La chiesa cattolica francese s’interroga su cosa è famiglia oggi
Articolo pubblicato sul sito BFMTV (Francia) il 17 gennaio 2020, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Un anno fa la Conferenza Episcopale Francese ha suggerito a tutte le diocesi di sostituire l’espressione [nell’ambito del rito battesimale] “figlio o figlia di” con un semplice riferimento ai “genitori”. Questa riformulazione, rivelata di recente dalla stampa, ha sollevato numerose riserve negli ambienti cattolici francesi.
Ancora un po’ e si sarebbe detto che la Conferenza ha ribattezzato gli atti di battesimo. Certo non siamo a questo punto, ma è pur vero che i vertici della Chiesa francese, che hanno il compito di dirigerla e di esprimere l’opinione dei cattolici sulle questioni che agitano la società, hanno fatto qualcosa di sorprendente.
Già un anno fa (ma la discreta proposta è stata rilevata solo di recente dal bimestrale cattolico L’homme nouveau e rilanciata poi dal Figaro) la Conferenza aveva raccomandato, con una lettera inviata a tutte le diocesi, di modificare gli atti battesimali e sostituire l’espressione “figlio o figlia di” con “Cognome e nome dei genitori o di chi detiene l’autorità genitoriale”.
Di fronte a “situazioni nuove”
Si tratta del risultato del lavoro congiunto della commissione di riforma degli atti amministrativi e della commissione per la pastorale liturgica e sacramentale, risultato finale poi convalidato dal Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Francese. È stato monsignor Joseph Metz-Noblat, vescovo di Langres, nel dipartimento dell’Alta Marna, a redigere la lettera indirizzata alle diocesi: “La questione si poneva già da alcuni anni, per via delle nuove situazioni famigliari”.
“Nuove situazioni famigliari”: si pensa immancabilmente ai bambini cresciuti dalle coppie dello stesso sesso, uno schema che non è così frequente e che comunque raramente dà luogo a un battesimo.
Monsignor Metz-Noblat è d’accordo che non si tratti di un fenomeno di massa, ma l’equazione merita comunque di essere risolta: “È evidente che questi nuovi casi non sono una folla! Ma basta qualche caso perché la questione si ponga in modo serio, tanto più che non è possibile istituire un registro a parte… Il problema è: come integrare una situazione minoritaria in modo adeguato?”.
Un provvedimento che non fa scuola
Nella lettera destinata ai suoi colleghi, il vescovo di Langres assicura di voler “constatare la situazione famigliare [concreta]” e di evitare “ogni giudizio morale”; “I bambini non devono essere considerati responsabili della situazione dei loro genitori”. Tuttavia sorprende non poco tale iniziativa, questa pudica cancellazione delle parole “padre” e “madre” da parte di una istituzione che rappresenta il cattolicesimo romano e la sua visione della famiglia, la quale non contempla il matrimonio omosessuale.
Gli oppositori a questa innovazione potrebbero vedervi un remake dell’apertura del vaso di Pandora. Il vescovo di Langres invita alla riflessione: “L’espressione ‘vaso di Pandora’ secondo me è troppo forte. L’ultima modifica [degli atti di battesimo] risale al 1994, venticinque anni fa: la società francese è evoluta molto in fretta”. Prosegue poi parlando di questa ultima revisione, che ormai risale a un quarto di secolo fa: “Alcuni ci hanno rimproverato di ‘seguire il mondo’ e di lasciarci influenzare dalle sue ultime evoluzioni, a danno della concezione cattolica della famiglia. Se avessimo dovuto conservare la formulazione anteriore al 1994, bisognerebbe tutt’ora precisare se il bambino è legittimo o meno. All’epoca constatammo il fatto che erano numerosi i bambini nati fuori dal matrimonio, ma non per questo abbiamo rinunciato alla convinzione che la famiglia basata sul matrimonio tra un uomo e una donna è la migliore per quanto riguarda il bene di tutti i suoi membri”.
Monsignor Joseph Metz-Noblat non ignora certo le reazioni tiepide e le difficoltà sollevate da alcuni: “A questo rispondo che non si tratta di rinunciare alla filiazione, ma di tenere conto della realtà”. Ma, a un anno di distanza dalle prime raccomandazioni, questa modifica non fa scuola.
Monsignor Dominique Lebrun, vescovo di Rouen, dà voce alle riserve sulla modifica parlando con il Figaro: “Per ora noi manterremo i formulari di prima. Il notaio della diocesi si è consultato con i notai parrocchiali e con i parroci. La maggioranza pensa che non sia opportuno cancellare la menzione al padre e alla madre. Mi auguro che la riflessione continui e sia rispettata la filiazione naturale, come anche il desiderio della Chiesa Cattolica di accogliere ogni bambino”.
Testo originale: Les évêques de France conseillent d’employer “parents” plutôt que “père et mère” sur les actes de baptême