La liturgia e il suo ruolo nella benedizione delle coppie omosessuali nella Chiesa cattolica
Estratto dal testo di Benedikt Kranemann*, contenuto nel saggio cattolico “Benediktion von gleichgeschlechtlichen Partnerschaften” (La Benedizione delle coppie omosessuali), curato da E. Volgger e F. Wegscheider (Austria), editore Puster, anno 2020, pp.129-160, liberamente tradotto da Antonio De Caro
1. La pluralità dell’accompagnamento rituale delle relazioni di coppia come tema di riflessione per la conoscenza liturgica – questioni aperte (pp. 129-130)
Da tempo la Chiesa benedice le relazioni di coppia, come nel caso dei fidanzati o dei coniugi per importanti anniversari di matrimonio. Nel caso delle coppie omosessuali, ci sono alcune forme di benedizione, ma molto riservate ed affidate alla responsabilità di singoli sacerdoti. La maggiore apertura sociale sul tema rende oggi possibile chiedersi se, almeno a livello di singole diocesi, i vescovi potrebbero approvare questi riti, come avviene presso altre confessioni cristiane. La conoscenza della liturgia può aiutare a dare risposte rituali adeguate a queste forme di relazione, su un piano sia teologico sia estetico.
2. L’omosessualità e la benedizione delle coppie omosessuali -la valutazione nell’ambito della Chiesa e della teologia cattolico-romane (pp. 131-152)
Le scienze umane ormai considerano l’omosessualità come una variante non patologica della capacità umana di relazione e di amore. L’esegesi biblica ha dimostrato che la Scrittura non prende mai in considerazione l’idea di orientamento o relazione omosessuale come forma di amore o progetto di vita, quindi non ha efficacia per fondare il rifiuto morale su questi temi.
La teologia morale afferma sempre di più l’idea (sostenuta già dal Concilio Vaticano II) che la sessualità riguarda la personalità in senso globale e deve essere guidata dalla coscienza personale, oltre la norma tradizionale della “legge naturale”.
La teologia sistematica accentua il principio che la vita e le relazioni di amore sono chiamate a compiersi sotto la benedizione di Dio; persino il diritto canonico mostra alcune aperture in tal senso. Tuttavia, il Magistero cattolico-romano, pur affermando che gli omosessuali non vanno discriminati, ne disapprova le relazioni, obbligandoli alla castità. Ciò crea un campo di tensione.
Alcune comunità cattolico-romane in Germania praticano già la benedizione per le coppie omosessuali e per le coppie che, in generale, non possono accedere il matrimonio. Ma non vi sono documenti da studiare su questi primi esperimenti, per i quali vale anche l’obiezione di coscienza dei potenziali celebranti. Sembra che esse partano dalla convinzione biblica e teologica che gli esseri umani abbiano bisogno di benedizione da parte di Dio, che può approvare e rafforzare il bene presente in una relazione.
Le coppie devono avere già contratto un impegno di fronte allo Stato (unione civile o matrimonio): per questo la celebrazione rinuncia ad alcuni elementi che potrebbero confondersi con il matrimonio (consenso, scambio degli anelli…); sono invece presenti la liturgia della Parola e le preghiere di intercessione. Viene anche invocato il perdono di Dio per le ferite che le persone omosessuali hanno dovuto subire da parte della Chiesa.
La celebrazione nelle comunità vetero-cattoliche in Germania possiede già una struttura liturgica documentata e vincolante. Vi è una preghiera di apertura, che può dare risalto all’amore e alla fedeltà che Dio dona in modo gratuito. Sono proposte diverse letture dall’Antico o dal Nuovo Testamento, che hanno come temi l’amore e la fedeltà, la comunione umana, la vicinanza e l’amore di Dio, l’amore verso il prossimo come segno della presenza di Cristo, le beatitudini, la fiducia in Dio.
La benedizione viene aperta con alcune domande ai partner sulla loro disponibilità alla comunione reciproca e alla fecondità come apertura alle relazioni umane all’esterno della coppia. Allo stesso modo, viene chiesta alla comunità la disponibilità a sostenere la coppia. I partner possono anche pronunciare delle promesse di propria formulazione.
Le preghiere di benedizione si basano sulla convinzione che l’amore dei partner rende percepibile l’amore di Dio per l’umanità. La libera scelta di assumersi la responsabilità per il/la partner dà risalto al fatto che gli esseri umani sono creati ad immagine e somiglianza di Dio e rispondono così all’Alleanza inaugurata da Cristo. È previsto lo scambio degli anelli.
La Chiesa evangelico-luterana di Hannover celebra liturgie pubbliche di benedizione anche delle coppie omosessuali, purché almeno uno dei due partner sia di confessione evangelica. Oltre alla celebrazione della Parola, troviamo le domande e le promesse, i segni di appartenenza reciproca, la benedizione con imposizione delle mani. Alla conclusione si recita sempre il Padre Nostro.
La Chiesa evangelico-luterana di Kurhessen-Waldeck conserva gli atti della cerimonia nei registri parrocchiali (ma i potenziali celebranti hanno il diritto all’obiezione di coscienza). La celebrazione può essere organizzata in modo libero e flessibile (con riferimento alla storia biografica dei partner), ma non devono mancare l’annuncio della Parola, la preghiera di intercessione e la benedizione, che invoca l’aiuto di Dio soprattutto per i momenti di difficoltà. Alla conclusione si recita sempre il Padre Nostro.
