La fede nel tempo della pandemia
Riflessioni di padre Anthony Egan SJ* pubblicate sul sito del Jesuit Institute South Africa (Sudafrica) il 20 marzo 2020, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
È già accaduto, Le pestilenze e i virus sono con noi fin dagli albori dell’umanità, e anche il senso di panico e di impotenza che le epidemie alimentano. È una sfida per tutti noi, in particolare per i cristiani: come reagiamo?
A metà del XIV secolo la peste bubbonica arrivò dall’Asia in Europa: nel corso di pochi anni si stima che sia morto il 40% degli Europei. Cento anni fa, l’influenza spagnola uccise circa 50 milioni di persone: sono solo due esempi tratti dalla storia.
Ma lasciatemi aggiungere una cosa: la storia ci conferma che la specie umana ha imparato a far fronte e a sopravvivere alle epidemie e alle pandemie. La scienza medica è progredita dal XIV e dall’inizio del XX secolo: molte malattie un tempo fatali sono ora controllabili e curabili, ci vogliono solo tempo, ricerche e la volontà umana di obbedire a misure basilari di igiene e di evitamento di contaminazione per prevenire il diffondersi delle malattie.
Le comunità religiose hanno un ruolo importante da svolgere, nel bene o nel male. La reazione della Chiesa alla peste peggiorò una situazione già terribile, perché la attribuì alla vendetta divina contro i peccati umani, i demoni o le minoranze. Nonostante l’ondata di movimenti penitenziali spesso folli, l’epidemia fece indisturbata il suo corso.
Nel XX secolo il potere statale, e anche migliori conoscenze mediche, probabilmente mitigarono la catastrofe. La retorica delle comunità religiose fu molto più discreta, e solo alcuni leader parlarono di peccato. Molte comunità furono costrette a interrompere i loro culti: alcuni leader religiosi (e, in alcuni luoghi, anche la comunità civile) cerco di opporsi alle restrizioni, mentre altri le accettarono. Dove ci fu resistenza, si contarono più morti; lì dove si accettarono le restrizioni, invece, il tasso di mortalità fu più basso.
La lezione principale per noi oggi è che dobbiamo obbedire alle autorità sanitarie. Perlomeno a partire dagli anni ‘50, l’etica medica cattolica ha dichiarato che ci si deve affidare agli esperti in materia: nonostante i limiti delle loro conoscenze attuali, ne sanno sempre di più di chi non è medico.
Dobbiamo anche mettere da parte ogni pensiero che i credenti godano di una “divina immunità”: è un pensiero pericoloso, persino mortale, e a falsa pietà e l’”eroismo” irresponsabile sono vizi, non virtù. Per quanto possiamo odiare l’idea, possiamo sopravvivere senza la Messa per alcuni mesi (se avete dubbi, chiedetelo ai cattolici dell’Amazzonia), e trovare altri modi per coltivare la nostra fede. E ricordate: se non potete andare a Messa, ma volete farlo, non siete in peccato.
Dobbiamo anche abbandonare quella cattiva teologia che considera la malattia un giudizio o una punizione di Dio. Il COVID-19 è una malattia emersa dalla natura, non è qualcosa di “magico”, né un segno dell’ira di Dio. Chiedetevi un po’: che mostro di Dio è quello che manda il COVID-19 per attuare la sua divina vendetta? Non è certamente degno del nostro amore!
In questi tempi duri dobbiamo pensare al Dio d’amore che si prende cura dell’umanità e del nostro benessere, un Dio che opera attraverso i molti professionisti della sanità e i ricercatori medici, che anche in questo istante stanno lavorando per fermare la pandemia. Dovremmo passare le nostre domeniche chiusi in casa a pregare per loro.
* Padre Anthony Egan SJ ha insegnato, a tempo pieno o parziale, al St Augustine College of South Africa, al St John Vianney Seminary, alla Fordham University (durante il suo anno sabbatico) e alla University of the Witwatersrand, dove attualmente insegna al Steve Biko Centre for Bioethics. È autore, da solo o con altri, di numerosi libri, capitoli di libri, articoli accademici e non, è corrispondente per il settimanale gesuita America e collabora con Worlwide e Spotlight. È commentatore per vari canali radiofonici e televisivi, nazionali e internazionali, ed è membro onorario della Helen Suzman Foundation. Si interessa di fantascienza, teatro, arte e scrittura creativa (come la poesia). Email: a.egan@jesuitinstitute.org.za
Testo originale: Faith in a time of pandemic