Perché i cristiani LGBT attendono ancora l’abbraccio “misericordioso” delle loro comunità cristiane
Riflessioni di Francisco “El Jimagua” Cartagena Méndez* pubblicate sul sito The Rainbow Times (Stati Uniti) il 1 aprile 2015, liberamente trodotte da Giulia Tamponi
La comunità LGBT è una parte della società che è costantemente messa ai margini dalla Chiesa. Nonostante vi siano milioni di omosessuali cristiani, questi sono esclusi dall’avere e non hanno un luogo dove poter professare la loro fede, visto che molte istituzioni religiose giudicano, condannano e discriminano gli omosessuali in modo estremo.
A molti omosessuali dispiace non avere la possibilità di pregare Dio in libertà e in modo ordinario, a causa delle persecuzioni e degli interventi dei cristiani integralisti. Questo suppone una chiara contradizione dell’“amore di Gesù” nei confronti di uomini e donne credenti che vengono esclusi, nonostante Gesù abbracciò tutte le persone senza giudicarle.
“Yeshua” o Gesù (come lo chiamiamo comunemente), è stato un riformista sociale che ha invitato i suoi seguaci a non giudicare il prossimo, né a rifiutarlo. Oggi, sono molto conosciuti i suoi comandamenti che affermano di “non giudicare” e che “amerei il prossimo tuo, come te stesso”.
In epoca molto antica, cosi come accade oggi, molti leader religiosi hanno utilizzato il vecchio testamento per condannare gli omosessuali. È importante ricordare che Gesù, nel nuovo testamento attuò una riforma (della fede) orientandola all’amore reciproco, rispettando le differenze e senza giudicare il prossimo.
E’ ironico ed ipocrita che i credenti che condannano gli omosessuali utilizzino il Vecchio Testamento come quadro di riferimento. Sono gli stessi che non seguono il Vecchio Testamento quando (nel Levitico) condanna chi mangia i crostacei, la carne di maiale o di coniglio, o chi svolge iniziative che sono punite nel vecchio testamento.
È importante che la Chiesa continui ad avanzare verso l’equità e l’inclusione delle persone omosessuali, questo porterà a un’importante passo verso la riduzione dei crimini, dell’ignoranza e dell’odio per ogni orientamento sessuale.
Molti omosessuali soffrono perché nella propria parrocchia devono nascondere il loro orientamento sessuale. Innumerevoli di loro hanno sofferto ascoltando il loro pastore o il loro sacerdote mentre pronunciava espressioni di condanna nei loro confronti.
Quanto si ha la libertà di culto, interferire nelle leggi dello Stato che cercano di dare dei diritti alle persone omosessuali, rende le Chiese promotrici di discriminazioni, dell’omofobia e delle sue conseguenze sociali.
In quanto società democratica bisogna riuscire a capire che tutti dobbiamo avere gli stessi diritti. Questo include il diritto di una persona omosessuale di poter credere in Dio e di poterlo adorare col cuore, senza essere condannato/a da un’altra persona credente ed eterosessuale.
Il rispetto che merita una persona eterosessuale, lo merita anche una persona omosessuale per la sua fede e per il suo orientamento sessuali che ha dalla nascita.
E’ giunto il momento per iniziare a rispettare l’orientamento sessuale delle persone omosessuali e del libero arbitrio nella sua applicazione più semplice, perché “la salvezza è individuale”.
I credenti omosessuali meritano, durante la Settiana Santa o in tempo di Pasqua, il rispetto della loro fede e l’abbraccio “misericordioso” della loro Chiesa.
Chi è libero dal peccato scagli la prima pietra. Chi dice di essere credente e decide di giudicare senza moderazione e senza misericordia una persona omosessuale, dovrebbe guardarsi allo specchio prima di giudicare gli altri.
* Francisco “El Jimagua” Cartagena Méndez è un attivista dei diritti umani di Porto Rico, un’isola caraibica che è un territorio non incorporato degli Stati Uniti d’America.
Testo originale: Semana Santa, la Pascua y los Gays