo status sociale, hanno mentito, per anni o anche decenni, sostenendo di essere felici accanto ad una persona dell’altro sesso.
Parlare o non parlare, questo è il problema
Ogni volta si scoprono ulteriori difensori sulla scelta di comunicare la verità ai figli. E’ il caso della psicologa Gloria Hurtado, la quale sostiene che “independentemente dalla reazione dei figli, i genitori non devono occultare nulla della propria condizione sessuale. Bisogna dire la verità, anche se scomoda o dolorosa, loro se la meritano”.
La specialista non è d’accordo che una famiglia si fondi sulla menzogna, come ad esempio la moglie che sospetta circa l’inclinamento sessuale del marito però decide di non esprimersi, o come i figli che, avendo ascoltato i propri compagni mormorare circa la sessualità del genitore, preferiscono però non chiedere.
Tuttavia, per lo psicologo Álvaro Sierra, “ci sono informazioni che non devono essere comunicate ai figli, poichè non hanno nessuna utilità pratica e in più potrebbero scandalizzare”.
Questo professore e ricercatore presso l’Istituto della Famiglia della Università di La Sabana, ritiene che il desiderio sessuale non debba sovrapporsi al benessere degli altri.
“Un figlio ha il diritto di avere un’immagine corretta del genitore”, dice. E sostiene che “un genitore di famiglia, omosessuale deve preoccuparsi maggiormente delle proprie azioni in pubblico, per rispetto ai propri figli”.
Un altro dilemma è quando dirlo. “Il più tardi sarà, meglio sarà”, dice il sessuologo Fernando Calero de la Pava, il quale assicura che la verità non è così evidente agli occhi dei figli, è preferibile aspettare.
“E’ meglio non chiarire la questione, quando si tratta di un adolescente o di un bambino, perchè a questa età c’è molta incertezza, stanno cominciando ad interrogarsi sulla propria sessualità ed hanno poco capacità di giudizio per poter prendere una propria posizione, senza venirne feriti”.
E se dovessero filtrare i commenti della gente e l’omosessualità dovesse trasformarsi in un segreto di Pulcinella? In questo caso, se il figlio chiede, i genitori devono dire la verità e comprendere i suoi dubbi, per evitare che sia un’altra persona a metterlo in confusione.
Quindi, se un figlio torna a casa preoccupato perchè a scuola gli è stato detto che suo padre è omosessuale, prima di rispondere, dice H., si dovrebbe chiedere: “Se fosse vero, smetteresti di voler bene a papà/mamma?”.
Per quanto riguarda l’età appropriata per un genitore a dire la verità a suo figlio, Hurtado pensa che sia verso i 12 anni.
Ebbene, contrariamente a quanto afferma Calero, crede che “un bambino a questa età possiede la capacità di comprendere la condizione sessuale del genitore”.
Su questo concorda Mara Tamayo, che sostiene che gli adolescenti di oggi hanno il potere di sentire queste verità senza grandi complicazioni, dato che il tabù sessuale è maggiore negli adulti.
“Anche se sarebbe più conveniente parlare apertamente con i figli su questo argomento, bisogna tener conto del contesto antecedente delle relazioni familiari, il momento storico della famiglia, il grado di educazione sessuale della stessa, così come la dinamica attuale e la personalità dei bambini”, spiega il sessuologo Octavio Giraldo Neira.
Secondo questo specialista, l’ideale sarebbe che “i figli lo sappiano fin da piccoli, in modo che questa realtà non arrechi nè conflitto nè crisi, sempre e quando sia presente un’educazione sessuale permanente e progressiva”.
Ai figli che fin da piccoli è stato insegnato ad accettare la diversità, sarà più facile comprendere, al momento opportuno, la realtà di un genitore omosessuale, dice la psicoterapeuta Nelsy Bonilla.
“Il rispetto della differenza si deve inculcarlo fin dall’infanzia; da questo dipenderà il rispetto che avranno degli altri, dal modo in cui i propri genitori lo avranno dimostrato”.
Rispetto alla forma di affrontare ‘la notizia’ con i figli, la maggior parte degli esperti sono concordi nel ritenere che non debba essere comunicata brutalmente e si deve ”preparare il terreno”.
Nelle parole della psicologa Mara Tamayo, “il genitore deve indagare su quel che pensano i propri figli degli omosessuali, se conoscono qualcuno che possiede questa tendenza sessuale e qual è il loro pensiero su di lui/lei.
Ma la cosa più importante da dire è che il fatto che sia omosessuale non impedisce loro di amare la propria famiglia o di impegnarsi in qualsiasi lavoro”.
Tra le cose che devono essere comunicate quando si affronta il tema, secondo Hurtado, è di chiarire ai figli che l’omosessualità non è una condizione ereditaria nè un peccato.
Comunque il primo ad essere convinto deve essere il genitore, perchè il più grande boia di un omosessuale di solito è se stesso, dicono gli psicologi, ed è per la sua stessa autocritica che soffre maggiormente. Pertanto, come dice Calero de la Pava, a volte dire la verità e più benefico per se stesso che per i figli.
Questo serve come sfogo, poichè li aiuta ad accettarsi e ad uscire dalla repressione e dal nascondimento.
Testo originale: El drama de decir “Hijo: soy gay”