Se l’onorevole si fa i Pacs suoi
Articolo tratto da “la Nazione” del 29 ottobre 2005
Mentre per i comuni cittadini le coppie di fatto non hanno diritti per i nostri parlamentari basta una firma per … leggere per credere.
L’onda mediatica che ha finito per associare i Pacs (patti civili di solidarietà) fondamentalmente alle coppie gay, ha messo in ombra una battaglia in difesa dei diritti civili primari di sette milioni di italiani eterosessuali.
Tanti sono, infatti, quelli che vivono in regime di coppia (di fatto fuori dai vincoli, ma anche dalle protezioni giuridiche, del matrimonio). (…) nel ricordare che, in gran parte d’Europa la legge riconosce a chi convive da almeno tre anni le stesse prerogative patrimoniali degli sposati, a cominciare dalla reversibilità della pensione, segnala che l’attuale proibizionismo italiano ha una sola, inattaccabile deroga di cui, guarda un po’, beneficiano i parlamentari, ai quali è sufficiente una dichiarazione scritta di convivenza per garantire al partner convivente l’assistenza sanitaria integrativa e, soprattutto il vitalizio.
Per quanto tempo ancora i sette milioni di italiani interessati dovranno attendere una soluzione ai loro problemi. Gli onorevoli sono a posto già da dieci anni laici, cattolici, vagocredenti o cerchiobottisti che siano.