L’arcivescovo afroamericano di Washington è stato attaccato con insulti razzisti e omofobi dai cattolici di destra
Articolo di Robert Shine* pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 13 giugno 2020, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Religion News Service questa settimana riporta la notizia che Church Militant, un organo di stampa di destra, ha attaccato l’arcivescovo di Washington Wilton Gregory con insulti razzisti e anti-gay.
Più specificamente, in un video il suo fondatore, Michael Voris, ha affermato che l’arcivescovo Gregory farebbe parte di una “cabala gay” e sarebbe un “omosessuale conclamato”. Voris si riferisce all’arcivescovo come ad una “regina africana”. L’attacco è arrivato poco dopo che l’arcivescovo Gregory ha fortemente condannato la visita di Donald Trump al santuario cattolico Saint John Paul II di Washington la scorsa settimana, definendola “sconcertante e riprovevole”.
Di fronte a questo attacco la gerarchia è rimasta praticamente in silenzio e così è rimasta quando si è trattato dell’aspetto omofobo dell’attacco di Church Militant. L’Arcidiocesi di Detroit ha tweettato un breve messaggio in cui condanna “un’organizzazione del sud-est del Michigan” per “il linguaggio razzista e denigratorio” contro Gregory, chiarendo che “l’organizzazione in questione non è affiliata o supportata in alcun modo dall’Arcidiocesi di Detroit”.
Due ulteriori tweet citano l’arcivescovo Allen Vigneron, che ha espresso “la speranza che i fedeli si dissocino da simili atteggiamenti, atti a negare l’intrinseca dignità di ogni persona”. Riconosce il lato razzista dell’attacco di Church Militant, ma ne passa sotto silenzio l’aspetto anti-gay. Anche Rick Stika, vescovo di Knoxville ha tweettato riconoscendo il razzismo del video.
L’Arcidiocesi di Detroit ha diramato un secondo comunicato, che cita specificamente Church Militant e afferma di “condannarne inequivocabilmente il linguaggio offensivo”.
Vale la pena notare, come è già stato fatto, che questa è la stessa arcidiocesi che, proprio questa primavera, ha espulso dai suoi confini i gruppi di cristiani LGBTQ Dignity/Detroit e i genitori cattolici con figli LGBT di Fortunate Families, e proibito ai sacerdoti di prestare assistenza spirituale ai cristiani LGBT di Dignity.
Queste espulsioni, attuate dal vescovo ausiliario Gerard Battersby, sono state compiute senza una discussione preliminare e, nel caso di Dignity/Detroit, con una lettera di condanna in cui si specifica che la vita di fede dell’associazione è “incompatibile con il cammino di santità che Cristo propone di seguire alla sua Chiesa”. Così, per anni, e nonostante le ripetute richieste di agire, l’arcivescovo di Detroit ha fatto ben poco per condannare, o per lo meno limitare, le carnevalate demagogiche di Church Militant.
il [12 giugno 2020] era il quarto anniversario del massacro del Pulse, il club LGBTQ di Orlando, in Florida, dove ci furono molti feriti e vennero uccise 49 persone. Ciò che fece impressione fu il silenzio di molti vescovi e, tranne poche eccezioni, quelli che ne parlarono non dissero che le vittime furono tali perché erano persone LGBTQ.
Forse è stato troppo aspettarci che un episcopato che, come quello statunitense, ha passato vent’anni a condannare le persone LGBTQ, fosse dalla parte della comunità queer anche sulla scia di queste numerose morti. Ma ora è troppo, per questi vescovi, anche difendere uno di loro, dicendo esplicitamente che l’omofobia sta dietro l’attacco a Gregory?
Come al solito, sono i cattolici che non appartengono alla gerarchia che devono riempire il vuoto lasciato dal silenzio collettivo dei vescovi. Religion News Service ha riferito alcune delle condanne:
“Il video di Church Militant ha innescato una pronta reazione da parte della nota studiosa cattolica Anthea Butler, professoressa associata di studi religiosi e di studi africani all’università della Pennsylvania, che ha definito il video ‘razzista’: ‘Come cattolica e nera, sono inorridita.
In un periodo di divisione razziale in questo Paese, Church Militant crea questa diatriba razzista sperando di produrre altre spaccature nella Chiesa. […] Vogliono passare sui corpi della gente di colore per promuovere la loro fede. Questo, da parte loro, e in questo particolare periodo così penoso per il nostro Paese, è uno schiaffo ad ogni cattolico nero in America’”.
Butler chiede all’arcivescovo Vigneron di condannare esplicitamente il video di Church Militant. Non facendolo, “si dice ai cattolici neri di Detroit che, fondamentale, non contano nulla”.
Jamie Manson, editorialista del National Catholic Reporter e nota sostenitrice dei cattolici queer, ha tweettato che “il discorso di odio” di Voris “è una brutta collusione tra razzismo e omofobia”. L’attacco mostra, ancora una volta, il perché l’uguaglianza delle persone LGBTQ e gli sforzi per una giustizia razziale debbano marciare nella stessa direzione.
Anche il gesuita James Martin ha tweettato in merito al video: “Gesù ci dice di non ingiuriare le persone (Matteo 5:22) e, mentre affrontiamo il razzismo, @Church_Militant pubblica un video in cui definisce l’arcivescovo Gregory una ‘regina africana’. Church Militant è di Detroit. L’arcivescovo Vigneron o qualcuno del @USCCB condannerà i #discorsi d’odio razziale come questo?”.
Gregory è stato sempre una voce positiva per l’uguaglianza LGBTQ. L’anno scorso ha detto ad un transgender cattolico “tu appartieni al cuore di questa Chiesa”. Ha fatto diverse positive aperture anche quando era arcivescovo di Atlanta. Ha invitato padre James Martin a parlare nonostante le critiche, e ha riconosciuto la necessità della Chiesa di migliorare la cura pastorale per le persone LGBT.
Dopo l’approvazione del matrimonio egualitario negli Stati Uniti, ha chiesto a tutte le parti di essere rispettose e civili. Gregory ha affermato che il lavoro del movimento per i diritti civili degli anni ’60 deve continuare anche oggi, e che deve sforzarsi per proteggere anche gay e lesbiche. Nel 2016, Gregory ha appoggiato il veto del governatore della Georgia ad un disegno di legge con “licenza di discriminare”, che avrebbe aggravato la segregazione anti-LGBTQ.
Non ci può essere tolleranza per l’omofobia e la supremazia bianca espresse dallo spregiativo “regina africana”, e come Jamie Manson e molti altri hanno sottolineato, la lotta contro queste espressioni è incrociata, e così deve essere la risposta.
Troppi pochi vescovi si spingono a dire che le vite dei neri contano, o che le persone LGBTQ devono essere rispettate. Ma, dove i vescovi rimangono in silenzio, c’è bisogno che il resto dei fedeli parli chiaro. I cattolici devono essere espliciti con tutti, specialmente con gli altri cattolici: questo odio deve essere combattuto attivamente.
* Robert Shine è direttore associato di New Ways Ministry, per cui lavora dal 2012, e del blog Bondings 2.0. È laureato in teologia alla Catholic University of America e alla Boston College School of Theology and Ministry.
Testo originale: As Archbishop Faces Racist and Homophobic Attack, U.S. Bishops Remain Silent