Bibbia, Pride e Resistenza. Se cercate Dio lo troverete per strada a lottare contro l’oppressione del suo popolo
Articolo di Brian G. Murphy pubblicato sul sito Queer Theology (Stati Uniti), liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Giugno è il mese dell’orgoglio LGBTQ, e ogni anno ci ricorda che la prima volta fu rivolta. Ma non è solo questo, è il fatto di poter trovare un collegamento tra la rivolta di Stonewall e i racconti della Bibbia.
Gesù amava lottare e provocare. Quando decise di concentrare il suo ministero a Gerusalemme (dopo un periodo itinerante in cui aveva raccolto seguaci), il suo ingresso fu progettato come uno spettacolo pubblico, che fu anche una provocazione diretta e aggressiva contro l’esercito imperiale romano, che aveva già marciato su Gerusalemme per reprimere il dissenso e mantenere l’ordine.
Vi ricorda qualcosa?
La Domenica delle Palme mi ricorda le dimostrazioni di ACT-UP [associazione internazionale di attivisti contro l’AIDS, celebre per le sue manifestazioni clamorose, n.d.t.] e i sit-in negli Stati del Sud durante il periodo della segregazione razziale, e ovviamente i dimostranti di Black Lives Matter, che in tutti gli Stati Uniti, ma non solo, continuano la loro lotta (ndt contro le discriminazioni razziali).
E non c’è solo questo. Lo Stato lo guardava a vista, ma Gesù non accettò di mollare e cacciò dal Tempio, brandendo una frusta e rovesciando tavoli, chi collaborava con l’Impero.
Vi ricorda qualcosa?
Ed eccoci al mese del Pride, il cinquantesimo, 51 anni dopo Stonewall, quando un gruppo molto variegato di persone LGBTQ tennero duro dopo essere stati soggetti per una vita alla brutalità della polizia. Lanciarono mattoni, presero a pugni i poliziotti, accesero falò, e andarono avanti per giorni.
Vi ricorda qualcosa?
Nel Vangelo di Giovanni vediamo Gesù che “si fece una frusta di cordicelle”; secondo Matteo, “rovesciò i loro tavoli”. Gesù prese la prima cosa che gli capitò sottomano, come fece Marsha P. Johnson con un mattone allo Stonewall, proprio come i manifestanti di oggi che lanciano bottigliette d’acqua, pietre, e a volte sì, anche mattoni. Gesù prese la prima cosa che gli capitò sottomano e, senza tanti giri di parole, lo usò per distruggere la proprietà di altri in nome della giustizia.
Sta scritto nella Bibbia.
Nella Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, troviamo un Dio che sempre, sempre sta dalla parte degli oppressi, dei frustrati, dei calpestati, dei poveri, degli emarginati, ma non perché aveva pietà di loro, bensì perché è in loro che dimora il cuore di Dio. È un Dio pieno di giustizia, che “vomita” chi è tiepido e caccia chi ignora le necessità degli altri, un Dio che ci invita a cocreare il Regno di Dio, in cielo come in terra.
Io, come queer, vi trovo immenso conforto e ispirazione. Sono giunto a conoscere, nel più profondo della mia anima, che essere queer è cosa santa e che “se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?”.
In quanto uomo bianco, tutto questo mi convince enormemente. Fin dal momento della mia nascita sono stato molto avvantaggiato per il colore della mia pelle, per il colore della pelle dei miei genitori, per come il mondo mi tratta e per come tratta loro, e i loro genitori prima di loro. E anche a causa di quello che il medico ha (correttamente) affermato guardando il sesso del piccolo Brian.
Sono molto grato di essere queer, perché mi ha fatto capire che la versione del cristianesimo in cui sono nato è idolatra, e da lì ho potuto demolire e ricostruire una fede vera, viva e potente. Parte di questo lavoro è consistita nel guardare in faccia un Dio che sta dalla mia parte in quanto emarginato, ma anche nel guardare in faccia il mio privilegio.
Il mio privilegio non nasce dal nulla: nasce dalla supremazia bianca. Non sono stato io a sceglierla, ma ne sono responsabile, e nessun senso di colpa, e nessuna richiesta di perdono la laveranno via. Come dice la mia amica di Internet Charlotte “Non possiamo rinunciare al privilegio bianco, possiamo solo usarlo per combattere contro la violenza di Stato e la supremazia bianca”.
Noi diciamo che “il cristianesimo è sempre stato queer”, e infatti non possiamo comprendere Dio senza il popolo nero. Cristo si trova nel triangolo rosa così come nella croce e su ogni albero a cui è stato appeso un nero. Lo Spirito di Dio è in azione a Pentecoste così come a Stonewall e in ogni manifestazione Black Lives Matter.
Vorrei invitarvi a ricordare che tutti noi ci formiamo grazie alle nostre esperienze: le difficoltà che affrontiamo, il modo in cui comprendiamo Dio, come ci muoviamo nel mondo e come il mondo ci risponde. Noi diciamo che “ogni teologia ha un contesto”: i pastori bianchi, maschi ed etero non detengono il monopolio su Dio, né una visione oggettiva della Bibbia. Le teologie della liberazione (quelle latinoamericane, quelle nere, femministe radicali, queer etc.) sono d’accordo sul fatto che la nostra visione del divino è più completa se troviamo Dio in tutti questi luoghi. Abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Se volete trovare Dio, ebbene, la troverete per strada a proclamare che “le vite dei neri contano”. Sempre avanti, fino a che non scenderà la giustizia
Testo originale: THE BIBLE, RESISTANCE, PRIDE, PROTEST, AND POLICE: BLACK LIVES MATTER