Uomini e tonache. La crisi della mascolinità nel sacerdozio cattolico
Articolo di Léa Mormin-Chauvac pubblicato sul sito del quotidiano Libération (Francia) il 30 ottobre 2019, liberamente tradotto da Chiara Spasari
Con un’analisi della mascolinità dei sacerdoti, il ricercatore in scienze politiche Josselin Tricou svela le strategie della Chiesa Cattolica per «difendere certi modelli e lottare contro la perdita di valori».
«Come in una foto sfocata, c’è in seno alla Chiesa Cattolica un’ombra intorno all’identità sessuale», sentenzia Josselin Tricou. Il sociologo lo scorso giugno ha presentato una tesi di dottorato sull’identità sessuale dei sacerdoti cattolici dagli anni ’80 in poi, dal titolo «Des soutanes et des hommes», (Uomini e tonache) (1).
Concepito «prima ancora che sulla scena pubblica irrompesse il dibattito sul matrimonio omosessuale», il suo lavoro dimostra l’importanza delle questioni di genere e di sessualità per i cattolici.
Pur riconoscendo il femminile e il maschile come dati naturali, la Chiesa Cattolica, spiega Tricou, propone due tipologie maschili (il che di fatto contraddice questo postulato fisiologico): l’uomo sposato impegnato in affari politici ed economici, rappresentato dal fedele cattolico praticante, e il sacerdote, escluso dalle questioni politiche, economiche, sessuali e matrimoniali: quest’ultimo deve adottare delle prerogative tradizionalmente attribuite al genere femminile, quali ascolto, non-violenza, uso del canto e della lettura come veicolo di espressione delle emozioni.
L’uomo di Chiesa vede inverte le (consuete) norme della virilità. Questo sistema è una «costruzione storica più recente di quanto si creda», sottolinea Tricou, ma che oggi attraversa una crisi. Il ricercatore ha analizzato un corpus di 119 film per studiare la svalutazione dell’immagine dei sacerdoti agli occhi della società: «A partire dagli anni ’80 notiamo una sorta di simbolica evirazione del sacerdote, che è quindi rappresentato in modo molto effeminato. Ciò si traduce in un sospetto di omosessualità» in una società governata dai codici dell’eterosessualità. Un esempio lampante: il prete effeminato nel film Non sposate le mie figlie! A questo fenomeno di declassamento della mascolinità sacerdotale se ne aggiunge un altro.
Negli anni ’60 e ’70 la Chiesa conosce una «crisi di vocazioni»: «I praticanti delle classi popolari si allontanano dalla religione cattolica, mentre un certo numero di sacerdoti abbandona la Chiesa: l’istituzione è riluttante ad un’evoluzione sulle questioni che riguardano la società, in particolare il matrimonio».
La vocazione sacerdotale è in declino, salvo tra i più conservatori e tra coloro che potrebbero definirsi omosessuali. A partire dagli anni ’80, l’arruolamento avviene essenzialmente nell’alta borghesia molto praticante. Qui, in particolare, il sacerdozio può rappresentare una via percorribile per coloro che avvertono la propria omosessualità, ma non possono vivere questa condizione nel loro contesto sociale.
A differenza delle generazioni precedenti, questi giovani sacerdoti conoscono la «cultura gay», meno costretta alla clandestinità rispetto al passato, e che la televisione ha contribuito a diffondere. Alcuni, in ambienti sociali più tolleranti, sono tentati di vivere la propria sessualità senza nascondersi. Altri, invece, vedono nella Chiesa una sorta di «nascondiglio» in cui l’omosessualità può essere vissuta in maniera indiretta.
È quello che Tricou chiama la «grande e controversa questione della sessualità alle porte delle sacrestie». La percentuale degli omosessuali nelle file dei sacerdoti aumenta e, soprattutto, essi diventano visibili agli occhi della società e dei fedeli. Troppo visibili? A rischio di screditare l’istituzione, chi si ostina a difendere le norme di genere e di sessualità tradizionali?
Per contrastare lo «svilimento della mascolinità sacerdotale» la Chiesa osteggia e respinge l’ordinazione di preti «troppo apertamente omosessuali». La decisa denuncia della «teoria del gender», motivo di imponenti proteste fra i cattolici in tutto il mondo, emargina di fatto coloro che, sacerdoti o praticanti, potevano mostrarsi più tolleranti sulle questioni della sessualità. Sotto le pressioni del Vaticano e dell’ala più conservatrice della Chiesa, la figura del sacerdote è anche costretta ad orientarsi verso una percettibile mascolinità, che presuppone l’eterosessualità. Egli deve «assumere visibilmente un ruolo di capo», portatore di valori maschili tradizionalmente assegnati agli uomini laici, ad esempio attraverso immagini che vedono sacerdoti praticare qualche sport. La Chiesa proporrà anche ai fedeli degli insegnamenti in grado di fornire agli uomini dei validi riferimenti in merito alla loro virilità e al posto da ricoprire all’interno della società.
La questione dell’omosessualità all’interno della Chiesa è tanto più stigmatizzata considerato che, per far fronte alla crisi di vocazioni in Francia e garantire la continuità del pubblico servizio del culto, già fin dall’inizio degli anni 2000 il reclutamento avviene perlopiù nelle ex colonie. Intervistati da Tricou, questi sacerdoti eludono la questione, dichiarando di non essere coinvolti in queste «problematiche di mascolinità bianca». Ma con questa spirale maschilista quale unica risposta al problema, la Chiesa sembra ridicolizzare se stessa.
Gravissima, questa «ossessione dell’omosessualità», sottolinea Tricou, che ha completamente «reso ciechi questi uomini e la loro istituzione alla realtà delle violenze sessuali e sessiste perpetrate da molti di loro ai danni di bambini o religiose». Ora le rivelazioni giungono a squarciare il velo dell’ignoranza. La Chiesa deve uscire da questo vicolo cieco.
Nel 2014 la revoca del divieto imposto alle Chiese cattoliche orientali di ordinare sacerdoti uomini sposati in Occidente, la creazione nel 2016, da parte di papa Francesco, di una commissione incaricata di discutere la possibilità di nominare donne diacono, e il recente annuncio della possibilità di consacrare uomini sposati in Amazzonia sono forse altrettante «misure marginali, fatte per impressionare ed abituare gli animi a cambiamenti che, tra qualche anno, dovranno essere attuati d’urgenza», afferma Tricou.
Attraverso l’analisi dell’omosessualità, il ricercatore dimostra che la difesa dell’eterosessualità e di certi modelli di virilità rappresenta una questione cruciale per la Chiesa. Le lotte di potere intorno al genere e alla sessualità e gli interventi tattici teologici e politici le permettono di mantenere la sua posizione nella società e di garantirsi la dedizione dei fedeli. Studiando la mascolinità del sacerdote, Josselin Tricou mette a nudo le strategie della Chiesa Cattolica per «difendere certi modelli e lottare contro le perdite di valori».
(1) Tesi di dottorato in scienze politiche-studi di genere, intitolata «Uomini e tonache. Soggettività naturale e politica della mascolinità nel clero cattolico francese a partire dagli anni ’80».
Testo originale: La soutane mise à nu. En analysant la masculinité du prêtre