Lettera aperta di un ragazzo omosessuale alle Chiese Evangeliche
Lettera inviataci da un giovane cristiano evangelico
C’è un tempo per ogni cosa, e questo è il tempo in cui urge ascoltare col cuore aperto l’esperienza di noi evangelici omosessuali.
Sono un ragazzo nato e cresciuto in una chiesa evangelica pentecostale, con la scuola domenicale, le canzoni cristiane per bambini, i momenti di preghiera e tanto amore… come in una perfetta famiglia di credenti evangelici… e questo ha fatto di me la persona che sono, con un amore per Dio che non si ferma davanti a nulla, neanche di fronte alla consapevolezza di essere omosessuale.
Quando per la prima volta ho sentito le farfalle nello stomaco, stando accanto ad un ragazzo, non ho potuto che dire a me stesso: “Non potrò mai stare con un ragazzo, è un peccato”.
Questo è accaduto fino a quando il mio bisogno di amare e di donare il mio cuore a qualcuno, ha preso il sopravvento e ho cominciato a chiedermi: “Se quello che provo è amore, come può Dio ritenere il mio amore un peccato? È contro ogni logica!”. Da quel momento, con mille paure, pregiudizi e tanta omofobia interiorizzata, ho cominciato a muovere i primi passi nell’Amore… e più ero in grado donare me stesso, più ritrovavo la mia piena identità.
Una delle cose che ci vengono dette frequentemente è: “Non è amore, è solo perversione, ti hanno plagiato, hanno cambiato la tua vera identità” … adesso nell’ascoltare queste frasi sorrido, ma vi assicuro che nella fragilità di quei momenti, parole come queste non erano certo carezze…
Sin da piccolo ho cercato di mettere i miei talenti a servizio di Dio e della mia chiesa nei più disparati modi… collaborando come tecnico, nelle attività di evangelizzazione, come curatore della libreria, nella lode e nell’adorazione…. qualsiasi cosa ci fosse da fare, l’ho sempre fatta con amore.
Però purtroppo nel momento in cui ho accettato dentro il mio cuore l’idea di amare una persona del mio stesso sesso, le cose sono cominciate a cambiare e, nonostante non avessi fatto coming out con la chiesa e davanti a Dio non avessi nessun peso che mi impediva di servirlo, sentivo invece come un macigno la posizione della chiesa nei confronti dell’omosessualità…. come se si possa scegliere di non esserlo (e molti sono convinti che si può davvero scegliere da chi essere attratti).
Alcune chiese ritengono l’omosessualità un peccato assoluto e l’omoaffettività non un peccato ma un disturbo psicologico da risolvere, probabilmente derivato da traumi o da problemi relazionali coi propri genitori.
Adesso immaginatevi accanto ad una persona del sesso opposto… nel momento in cui cominciate ad innamorarvi, a sentire il desiderio di voler stare sempre con quella persona o semplicemente passare ore alla sua presenza, nel momento in cui iniziate a pensarla continuamente con quell’amore che pervade ogni cellula del nostro essere… e in quell’attimo sentirvi dire che provate tutto questo solo perché siete dei pervertiti o probabilmente perché avete avuto dei traumi, o ancor peggio perché i vostri genitori non sono stati abbastanza presenti.
Come vi sentite? Non è frustrante? Pensate che sia possibile scegliere qual è la persona che ti può far sentire queste emozioni? Pensate davvero che sia solo una perversione?
Beh vi rispondo io. NO! Se avessimo potuto scegliere, avremmo sicuramente scelto una strada meno dolorosa, più semplice da percorrere. Pensate possa minimamente farci piacere il doverci nascondere, piangere ore e ore in preghiera chiedendo a Dio di renderci diversi rispetto a quello che siamo per davvero? Pensate che non avremmo voluto avere figli, andare mano nella mano con la persona amata, presentarla a tutti, servire Dio insieme?
C’è una cosa che forse non sapete: noi vogliamo ancora tutto questo, ma lo vogliamo fare restando pienamente noi stessi, senza nasconderci… vorremmo servire la chiesa e innamorarci di qualcuno con cui poter servire Dio insieme, senza essere costretti a farci piacere persone che in realtà non ci piacciono o a sposarci nella convinzione che Dio può guarirci (da cosa poi, dal voler amare qualcuno?) … per poi ritrovarci in situazioni che ci portino al divorzio, o a condurre una doppia vita (e vi assicuro che accade anche questo).
Qual è il sentimento di Dio in questo? Io ci ho messo anni per provare a capirlo, e posso immaginare che non vivendo queste situazioni in prima persona diventa molto più difficile farlo, ma aprite il cuore, cercate di comprendere quello che i nostri cuori con sangue e lacrime hanno provato per lunghi anni… se Dio ha accolto il nostro amore, sarà in grado anche la chiesa di farlo?
Cosa faranno i ragazzi che vivono questa condizione nelle nostre chiese? Potranno essere sé stessi e sentirsi amati da Dio, o la chiesa continuerà a causare sofferenza, repressione e rotture familiari?
In altri articoli, sul sito “Evangelici”, ci sono approfondimenti biblici su questi argomenti e vi invito a leggerli, perché mi hanno aiutato a mettermi in discussione e a crescere.
Mettiamoci nella condizione di amare come Dio ci insegna e avviciniamoci quanto più possibile al suo cuore, solo così sapremo Amare davvero.
Leggi la risposta della Pastora Battista Elizabeth E. Green
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