L’omosessualità a Sodoma e Gomorra (Gen 19, 1-16)
Riflessioni bibliche del Vescovo Gene Robinson* tratte dal Washington Post (Stati Uniti), 8 dicembre 2010, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Ora spostiamoci a Sodoma e Gomorra (Genesi 19,1-16), le famigerate città del peccato omosessuale. Ma è questo il loro peccato? Certamente questo è ciò che la tradizione ci ha tramandato – perfino dandoci un nome (sodomiti) per l’innominabile peccato e chi lo commette.
In realtà la maggioranza dei moderni studiosi dell’Antico Testamento concordano sul fatto che potrebbe non essere vero, e che il fulcro della storia era la violazione, da parte di Sodoma, delle severe e universalmente riconosciute norme dell’ospitalità – un codice etico che si ritrova ancora oggi presso le culture Mediorientali.
Questo codice dell’ospitalità, non scritto ma ardentemente praticato, era un fondamento della società civile nei tempi Biblici. Il deserto è un ambiente aspro per i viaggiatori, e negare l’ospitalità a uno straniero in una tale situazione era visto come il massimo della crudeltà.
Nella storia di Sodoma che troviamo in Genesi, dopo aver accolto i due uomini (identificati come angeli) in casa sua, Lot viene affrontato da tutti gli uomini della città, che circondano la casa e chiedono “Dove sono gli uomini che sono venuti da te questa notte? Portaceli fuori, affinché li possiamo conoscere!”.
Si è dibattuto sulla parola “conoscere” usata qui. La maggior parte degli studiosi concorda sul suo significato sessuale – ma è chiarissimo che si sta parlando di stupro omosessuale, un violento atto di aggressione – e chiaramente qualcosa che tutti condanneremmo e giudicheremmo degno della punizione di Dio.
E nel caso non foste convinti del mio discorso sui pregiudizi antifemminili fatto in precedenza, ascoltate la soluzione proposta da Lot per questo dilemma: “Fratelli miei, non comportatevi in modo così malvagio!
Sentite, io ho due figlie che non hanno conosciuto uomo; deh, lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi pare; ma non fate nulla a questi uomini, perché essi sono entrati sotto la protezione del mio tetto” (versetti 7-8).
Questo passaggio, da solo, dovrebbe dissuadere chiunque da voler citare questa storia come dotata di autorità duratura e degna di emulazione ! [Una storia simile in Giudici 19 vede l’ospitante offrire agli uomini sua figlia vergine e la concubina del suo ospite – la quale viene abusata e “sfrenatamente violentata”. La mattina dopo muore.]
Anche per gli standard interni delle scritture stesse, la condanna delle relazioni intime omosessuali non è il fulcro della storia.
Il profeta Ezechiele compara i peccati di Gerusalemme con quelli di Sodoma, i cui abitanti, come lui dice, “vivevano nell’orgoglio, nell’abbondanza del pane e in una grande indolenza, ma non sostenevano la mano dell’afflitto e del povero.” (Ezechiele 16,49) Nessuna menzione dell’omosessualità qui.
Le città di Sodoma e Gomorra, antiche versioni delle odierne comunità ricche e circondate da mura, avevano cancellato le leggi dell’ospitalità per prevenire le visite degli stranieri, che avrebbero potuto vedere la loro ricchezza e tornare a saccheggiarla. Questo è il punto che anche Ezechiele ha ricavato dalla storia.
Infatti, l’unico riferimento di Gesù alla famosa città indica che anche per lui l’infamia di Sodoma era data dalla sua inospitalità.
Gesù dice ai suoi discepoli che se vanno in una città e non vengono accolti, devono scuotere la polvere dai piedi e andare in un’altra città, sapendo che “in quel giorno Sodoma sarà trattata con più tolleranza di quella città” (Luca 10,10-13). Nessun accenno all’omosessualità qui, nemmeno da parte di Gesù.
Il peccato di Sodoma è la mancanza di ospitalità e l’ingiustizia.
Quale che sia l’uso che si faccia di questa storia, non può essere usata per condannare una relazione amorevole, impegnata, che vuole durare tutta la vita, monogama, tra due persone dello stesso sesso. Questo passo non c’entra con questo tipo di relazione.
La storia parla di stupro omosessuale – che come ogni stupro è un atto di violenza, non un atto sessuale.
In breve, la storia di Sodoma e Gomorra, e ogni riferimento ad essa in altri punti della scrittura, non fornisce linee guida per credente di oggi sulla moralità o l’immoralità di persone amorevoli dello stesso sesso.
Non offre risposte alle nostre domande, semplicemente.
* Questa è il terzo di una serie di articoli del Reverendo V. Gene Robinson, Vescovo della Diocesi Episcopale del New Hampshire e Visiting Senior Fellow al Center for American Progress di Washington DC (Stati Uniti), che esaminano i testi biblici tradizionalmente usati per rivolgersi alla questione dell’omosessualità a partire da una prospettiva religiosa (ebraica e cristiana).
Testo originale: Homosexuality in Sodom and Gomorrah