A Ferragosto l’omo-transfobia non va in vacanza
Riflessioni di Massimo Battaglio per il progetto “Cronache di Ordinaria Omofobia”
Anche nella settimana di ferragosto, si sono registrati tre episodi omofobi: due, diciamo così, “verbali”; l’altro di vere e proprie botte. Uno ai danni di un attivista lgbt; gli altri due contro donne trans. Esaminiamoli in ordine cronologico:
- 10/08/2020: Terni: Michael Crisantemi, attivista lgbt, ha appena rilasciato un’intervista al giornale online “Umbria On”. In calce all’articolo, compare il seguente commento: “poveracci, malati, e poi si sa: è una malattia ‘inculabile’”. Crisantemi, giustamente, sporge querela.
- 13/08/2020: Casteddu (Cagliari): una donna trans denuncia di essere stata pesantemente insultata con battute omofobe in un ristorante, da parte di due addetti al bancone.
- 15/08/2020: Roma: A Stazione Termini, una telecamera filma l’aggressione a una trans da parte di un energumeno aramto di una bottiglia rotta. Evitata la colluttazione grazie alla resistenza della vittima.
Non è una novità che la settimana di ferragosto sia piuttosto infuocata per chi ama “esprimere la propria libera opinione” contro le persone lgbt. Sarà il solleone, sarà che in estate si esce di più e meno coperti (e allora?), sarà che si beve parecchio. E i “liberi opinionisti”, di mohito, se ne intendono.
Ma i fatti di questa settimana di ferragosto ci permettono alcune osservazioni sull’odio nei confronti delle persone trans: due vittime su tre, sono veramente tante. E confermano la tendenza per cui le trans sono le persone più esposte, soprattutto in relazione al loro numero.
Osserviamo di dati raccolti dal 2013 a oggi. Quasi 3/4 delle vittime si identifica come gay; il 15% come lesbica; altrettanti come trans, prevalentemente M to F. Gli individui maggiormente colpiti sembrano quindi gay. Tuttavia, se le persone omosessuali sono il 5% della popolazione nazionale (dato ISTAT 2012) i/le trans arrivano solo allo 0,1%. Si deduce quindi che il rischio per una persona trans è 10 volte superiore a quello relativo un gay o una lesbica.
L’omofobia rivela essere una forma esasperata di maschilismo: colpisce il maschio che “tradisce” le aspettative di virilità che la società gli impone. E il “tradimento” più intollerabile è quello della trans M to F. L’omofobo vive ai tempi del Levitico, quando il comando “non giacerai con maschio come si giace con la femmina” significava: non sottoporrai un maschio ad atti che lo “degradino” al ruolo femminile. Solo che il Levitico tendeva, a modo suo, a difendere il “passivo” dalla sopraffazione dell’attivo, cioè il più debole dal più forte. Qui invece si tende a colpire proprio chi sente di dover transitare verso il “sesso debole”.
Spero che queste osservazioni siano utili per chi sostiene che la questione dell’identità sessuale dovrebbe star fuori dal disegno di legge contro l’omo-transfobia. In particolare, mi auguro di non dover mai più sentire insinuazioni come quelle fatte da quel tale onorevole leghista che, durante la discussione alla Camera, affermava che è un po’ troppo comodo definirsi trans: “oggi mi sento donna – diceva – e allora, in base al principio delle quote rosa, voglio una candidatura politica o un posto in un consiglio di amministrazione”.
Qui, caro onorevole, non si fa dello spirito: parliamo di sangue, discriminazioni serie, omicidi, anzi: soprattutto di omicidi. Su 26 omicidi a sfondo omotransfobico registrati, ben 15 vedono come vittima una persona che “si sentiva donna“.