Le responsabilitá della sua chiesa davanti al suicidio di una lesbica cattolica
Articolo di Carina Julig pubblicato sul sito del bisettimanale National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 17 febbraio 2020, liberamente tradotto da Diana
Come molti adolescenti, Alana Chen a volte andava in luoghi di cui non parlava ai suoi genitori. Ma mentre gli altri adolescenti sgattaiolavano fuori casa per recarsi alle feste, Alana diceva di uscire con gli amici, invece prendeva l’autobus da casa sua alla periferia di Boulder, Colorado, per recarsi in centro, alla chiesa cattolica di San Tommaso d’Aquino.
Alana aveva anche altri segreti. Senza che i genitori ne fossero a conoscenza, stava ricevendo una guida spirituale da un prete della parrocchia, il quale le diceva di non rivelare alla sua famiglia che era lesbica.
Per anni Alana combatté con questo segreto, cercando di seguire gli insegnamenti della Chiesa. Ma la repressione della propria sessualità le causò seri problemi mentali, che la portarono al ricovero in ospedale nel 2016, come raccontò lei stessa al Denver Post l’anno scorso.
Alla fine, Alana abbandonò la Chiesa, sentendo che era impossibile conciliare il proprio orientamento sessuale col cattolicesimo. All’inizio del 2019 andò al Prescott College in Arizona, per allontanarsi dalla parrocchia.
Sembrava stare meglio, ma il 7 dicembre 2019, durante una visita a casa, quando aveva 24 anni, Alana fu dichiarata dispersa. Dopo le ricerche, il suo corpo fu ritrovato presso il bacino di riserva della contea di Boulder, Colorado, il 9 dicembre 2019. L’ufficio del coroner della contea ha dichiarato che la morte era dovuta a suicidio.
La morte di Alana ha richiamato l’attenzione sul modo in cui le istituzioni religiose trattano la questione della sessualità durante le consulenze, specialmente quando si insegna che l’omosessualità è sbagliata o peccaminosa. L’anno scorso il Colorado ha vietato la terapia riparativa per i minorenni. Questo divieto, tuttavia, esclude i consulenti religiosi.
Questo è qualcosa che la madre e la sorella di Alana vogliono cambiare. Pensano che la consulenza religiosa ricevuta da Alana abbia contribuito alla sua morte.
Joyce-Calvo Chen, madre di Alana, ha detto che la figlia è cresciuta come come ogni bambina cattolica media; andava a messa nella sua parrocchia ed osservava i comandamenti. Ma dopo aver frequentato un campo estivo cattolico all’età di 12/13 anni, ha raccontato la madre, Alana divenne ancora più devota e si trovò coinvolta a St. Tom, come lei la chiamava.
Cominciò a frequentare la messa in quella parrocchia quasi tutti i giorni. Padre David Nix, parroco all’epoca, chiese ad Alana se desiderasse lui come guida spirituale. Nix le disse che pensava che potesse diventare una suora e voleva renderla “perfetta” agli occhi di Dio. Fu in questo periodo che Alana fece coming out con lui.
Alla fine, Alana raccontò ai genitori dei suoi incontri con padre Nix. La madre si preoccupò quando seppe che padre Nix si era incontrato in privato con la figlia a sua insaputa, e prese un appuntamento per parlargli.
All’incontro Calvo-Chen si ricorda che padre Nix la rimproverò perché non era abbastanza cattolica. La criticò anche perché permetteva alla sorella maggiore di Alana di uscire con ragazzi a 16 anni, e le consegnò un CD sulla castità. “Fu un incontro folle. Ricordo che ne fui disgustata”.
L’arcidiocesi di Denver non commentò le discussioni private tra Alana e i preti, e negò che la ragazza avesse incontrato padre Nix all’insaputa della madre. Poco dopo l’incontro, padre Nix fu trasferito in una nuova parrocchia, e padre Peter Mussett divenne il nuovo parroco. Alla madre piaceva. Conosciuto a Boulder come il “prete hippy”, Mussett aveva i capelli lunghi e un carattere accomodante, che lo fece amare in una città che, a differenza del resto del Colorado, viene considerata più spirituale che religiosa. Calvo-Chen sentiva di poter abbassare la guardia, e tutta la famiglia cominciò a frequentare regolarmente la parrocchia di san Tommaso.
Fu allora che Calvo-Chen notò che la figlia non andava all’altare per la Comunione. Quando la madre le chiese il motivo, rispose in modo evasivo.
All’epoca Alana espresse il suo desiderio di frequentare un’università cattolica nel Wyoming, ma i genitori obiettarono che la scuola non era stata accreditata, così si iscrisse all’Università di Boulder, a pochi isolati dalla parrocchia, che ha un ministero cattolico molto attivo nel campus.
All’Università di Boulder, Alana fu coinvolta nel ministero giovanile e passò parecchio tempo con le Sorelle della Vita, un ordine religioso con una sede a Denver che si occupa degli studenti del college.
Un giorno Alana raccontò a un amico del ministero del campus che pensava al suicidio. L’amico lo disse ad un prete, e fu chiamata la polizia. Alana venne ricoverata in un ospedale psichiatrico.
Fu mentre si trovava all’ospedale che Alana raccontò a sua madre che padre Nix le aveva detto di non rivelare alla famiglia che era lesbica, per timore che la approvassero. La madre era furiosa: “Non riuscivo a credere a quello che le avevano fatto”.
Le disse che Dio la amava comunque, e le trovò un terapeuta. Mentre Alana era in ospedale, i membri delle Sorelle della Vita le consigliarono di rivolgersi per una consulenza a Janelle Hallman, counselor cristiana a Denver. Il sito web di Hallman pubblicizza così il suo lavoro: “Specializzata in persone credenti con problemi di genere e identità sessuale”. Calvo-Chen rifiutò il permesso alla figlia di andarci.
