Perchè parlate di “crisi di identità” per i giovani cristiani LGBT e non del loro cammino per essere se stessi
Lettera inviata al direttore di Avvenire da Alessandra Bialetti*, pedagogista sociale e Consulente della coppia e della famiglia di Roma
Caro direttore, La ringrazio del suo impegno nell’ospitare la condivisione di punti di vista, pensieri ed emozioni sul vissuto delle persone omosessuali e loro familiari, tema molto delicato, di estrema attualità e che spinge a una riflessione e confronto che possa aiutare ad aprire fronti di dialogo e comprensione.
Come pedagogista e consulente familiare, quindi impegnata nel campo dell’educazione e sostegno delle persone, anche in relazione alla lettera di ieri, 20 giugno (2020), che parlava di confusione nell’identità sessuale nei giovani, vorrei intervenire sottolineando alcuni aspetti. Sicuramente le ricerche scientifiche sulla tematica omosessuale stanno producendo molti spunti di riflessione e occorre averne una panoramica quanto più esaustiva possibile e non settoriale come spesso può accadere.
Particolare attenzione va dedicata alla famiglia che di per sé non incide sull’orientamento affettivo del figlio condizionandolo ma nel viverlo in modo maturo. In questo delicato compito la famiglia va accompagnata a essere sempre più punto di riferimento e guida sicura e non oggetto di giudizio.
Non parlerei inoltre di “crisi di identità” ma di un serio cammino dei nostri giovani a prendere atto della loro affettività accogliendo pienamente se stessi all’interno di un percorso di discernimento vocazionale nel senso, genericamente comprensibile e condivisibile, di risposta al proprio profondo essere.
A tal riguardo il Progetto Giovani Cristiani Lgbt sta conducendo da molto tempo e con grande serietà, una ricerca personale e comunitaria, accompagnata da genitori, pastori e professionisti della relazione d’aiuto, su come vivere pienamente l’integrazione tra fede e omosessualità, portando a compimento i doni e i talenti di cui ciascuno è portatore, non nonostante un orientamento che sembra richiamare un tratto patologico, ma proprio in forza di un essere unici e irripetibili nel proprio percorso di vita destinato al bene e alla fecondità.
* Alessandra Bialetti, vive e opera a Roma come Pedagogista Sociale e Consulente della coppia e della famiglia in vari progetti di diverse associazioni e realtà laiche e cattoliche. Ha discusso la sua tesi Baccalaureato alla Pontificia Università Salesiana, Facoltà Scienze dell’educazione e della formazione salesiana sul tema “Genitori sempre. Omosessualità e genitorialità”. Il suo sito web è alessandrabialetti.wordpress.com