Nella celebrazione viene sottolineato che le coppie omosessuali sono sempre benvenute nella Chiesa, come segno di riconciliazione per le discriminazioni e le sofferenze subite. La benedizione deve contenere rimandi ai testi biblici scelti, poiché conferma la fede cristiana dei partner. L’intervento del celebrante è breve, poiché si vuole dare maggiore spazio alle preghiere spontanee della comunità.
La Chiesa evangelico-luterana della Sassonia preferisce una celebrazione molto sobria e riservata, distinta chiaramente dal rito matrimoniale. Anche qui è possibile praticare l’obiezione di coscienza: il celebrante, se disponibile, deve prima consultarsi con gli altri responsabili della Chiesa. I desideri e i pensieri dei partner hanno meno spazio rispetto alla lode, al ringraziamento e alla preghiera a Dio.
La Chiesa evangelica della Germania centrale dà grande risalto, in queste celebrazioni di benedizione, al concetto di libertà. Se un ministro per motivi di coscienza non intende celebrare la benedizione, la coppia deve poter contare su un’altra comunità o un altro ministro. La celebrazione può essere costruita in modo flessibile, ma non devono mancare i seguenti elementi: apertura ed invocazione; annuncio della Parola e professione di fede; rievocazione della santa cena; promesse, benedizione e invio missionario: i partner si impegnano infatti ad amare il prossimo e a donare amore alla loro comunità.
La Chiesa evangelica di Berlino e Brandeburgo considera la benedizione delle coppie omosessuali equivalente al matrimonio, poiché i partner, dopo adeguata preparazione e direzione spirituale, sono chiamati a stringere un’alleanza per la vita. Essa è la risposta al dono di salvezza fatto da Cristo e deve tradursi nell’amore per il prossimo. Grande importanza è quindi attribuita alla memoria battesimale e all’imposizione delle mani.
A parte le numerose differenze locali, il nucleo della celebrazione prevede annuncio della Parola, preghiera e benedizione. Spesso la celebrazione richiede ai partner di avere già contratto matrimonio o unione civile. Ogni Chiesa fa delle scelte liturgiche e pastorali che corrispondono alla sua identità. Tutti questi materiali possono stimolare la riflessione della Chiesa cattolico-romana, a patto di rivedere la valutazione morale sulle relazioni omosessuali.
3. Benedizione delle coppie omosessuali nella Chiesa cattolica – Tesi (pp.153-158)
La recente evoluzione liturgica della Chiesa cattolica crea spazi per introdurre una celebrazione di benedizione, grazie alle aperture di Amoris laetitia. Anche nel caso delle relazioni omosessuali, la Chiesa cattolica (dopo avere recepito le scoperte delle scienze umane, dell’esegesi biblica e della teologia morale) dovrebbe saper accompagnare le persone nella loro concreta situazione di vita, soprattutto se esse si dichiarano disposte ad assumersi un impegno almeno di fronte alla società e allo Stato.
La benedizione per le coppie omosessuali è possibile e ha un senso liturgico, poiché queste coppie invocano la benedizione di Dio per la loro relazione che vogliono vivere nel segno della loro fede. Ormai è chiaro che dai passi biblici si possono trarre giudizi o condanne per le relazioni tra persone omosessuali, che come tutti gli esseri umani hanno il diritto di chiedere a Dio salvezza, protezione, felicità, mentre lo lodano e lo ringraziano per i doni della creazione e della redenzione.
Occorre avere chiaro che cosa sia una teologia della benedizione: gli esseri umani hanno bisogno di essere benedetti da Dio, cioè di invocare da Lui con fiducia amore e protezione per le loro condizioni di vita; e lo invocano mentre lo benedicono per i suoi doni e gli offrono il loro impegno verso il bene. La benedizione è quindi reciproca, è un atto della relazione fra l’uomo e Dio. La Chiesa non ha il potere di impedire questa relazione, ma il compito di renderla visibile (pp. 154-155).
Nella Chiesa cattolico-romana dovrebbe potere esistere una forma di benedizione per le coppie omosessuali, come un sacramentale accanto al sacramento del matrimonio, per invocare l’assistenza di Dio. Si potrebbe pensare ad una celebrazione libera e flessibile, magari ispirata alla prassi di altre Chiese cristiane.
La specifica identità liturgica di una celebrazione, che corrisponde alla storia e alla sensibilità di una determinata coppia, non può però prescindere dalla preghiera di anamnesi-epiclesi e dal gesto benedicente. Dovrebbe essere una liturgia pubblica della Chiesa, che assicura il sostegno della comunità proprio mentre pone fine ad una lunga storia di diffamazione ed emarginazione.
Per questo, dovrebbe trattarsi di una liturgia completa e visibile, da celebrare in uno spazio sacro.
Papa Francesco, con il motu proprio “Magnum principium” (2017) ha conferito alle Chiese locali (conferenze episcopali o diocesi) la facoltà di introdurre in autonomia nuove forme liturgiche. Il decentramento potrebbe quindi essere la base per una creatività liturgica in questo senso.
* Benedikt Kranemann, professore universitario di Liturgia alla Facoltà Teologica Cattolica dell’Università di Erfurt (Germania)