Le persone LGBT sono un dono che è stato offerto alla nostra chiesa
Riflessioni di suor Janet Rozzano* pubblicate sul sito della congregazione delle Suore della Misericordia (Stati Uniti) il 4 giugno 2020, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Mi piacerebbe condividere con voi alcuni pensieri sulla spiritualità di gay e lesbiche, letti o basati sulla mia esperienza. Credo che quello che ho da dire si possa applicare anche a persone bisessuali o transgender.
Una spiritualità sana inizia dando una risposta a due domande. Primo, vado bene come lesbica o gay, e sono amata/o da Dio? Questa domanda comporta la soluzione di una crisi di fiducia e una relazione di base con Dio. Posso fidarmi delle parole della Scrittura?
“Poiché tu ami tutte le cose esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata.” (Sapienza 11:24)
“Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto” (Marco 1:11)
Secondo, posso trasformare la “maledizione” di essere lesbica o gay in una benedizione per me e per gli altri? O, messa in un altro modo, posso trovare qualche valore nella mia esperienza di emarginazione o di esilio dalla famiglia, dalla comunità, dalla Chiesa o dalla società?
Per me, e per molti gay e lesbiche, le risposte a queste domande sono arrivate gradualmente attraverso esperienza, prove ed errori, preghiera, riflessioni e condivisione. Tutto questo ci può portare con chiarezza sulle orme di Gesù: una persona che andava in giro con le persone sbagliate, che era amico di emarginati e peccatori, egli stesso diventato a poco a poco un emarginato, temuto e sospettato dai potenti.
Questo ci situa anche nel cuore del mistero pasquale. Siamo condotti in quel misterioso viaggio nella paura e nella sofferenza di essere equivocati o esiliati, a una resurrezione di accettazione e integrazione della nostra identità che può fiorire in una pace gioiosa e, a volte, in una nuova, sorprendente vita.
Quali sono le caratteristiche di questa spiritualità? Penso sia olistica; è attenta a tutto il nostro essere: al corpo e alle sue sensazioni, come alla mente e allo spirito. Rifiuta l’idea che il nostro orientamento sia anormale, malato, peccaminoso, o semplicemente un fardello. Lo vede invece come un dono, qualcosa di prezioso di cui essere grati. Ci invita a condividere questo dono con gli altri, raccontando le nostre storie e quel che abbiamo imparato dalle nostre gioie e dai nostri dolori.
Nella condivisione siamo spesso chiamati ad essere una voce profetica nella nostra Chiesa, comunità o società, quando le persone non sono trattate con giustizia, rispetto e amore. Da ultimo, la nostra spiritualità ci ricorda che solo Dio è assoluto. Le vite di gay e lesbiche ci ricordano dei limiti del linguaggio e delle categorie umane. Non possiamo pretendere di avere l’ultima parola su come Dio ci ha creato, sulle sue intenzioni, o sulla natura definitiva delle sue creature. Dobbiamo essere umili davanti al mistero, sempre pronti ad imparare qualcosa.
Vorrei finire con parte di una preghiera scritta da suor Joan Chittister OSB nel 1999:
[Dio], dacci la grazia di vedere la nostra identità sessuale, qualunque orientamento abbia, come un’altra manifestazione della tua bontà.
Dacci la lungimiranza di riconoscere e respingere l’omofobia intorno a noi e nei nostri cuori. Che la Chiesa di Gesù, e anche noi, apriamo i nostri cuori, le nostre case e i nostri santuari alla comunità omosessuale, che dà nuova voce, con un nuovo volto, alla gloria di Dio.
Benediciamo il Dio delle differenze.
Amen
* Questa riflessione fa parte di una serie, Pride with Mercy (La fierezza con la misericordia), iniziata con il Pride 2019. Queste riflessioni vengono dalla Dichiarazione del 2017 del capitolo delle Suore della Misericordia, e invitano ognuno di noi ad andare incontro a chi soffre per un sistema oppressivo ed a “educarci meglio e a partecipare ad un dialogo serio su temi quali l’identità di genere e l’orientamento sessuale”. Vi invitiamo a inoltrare questi post a chi ne ha bisogno. Insieme, possiamo fra progredire la nostra tolleranza, la nostra accettazione e la nostra comprensione, e accogliere la comunità LGBTQ+.
Testo originale: The Gift We Have Been Given