Tante veglie anti-omofobia per «allargare la tenda» a ogni persona colpita da discriminazione
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Articolo di Innocenzo Pontillo* pubblicato sul settimanale cristiano Adista Segni Nuovi n° 21 del 30 maggio 2020, pp.7-8
In varie parti del mondo, in questo tempo di lockdown in cui a causa della pandemia da Covid-19 le nostre chiese sono rimaste con le porte spalancate ma inesorabilmente vuote di culti e prive di comunità, ogni persona ha vissuto la sensazione di sentirsi ai margini, esclusa e allontanata dalla sua comunità.
Tutti hanno potuto provare questa sgradevole situazione, qualsiasi fosse il suo censo, la sua età e la sua posizione geografica. Una sensazione di esclusione che le persone gay, lesbiche e trans provano spesso sulla loro pelle, solo perché amano così come Dio li ha voluti.
Ecco perché, anche quest’anno, in Spagna, Malta, Olanda, Cile, Polonia e in Italia, come accade dal 2007, i cristiani LGBT insieme a tante comunità cristiane hanno voluto organizzare numerose veglie di preghiera e incontri di riflessione in occasione della “Giornata internazionale per il superamento dell’omotransfobia” del 17 maggio.
Quest’anno uniti dall’invito biblico di Galati 3,28: «Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù», hanno voluto ricordare come, in un tempo di difficoltà come questo, non dobbiamo smettere di lottare «contro ogni divisione, perché siamo tutti figli dello stesso Padre, fratelli che si accolgono nella loro diversità».
Per i limiti imposti dal lockdown i momenti di preghiera saranno organizzati, dal 13 al 28 maggio 2020, sfruttando diverse piattaforme online per ricordare, come scrivono gli organizzatori della Veglia nella chiesa Oranjekerk di Amsterdam (Olanda), tutte «le vittime dell’omo, della bi e della transfobia, attraverso le loro testimonianze», per raccontare «il dolore della violenza» e dare spazio alla speranza, in modo che ognuno possa «scoprire di essere amato».
Ma soprattutto, come afferma Padis+ il ministero pastorale cattolico della diversità sessuale dal Cile, per chiedere che cessino «tutte le violenze contro le persone LGBT» e anche per «essere vicini a coloro che sono oggi vittime di questa pandemia».
Il 17 maggio, giornata internazionale per il superamento dell’omofobia e della transfobia, si è svolta contemporaneamente una impressionante maratona di momenti di preghiera online che hanno animato tutta la giornata, dalla Spagna al Cile, dall’Olanda a Malta e attraverso tutta l’Italia, dalle 9.30 del mattino (ora italiana) alle 22.30 della sera.
Scrive mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo (Italia), nel messaggio pubblico diffuso in occasione delle veglie e della Giornata Internazionale per il superamento dell’omotransfobia (17 maggio 2020) che «Nei momenti di crisi – a maggior ragione in un cambiamento d’epoca come il nostro – ogni società produce capri espiatori e “per contagio mimetico esplode una violenza bestiale” (R. Girard). La celebrazione di questa Giornata Internazionale per il superamento dell’omofobia contribuisca a diffondere un messaggio di pace, perdono e riconciliazione perché sia riconosciuto e accolto ogni Volto umano. Ascoltiamo e apriamoci al “dialogo originario”, per rispondere alla prima domanda rivolta da Dio all’uomo: “Dove sei tu? E dov’è tuo fratello, sì, proprio quello che hai messo da parte, che hai trascurato, che hai eliminato?”. Ricorda la Commissione Fede e omosessualità delle chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia, che è importante pregare per tutte le persone gay, lesbiche, trans, bisessuali… per riflettere sulla nostra vulnerabilità che si sviluppa attraverso la paura e lo scoramento dinanzi alle avversità; pur nelle difficoltà di questo frangente, vogliamo mantenerci solidali e aperti con il prossimo» per «non abbandonarci alla paura del contagio, ma ancora più al contagio della paura».
Aggiunge Anna Battaglia, una madre cristiana con un figlio gay di Ragusa (Italia), che questa esperienza: «mi ha catapultato in un gruppo di genitori pronti a spendersi per figlie e figli LGBT che sono divenuti figlie e figli di tutti noi. (…) li ho conosciuti, queste figlie e questi figli LGBT, i cui nomi rimbalzavano nello schermo (del computer) quando intervenivano attraverso le loro testimonianze… Ed ora nelle veglie saremo insieme, cuore nel cuore, a pregare quel Gesù che ci rassicura che nella casa del Padre ci sono molte dimore, che non c’è né maschio né femmina, perché Lui e il Padre dimorano nella molteplicità dei nostri io».
I cristiani LGBT polacchi di “Wiara i Tecza” (La fede e l’arcobaleno), che da 7 anni collaborano alla realizzazione della veglia ecumenica trasmessa online dalla Chiesa Parafia Ewangelicko-Augsburska św. Marcina w Krakowie (chiesa Evangelico-Asburgica di San Martino) di Cracovia (Polonia), che quest’anno «Preghiamo per l’apertura delle Chiese e della società nei confronti delle persone LGBT e per l’accoglienza delle loro relazioni sentimentali». «(…) Preghiamo per noi e anche per l’Italia, così tragicamente colpita dalla pandemia; per le persone LGBT che, a causa dell’isolamento in casa, (…) possono subire violenza da parte della propria famiglia. Preghiamo affinché ci sia una riflessione da parte dei legislatori affinché non approvino mai più una legge discriminatoria verso la comunità LGBT. Perché Noi, persone LGBT+, stiamo lottando come tutti contro questa pandemia e vogliamo continuare a impegnarci nella nostra società» e nelle nostre chiese per il bene di tutti».
Per questo, anche quest’anno, i cristiani LGBT e le persone di buona volontà di tante comunità cristiane hanno voluto alzare a Dio e agli uomini il loro grido di speranza e di dolore.
Ma qualcuno vorrà ascoltare il loro invito, affinché la nostra società e le nostre comunità cristiane sappiano sempre di più «allargare la tenda» (Isaia 54) per fare spazio a tutti, diventando così «sempre più santuari di accoglienza e sostegno verso le persone LGBT e verso ogni persona colpita da discriminazione»?
* Innocenzo Pontillo è volontario del Progetto Gionata e de La Tenda di Gionata