Cari vescovi come genitori cattolici con figli LGBT vi chiediamo di lottare con noi contro l’omofobia
Lettera aperta inviata ai vescovi pugliesi dal gruppo pugliese di genitori cristiani con figli LGBT il 29 giugno 2020
Eccellenza, il 10 giugno scorso la Presidenza della CEI ha diffuso un comunicato per intervenire nella discussione parlamentare sulla proposta di legge in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. La CEI ritiene che “per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni.
Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, […]. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso”.
Come genitori cattolici di figli omosessuali la predetta presa di posizione ci ha lasciato molto perplessi perché non comprendiamo come alla Presidenza della CEI sia potuto sfuggire il gran numero di aggressioni verbali e fisiche di cui sono fatte oggetto coppie omoaffettive, persone omosessuali e transessuali nel nostro paese.
Nel 2019 le associazioni per i diritti delle persone LGBT ci ricordano che in Italia si sono registrate 84 aggressioni e di queste 5 in Puglia. Non sarà difficile comprendere che questo numero rappresenta la punta di un iceberg e che chissà quanti sono i casi non denunciati per timore di ritorsioni.
Ci limitiamo a menzionare alcuni recenti episodi. Novembre 2019: Daniele, 25 anni di Barletta, viene pestato da un collega sul luogo di lavoro. Settembre 2019: una coppia omosessuale viene cacciata da un lido di Gallipoli. Agosto 2019: una ragazza transessuale viene portata via, ancora da un lido di Gallipoli, da un buttafuori. 10 agosto 2019: un 43enne viene pestato due volte, sempre a Gallipoli, da un gruppo di turisti che gli staccano un lobo dell’orecchio.
Qui non si discute se la morale cattolica attuale debba accettare o meno una unione tra persone dello stesso sesso, ma semplicemente se commettere o istigare a commettere atti di discriminazione, di violenza o di provocazione alla violenza ai danni di persone omosessuali o transessuali debba essere punito con aggravio di pena come crimini d’odio, così come avviene nell’attuale legge per motivi razziali, etnici, nazionali o, non ultimo, religiosi.
Non dimentichiamo che l’omosessualità è considerata un reato in molti paesi soprattutto di tradizione islamica e che gli omosessuali furono internati e sterminati durante i regimi fascisti e nazisti e durante il comunismo stalinista.
Nel merito della proposta legislativa, non si comprende come si possano verificare «derive liberticide», come sostiene il comunicato della CEI. A ben vedere, infatti, la proposta di legge 569 in discussione non inserisce alcuna norma incriminatrice «ulteriore» ma si limita a introdurre, in articoli già esistenti, degli elementi e delle aggravanti ulteriori con riferimento ai motivi alla base di reati di discriminazione già esistenti. Detto altrimenti, l’intervento legislativo non amplia la tipologia di azioni sanzionabili, ma inasprisce la pena per reati che sono già sanzionati, per l’ipotesi
che la discriminazione sia fondata sull’orientamento sessuale o di genere. Non si capisce dunque quale sia la connessione con i reati di opinione – nulla pare venga eccepito sulla sussistenza di detti reati quando la motivazione è religiosa.
La questione meriterebbe una riflessione più approfondita da parte della Chiesa cattolica anche per la presenza tra i presbiteri ed i fedeli di persone omoaffettive la cui incolumità andrebbe tutelata come quella di tutti; un approfondimento che consideri l’assenza di ogni riferimento negativo sull’omosessualità nei Vangeli e la vocazione al rispetto ed all’accettazione di ogni diversità da parte delle comunità dei credenti per preannunciare la fraternità del Regno.
Soprattutto in una società secolarizzata, omofoba e patriarcale ci aspettiamo dalle comunità modelli di vera fraternità e non riproduzioni delle discriminazioni presenti nella società che si vuole evangelizzare e moralizzare. Nella Dichiarazione di Abu Dhabi sulla Fratellanza Umana firmata dal Papa e dalla massima autorità musulmana nel 2019 si parla della diversità umana – persino di quella tra le religioni – come di un fatto provvidenziale che va rispettato riconoscendo le diverse forme di cultura, di vita e di comunità.
Siamo consapevoli di provenire noi stessi genitori da una cultura della paura per la diversità ma abbiamo deciso di metterci in ascolto dei nostri figli e di imparare alla scuola del rispetto delle differenze che ci danno l’opportunità di frequentare. Perciò crediamo che solo dalla conoscenza reciproca le comunità cristiane potranno superare la paura ed il pregiudizio verso le persone omosessuali e transessuali che le attanaglia.
In Puglia è nato un gruppo di genitori cristiani di figli LGBT e alcuni di essi sottoscrivono la presente lettera. Non tutti, ma una parte, a dimostrazione di come le paure di stigma e discriminazione siano concrete.
Alleghiamo alcune testimonianze di genitori e ragazzi pugliesi perché quanto qui narrato sia sostanziato da storie di vita vissuta.
Gruppo pugliese di genitori cristiani con figli LGBT
Pagina Web: gruppo-genitori-con-figli-lgbt-di-puglia
Info email: albarosa.sanzo@gmail.com