Una dichiarazione delle Sorelle della Vita afferma che fornirono assistenza spirituale a Chen per circa un anno e mezzo, ma negarono di averla incoraggiata a una terapia riparativa.
Mark Haas, portavoce dell’arcidiocesi di Denver, rifiutò di commentare la dichiarazione delle Sorelle della Vita, ma disse di Hallman: “Il suo sito web dice molto chiaramente che il suo approccio è centrato sul cliente. Come per ogni tipo di counseling credibile, il cliente stabilisce gli obiettivi che vuole raggiungere”.
Dopo il periodo in ospedale, Alana lasciò la Chiesa. Sua sorella Carissa racconta che la madre portò Alana a una funzione cattolica presso Denver Dignity, un’organizzazione per cattolici LGBTQ, ma Alana si allontanò dalla funzione. Tenevano il culto in uno scantinato, e non potevano fare la Comunione, perché la comunità non era guidata da un prete cattolico. Si sentiva segregata dal resto della Chiesa.
“Io amo i veri insegnamenti di Gesù e del Cattolicesimo”, così come Alana, “ma le fu detto che non avrebbe mai potuto avere una relazione con una donna, e questo la stava uccidendo”, dice Calvo-Chen.
Non sono mai stati richiesti commenti diretti né a padre Mussett né a padre Nix. L’arcidiocesi di Denver ha fornito dichiarazioni scritte di padre Nix, delle Sorelle della Vita e della parrocchia di san Tommaso d’Aquino: “Sforzandoci di essere una comunità che accoglie tutti, come Gesù, non pratichiamo terapie riparative e rifiutiamo tutte le pratiche manipolative, coercitive o pseudoscientifiche”, afferma la dichiarazione della parrocchia.
Anche padre Nix, nella sua dichiarazione, afferma di non avere mai tentato con Alana una terapia riparativa, e neppure gliel’aveva consigliata, e afferma di essere profondamente addolorato per la sua morte: “Nei miei dieci anni di sacerdozio non ho mai detto a nessuno che è un peccato essere attratti da qualcuno”.
Haas ha in seguito chiarito, in una dichiarazione separata a RNS (Rinnovamento dello Spirito Santo – associazione cattolica laica): “Una persona è sempre libera di accettare o rifiutare gli insegnamenti della Chiesa, ma non si tratta di ‘terapia riparativa’ o di ‘abuso religioso’ quando si insegna la bellezza di una vita di castità”.
Nell’intervista al Denver Post, avvenuta parecchi mesi dopo la morte di Alana, la ragazza aveva indicato chiaramente che pensava che la consulenza ricevuta fosse finalizzata alla “terapia riparativa”. Lo disse alla sorella, che aveva intenzione di informare i giornali per aiutare altre persone che avevano sperimentato la “terapia riparativa” e scrivere un libro in seguito.
Carissa Chen e una cugina hanno fondato in sua memoria la Fondazione Alana Chen. Vogliono raccogliere denaro per permettere alle persone di avere accesso alle cure per la salute mentale.
La morte di Alana ha scosso la comunità LGBT locale. Daniel Ramos, direttore esecutivo di One Colorado, la più grande organizzazione di difesa delle persone LGBT nel Colorado, ha detto come sia importante sapere che nel Colorado la terapia riparativa è ancora molto diffusa.
One Colorado è stato uno dei maggiori sostenitori della legge sul divieto di terapia riparativa sui minori, e ha dovuto lottare anni per farla approvare. Una concezione sbagliata sulla terapia riparativa, ha detto Ramos, è che sua composta solo di pratiche estreme, come l’elettroshock, per cercare di cambiare l’orientamento sessuale. Ma ogni terapia che cerca di cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona dovrebbe essere considerata terapia riparativa, che può causare gravi effetti psicologici negativi.
L’Associazione degli Psicologi Americani scoraggia tale pratica, affermando che ci sono prove insufficienti a dimostrare che gli sforzi per cambiare l’orientamento sessuale abbiano successo.
Su Twitter Padre James Martin, noto prete gesuita e scrittore, ha espresso tristezza alla notizia della morte di Alana: “Ogni morte, specialmente un suicidio, è una tragedia”, ha detto Padre Martin in un’intervista del 23 gennaio a una rubrica religiosa: “Il fatto che Alana abbia dichiarato che è stata forzata a una terapia riparativa rende il fatto ancora più tragico e sconvolgente”. Padre Martin ha poi invitato la Chiesa a interrompere le pratiche che cercano di cambiare l’orientamento sessuale.
A gennaio i sacerdoti episcopali della contea di Boulder hanno pubblicato una lettera sul Boulder Daily Camera in cui viene rifiutata la terapia riparativa e si esprime cordoglio per la morte di Alana: “Uno dei testi che usiamo nella Chiesa Episcopale il Mercoledì delle Ceneri è una preghiera che inizia così: Dio onnipotente, Tu non odi nulla di ciò che hai creato. Noi crediamo nella sua pienezza che nessuna persona, con la sua identità di genere, sia odiata dal Signore”.
Dalla morte di Alana, ha detto la famiglia, nessuno dell’arcidiocesi di Denver li ha contattati direttamente. (Haas ha detto che riteneva che non sarebbe stato gradito). Il suo funerale è stato celebrato in una parrocchia episcopale locale. “Le persone diranno cose diverse sul suicidio e sulle sue ragioni”, ha detto Carissa, “Penso che la Chiesa abbia giocato un ruolo importante negli anni del trauma e del trattamento a cui è stata sottoposta fino al suicidio, e dovranno conviverci. Lo faremo tutti, adesso”.
Testo originale: A young woman’s suicide puts focus on church’s counseling for LGBT Catholics