Lesbica e cattolica: “Amo troppo la mia Chiesa per lasciarla nelle mani di chi preferirebbe vedermi scomparire”
Articolo di Mada Jurado* pubblicato sul sito Novena News (Spagna) il 7 maggio 2020, liberamente tradotto da Chiara Spasari
“Amo troppo la mia Chiesa per lasciarla in mano a chi mi vorrebbe fuori”, dice una teologa svizzera, cattolica e lesbica.
“In molti contesti essere omosessuale dichiarata è tutt’altro che sicuro, le discriminazioni subite dalle lesbiche trovano raramente riconoscimento”, ha scritto la teologa zurighese Susanne Birke in una lettera aperta in occasione della Giornata della visibilità lesbica lo scorso 26 aprile, come riporta New Ways Ministry.
“Spesso, nel modificare le leggi in funzione dell’inclusione delle persone omosessuali, le nostre necessità non vengono adeguatamente analizzate e soddisfatte. Le organizzazioni lesbiche non ricevono le stesse sovvenzioni”, denuncia la teologa, che si definisce una “femmina che ama le donne”, che dice essere “un’espressione per distinguere l’orientamento affettivo-sessuale di una donna dalla cis / trans-identità di genere della donna che prova attrazione fisica per il suo stesso sesso”.
“Questo è ciò che sono”
In quanto alla situazione di lesbiche e donne-che-amano-le donne all’interno della Chiesa Cattolica, “sembra essere ancora peggio”, ha ammesso Birke, pur aggiungendo di “percepire il vento del cambiamento”.
Tutt’altro che “impossibile, folle o semplicemente bislacca”, “una femmina amante delle donne, teologa cattolica romana che lavora per la sua Chiesa”: questo è semplicemente “ciò che sono”, dichiara Birke.
Diversi fattori hanno contribuito a garantire la sua permanenza nella Chiesa, ammette la teologa,
non ultimo il fatto di vivere in una diocesi che definisce “aperta” ai ministeri LGBTIQ+ (la diocesi di Basilea), la quale vanta quello che Birke descrive come il gruppo di lavoro “in continua attività” della Pastorale Arcobaleno.
Non solo, ma Birke afferma che l’organizzazione per cui lavora “mi è stata accanto, supportandomi”, anche se non sono mancate “recriminazioni” per il suo impegno nella teologia femminista, per i diritti delle donne e la presenza LGBTIQ+ nella Chiesa.
Ma “soprattutto posso fare quello che faccio grazie a molte persone tra le fila della gente comune, che vogliono una Chiesa inclusiva, alcuni sono anche disposti a rischiare per far sì che questo diventi realtà”, spiega Birke.
Non che sia stato facile, però.
Birke denuncia non solo che, se dovesse formalizzare una sua unione di fatto, “non potrei più fare quel che faccio ora”, ma anche che “molti dei miei colleghi vivono nel timore, perché anche impegnandoci per l’inclusione a livello di comunità, noi [la Chiesa] siamo ben lontani dall’accettare le persone LGBTIQ+ tra il nostro personale”.
“Qualunque cosa succeda, rimarrò parte del movimento della resurrezione”
Birke ammette che “in un certo senso sembra da pazzi operare in una Chiesa che mi discrimina non solo per il mio sesso, ma anche a causa di chi amo”. Ma aggiunge: “Amo troppo la mia Chiesa per lasciarla nelle mani di coloro che vorrebbero cacciare la gente come me”.
“In giro per il mondo ho incontrato molti esseri umani meravigliosi, che fanno il bene in molti modi diversi. Questo per me ha più importanza della discriminazione che vivo. E ultimo, ma non meno importante: non importa cosa accadrà, rimarrò parte di quel movimento di resurrezione che iniziò 2000 anni fa”.
“Possa la Santa benedirvi con il suo amore”
Nonostante Birke riconosca che la discriminazione subita, soprattutto da giovane teologa impegnata nella Chiesa, sia “adesso alleviata”, ammette anche che “c’è ancora molto lavoro da fare”.
Un punto di forza, però, aggiunge, è “il movimento di riforma in Svizzera, che è straordinariamente affermato, ci sono salde organizzazioni e reti di donne”, e “la Lega cattolica svizzera delle donne è la più grande organizzazione cattolica romana che sostiene la parità di diritti al matrimonio”.
Birke ha espresso la speranza che le voci di tutti coloro che si adoperano per l’inclusione nella Chiesa “possano diventare più forti e farsi sentire di più in futuro”.
La teologa chiude la sua lettera aperta per il Giorno della Visibilità Lesbica con un’esortazione: “Non permettete che vi impediscano di vivere tutte le dimensioni del vostro essere, perché qualcuno pensa che sia impossibile. Voi potreste essere qui per aprire nuove porte!”.
“Che la Santa ti benedica, ti guidi e ti protegga con il suo amore”, ha concluso Birke.
* Mada Jurado è una giornalista cattolica progressista, scrittrice ed educatrice che lavora per la giustizia sociale, l’uguaglianza e il rinnovamento della Chiesa.
Testo originale: Swiss lesbian Catholic theologian: “I love my Church too much to leave it in the hands of those who would rather see me gone”