Sette vittime in sette giorni. La CEI si scaglia contro la legge sull’omofobia mentre il sangue scorre
Riflessioni di Massimo Battaglio
Mercoledì scorso 10 giugno è uscito il famigerato comunicato della “presidenza della CEI” contro la legge contro l’omotrasnfobia (e cioè a favore dell’omotransfobia).
Sappiamo che, dietro quella strana dizione, “presidenza della CEI”, si nascondono cose non belle.
Nessuno dei vescovi italiani era al corrente delle parole che stava teoricamente sottoscrivendo. Nemmeno il papa (primo vescovo a far parte di quell’assise) sapeva nulla, e infatti si è mostrato furioso. Circola voce che l’autore del “comunicato” e della sua diffusione sia un qualunque funzionario senza incarichi particolari, che si è preso la briga di parlare a nome di tutti. Una mossa degna di un corvo.
Da giovedì a oggi, si sono registrati i seguenti fatti:
– L’ex presidente di Arcigay Napoli, Antonello Sannino, è stato “denigrato a sua insaputa” da un giornalista, il quale lo ha contattato telefonicamente, lo coperto di insulti omofobi e, dopo, gli ha comunicato che era in diretta radio.
– Federica, donna trans di Napoli, è stata orribilmente sfigurata dai suoi vicini. Stava tornando a casa; qualcuno l’ha colpita alla schiena e l’ha lasciata in un bagno di sangue. In ospedale, il personale le ha riservato trattamenti non degni di una paziente.
– A Matera, il padrone di casa di una coppia gay ha preteso di revocare improvvisamente il contratto d’affitto.
– A Marzamemi (borgo di 360 anime in provincia di Siracusa), un gruppo di sei buzzurri si è scagliato contro due turisti “colpevoli” di aver difeso un amico da assurdi insulti omofobi sulla pubblica piazza.
– L’onorevole Alessandro Zan, estensore del progetto di legge contro l’omotransfobia, ha ricevuto minacce di morte.
Sette vittime in sei giorni. Il doppio della media. Non riesco a non vedere una relazione tra il comunicato “episcopale” e questo sangue.
Sarebbe bene che l’alto clero italiano si facesse una domanda e, prima ancora di darsi una risposta, si corpargesse il capo di cenere.
Perché la “presidenza della CEI” è un organo importante, influente. E tutti loro lo hanno eletto. Nessuno può declinare il suo pezzetto di responsabilità.