Mary Daly, una teologa femminista che ha voluto immaginare un mondo “al di là”
Articolo di Julie Bindel* pubblicato sul sito del quotidiano The Guardian (Gran Bretagna) il 27 gennaio 2010, liberamente tradotto da Miriam Ferraglioni
È morta all’età di 81 anni Mary Daly, la prima filosofa femminista del mondo, resa famosa dal suo originale uso del linguaggio, dal suo umorismo e dalla sua passione per sfidare il patriarcato e la religione. Figura chiave delle scrittrici femministe del 20esimo secolo, si descrisse come ‘hag’ (dall’inglese ‘haggard’, parola associata alla stregoneria) e come una pirata (‘ci è stato rubato quasi tutto dal patriarcato e dobbiamo riprendercelo’). Daly si chiese come mai gli uomini hanno così tanto potere nel mondo, e sfidò l’idea di Dio come uomo.
La sua opera più conosciuta è il rivoluzionario Gyn/Ecology, pubblicato per la prima volta nel 1978; fu uno dei primi libri ad evidenziare la violenza sessuale e culturale verso le donne, come la mutilazione genitale femminile, il ‘foot binding’ [o ‘loto d’oro’, che indica la pratica di deformazione artificiale dei piedi subita dalle donne cinesi, n.d.t.] e la caccia alle streghe. In Gyn/Ecology decostruisce a cuor leggero ciò che chiama linguaggio patriarcale, rinominando il therapist (terapeuta) come the-rapist (lo stupratore).
Autrice di otto libri, incluso Websters’ First New Intergalactic Wickedary of the English Language, scritto insieme a Jane Caputi nel 1987, credeva che la parola scritta fosse un potente strumento contro l’oppressione.
Unica figlia di genitori cattolici, irlandesi ed appartenenti alla classe operaia, Daly crebbe a Schenectady (New York). Spinta all’educazione superiore, in particolare dalla madre, si scoprì portata per la teologia, nonostante affermasse di odiare la Bibbia.
Fu premiata per il suo primo dottorato in studi religiosi nel 1953 dal College di St Mary, Notre Dame, Indiana e continuò i suoi studi dopo essersi trasferita in Svizzera (al tempo, nessuna università americana permetteva alle donne di accedere ai corsi di laurea in teologia), acquisendo ulteriori dottorati in teologia e filosofia.
Nel 1966, Daly si iscrisse alla facoltà di teologia del College gesuita di Boston (Massachussetts). Tre anni dopo, venne coinvolta in una battaglia con l’amministrazione piuttosto conservatrice del college che seguiva la pubblicazione del suo primo libro, La Chiesa e il secondo sesso (The Church and the Second Sex), che rivelava la misoginia nella Chiesa Cattolica. Dai conseguenti tentativi di licenziarla, ne risultò una disputa di quattro mesi, durante il quale 1.500 studenti di sesso maschile testimoniarono a suo favore per farle ottenere un incarico di ruolo sicuro. In seguito, etichettò numerosi suoi colleghi come ‘bore-ocrats’ [letteralmente ‘burocrati noiosi’] e li accusò di soffrire di ‘academentia’ (‘accademenza’).
La controversia la colpì di nuovo nel 1998 per il suo rifiuto di ammettere studenti di sesso maschile al suo corso di etica femminista. In un caso il college fu minacciato da un’azione legale per la violazione delle leggi antidiscriminazione. Due anni dopo fu raggiunto un accordo e fu detto che entrambe le parti avessero raggiunto un’intesa, ma Daly insistette che fosse stata forzata ad accetare.
Nel 1999, riguardo la controversia, disse: ‘Non penso agli uomini. Non mi interessa davvero nulla di loro. Sono preoccupata per i talenti delle donne, che sono stati infinitamente ridotti sotto il patriarcato’. Andò in pensione ufficialmente nel 2001.
Coloro che la conoscevano sostengono che il più grande talento di Mary Daly era la sua genialità nell’ispirare generazioni di studentesse universitarie e, al tempo stesso, coloro con cui venne a contatto nel percorso per diventare femministe. La scrittrice Janice Raymond, che lavorò con Daly a Boston, dice che ispirava ‘attraverso il suo carisma, il suo esempio e quel perfido senso dell’umorismo’.
Nei suoi ultimi anni, Mary Daly sostenne una campagna contro le chiusure delle librerie indipendenti delle donne, e si interessò ai libri delle femministe radicali che stavano scomparendo dalla stampa. Quando una sua amica le chiese di scrivere un blog per il suo sito web, rispose: ‘Ho già detto alle donne tutto quello che devono sapere: è nei miei libri’.
La prima volta che sentii una sua conferenza – a Boston, alla fine degli anni ’80 – fui colpita dal modo in cui affascinava il suo pubblico. Mary Daly avrebbe potuto benissimo essere altamente critica nei confronti di coloro che considerava accademiche vendute e respinte, che lavoravano sulla teoria post-modernista come ‘burattini di uomini bianchi morti come Michel Foucault’. Non si inchinava mai alle convenzioni, avrebbe insegnato piuttosto in abbigliamento da trekking che in tailleur.
La frase che racchiude più concisamente Mary Daly è probabilmente questa, scritta nel 1995: ‘Ci sono e ci saranno coloro che penseranno che ho esagerato. Lasciateli nella loro sicurezza che questo giudizio sia corretto, probabilmente al di là della loro più selvaggia immaginazione, e che io continuerò a farlo’.
Mary Daly, teologa femminista, nata il 16 ottobre 1928, è deceduta il 3 gennaio 2010.
* Julie Bindel è giornalista freelance e attivista politica, fondatrice di Justice for Women (Giustizia per le donne).
Testo originale: Mary Daly obituary