Quando il Maestro parla al cuore di un giovane gay cristiano ormai adulto
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Riflessioni di Raffaele D.
Qualche giorno fa ho realizzato che, tra qualche mese, dovrò rinnovare la mia patente di guida per la seconda volta. Sono passati venti anni dall’esame di guida, da quell’assolato pomeriggio del 2000 così pieno di attese.
Ero un diciottenne al quarto anno del liceo scientifico, il primo a patentarsi della mia classe; la mia macchina era sempre piena di gente, vi lascio immaginare! Seguendo un’aritmetica che non lascia scampo ad interpretazioni alternative, il calcolo della mia età è presto fatto: 18+20=38.
A 38 anni suonati, sento di essere nel pieno del mio già e non ancora, nel cuore del mio cammino di giovane-adulto che sorride alla vita, tra sogno e realtà, pienezza materica e fragilità cristallina, malinconia e stupore, incanto e disincanto, attesa e memoria.
“Ricordi, ricordi, ricordi, ricordi…
Ricordi quando mi hai sorpreso
Col primo sorriso?”.
Dipanare la fitta rete dei ricordi di questi anni porta la mia memoria uditiva a queste parole di un brano di Tiziano Ferro del 2006 (il titolo è “Mio fratello“). Il primo sorriso. Ovviamente non posso ricordare il primo sorriso della mia infanzia, in senso assoluto; ma la vita è generosa e mi permette di ricordare quando mi ha sorpreso con il primo sorriso reso alla mia omoaffettività, una realtà che mi chiedeva di essere abitata, non sublimata. Avevo quasi 35 anni.
Ho sorriso tantissimo anche negli anni precedenti, ma quel sorriso non lo dimenticherò mai. Era la sera dell’Epifania del 2017 e, quell’anno, il Signore si è manifestato a me così nitidamente.
“Ricordi, ricordi, ricordi, ricordi…
Ricorda che con il ritorno
Inizia un altro viaggio”.
Iniziava per me un viaggio nuovo, in cammino tra (e nonostante) le mie resistenze. Occhi che raccontano itinerari di verità. Fragilità che si incontrano per perdonarsi. Paure che sognano la speranza. Un itinerario di già e non ancora che mi ha portato qui.
In questo tempo percepisco con grande forza che Dio sta parlando al mio cuore di giovane-adulto. Sento che ha qualcosa di importante da dirmi; si rivolge al Nicodemo che è in me, perché abbassi il livello delle mie difese e mi abbandoni con fiducia alla Sua volontà.
Chiedo spesso al Signore di parlarmi come si parla ad un bambino, di usare un linguaggio estremamente semplice ed intellegibile, perché possa comprenderlo davvero. Ovviamente queste parole servono solo ad accarezzare la mia intelligenza emotiva, perché il buon Dio sa perfettamente come parlarmi, stravolgere i piani, mischiare le carte, smussare i miei tratti più spigolosi. “Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Is 43, 19).
Risuonano con molta forza dentro di me le parole che ho ascoltato qualche anno fa da un sacerdote romano: “Sai perchè ti ha creato Dio? Perchè senza di te non si può fare. Ci sono persone che solo tu puoi amare. Ci sono cose che solamente tu potrai fare. Cose che solamente tu potrai dire. Sentimenti che solo tu potrai provare. In nome di Cristo, sii te stesso, davanti a Dio, al Suo Amore“.
Mi chiedo spesso quale sarà l’epilogo di questo tempo di ricerca, ma poi penso che “lo scopriremo solo vivendo” e posso solo continuare a camminare. Lo devo a me stesso, a quelle persone che solo io potrò amare; a quell’uomo, a quella comunità, a quel gruppo di fratelli che Dio ha pensato per me e che mi stanno pazientemente aspettando. A quelle idee che soltanto io potrò partorire. A quei sentimenti che potranno fiorire solo nel mio giardino, pieni di quel profumo e quei colori che il buon Dio mi ha affidato.
So che non mancheranno gli inverni rigidi, i giorni di silenzio, i castelli di carta che cederanno al primo alito di vento, ma più forte è la consapevolezza che Dio mi tiene per mano. Egli mi ha donato un cuore d’artista, un cuore che sogna e continua a ripetermi: “Sogna, ragazzo, sogna!“.
Elevo al Signore una preghiera, che sgorga dal mio cuore con la semplicità dei miei mezzi. Lo faccio insieme a voi, con la certezza che Egli è qui con noi e ci ascolta.
Donami, Signore, la fiducia del sì.
Suggeriscimi l’intuizione dell’innamorato,
come hai fatto con i tuoi discepoli in riva al mare di Galilea,
perché possa pronunciare il mio sì
a ogni Tua domanda che neanche conosco.
Donami, Signore, il coraggio del sì,
proprio quel sì che si scontra con le mie resistenze,
che rovescia ogni comoda consuetudine
ma che è necessario per compiere
il cammino d’amore che tu hai pensato per me.
Donami, Signore, la nostalgia del sì.
Ti consegno questo desiderio
attraverso le parole di Sant’Agostino:
“Ci hai fatti per Te
e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te”.
Donami, Signore, l’urgenza del sì,
perché non arretri dinanzi agli affanni del tempo presente,
dinanzi al quotidiano che fagocita.
Sia, invece, pungolo per essere come girasoli
che orientano a Te lo sguardo e le scelte di ogni giorno.
Donami, Signore, la gioia del sì.
Aiutami a dirti sì con creatività,
a non scoraggiarmi se dovrò fare e disfare
fin quando il disegno che hai pensato per me
si manifesti in pienezza nel suo tratto, nei suoi colori, nella sua luce.
Donami, Signore, la condivisione del sì.
Non manchi mai ai miei giorni
la luce di un volto fraterno
con cui condividere, con cuore grato,
la bellezza che salva.
Donami, Signore, il tempo del sì.
Da bravo Maestro, dirigi il mio cuore secondo i tempi giusti
per riconoscere ed accogliere i segni del Tuo amore.
Perdonami quando i miei passi saranno più lenti del tuo gesto da direttore
e quando la fatica vorrà avere l’ultima parola.
Non stancarti mai, Maestro, di parlare al mio cuore,
di additarmi la via dell’infanzia spirituale,
di indicarmi i tratti di strada che portano a Te,
perché le parole cristiano e omosessuale
non siano mai poste in alternativa l’una all’altra
ma siano, insieme, il compimento pieno della mia prima vocazione:
edificare la civiltà dell’amore, così come sono, qui ed ora.
Maria, donna del sì, sostieni la mia preghiera. Amen.
Un abbraccio a tutti, con cuore sempre grato, certo che un giorno diverrà un abbraccio materico, in carne ed ossa. E sarà bellissimo.