La chiesa cattolica e la verità racchiusa nella cosiddetta “teoria del gender”
Articolo di padre Daniel P. Horan OFM pubblicato sul sito del bisettimanale cattolico National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 24 giugno 2020, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Nel corso dei due millenni della sua storia, ogniqualvolta il Magistero della Chiesa è entrato in urto con il progresso delle conoscenze nei campi della persona umana e delle scienze naturali, c’è sempre stato chi ha gridato all’eretico, alla minaccia, alle teorie infondate o contrarie alla legge naturale.
La Storia è stata più volte testimone di come la Chiesa Cattolica abbia tardato a riconoscere la piena umanità dei popoli indigeni, a condannare lo scandalo della schiavitù, e ad abbracciare il diritto umano della libertà religiosa, solo per citare tre esempi di peccato istituzionale della Chiesa e della sua lentezza nel correggersi.
Oggi possiamo osservare in tempo reale la stessa dinamica, nei suoi deleteri effetti per le persone LGBTQ nella Chiesa e nella società. Il termine “ideologia del gender” è diventato una bandiera della discriminazione e della difesa di principî antropologici ormai irrimediabilmente datati. In certi ambienti cattolici la “ideologia del gender” viene posta in contrapposizione a una antropologia aristotelico-tomista che si vuole statica, universale, immutabile e divinamente rivelata.
In realtà, l’ideologia che oggigiorno è problematica consiste nella promozione acritica di teorie filosofiche e pseudoscientifiche risalenti al XIII secolo, che pur conservando il loro interesse ed essendo state molto influenti, non bastano più a rendere conto degli sviluppi odierni delle conoscenze e delle esperienze.
Il termine “ideologia del gender” viene utilizzato sia in contesti laici che in ambienti religiosi, ma qui parlerò del suo uso negli ambienti cattolici, che causa gravi danni a persone già segnate dalla vulnerabilità sociale. Il Vaticano ha recentemente ripreso questa espressione quando, lo scorso giugno, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha emanato un documento che deplora il successo della “ideologia del gender” e mette in guardia gli istituti e le scuole cattoliche dal soccombere a quella che, a suo parere, è un concetto confuso di libertà.
Come ha fatto notare Mary Anne Case, docente di diritto all’Università di Chicago, in un suo articolo sulla guerra che il Vaticano ha ingaggiato contro la “teoria del gender”, “Il Vaticano, nella sua funzione di ente non governativo e di istituzione religiosa, per decenni ha cercato di screditare il movimento per i diritti LGBTQ e di influenzare, a livello globale, le legislazioni in tal senso.
“Parlo degli ultimi tre pontificati, a cominciare da Giovanni Paolo II e dei suoi pronunciamenti sulla ‘complementarietà di genere’ in quella che i suoi devoti chiamano ‘teologia del corpo’, per continuare con Benedetto XVI che ha condannato la ‘dittatura del relativismo’, per finire con papa Francesco, che ha dichiarato di non gradire la ‘ideologia del gender’, un concetto amorfo che pone sullo stesso piano della guerra nucleare e del nazismo.
“La popolarità e l’appeal di papa Francesco” continua Mary Anne Case, “che ha più volte toccato le questioni trans[gender], ha permesso all’opposizione alla ‘ideologia del gender’, come al suo apparato retorico e pseudoaccademico, di prendere piede negli Stati Uniti”, il che spiega l’uso sempre più frequente del termine; un trend degno di nota, alla luce della recente decisione della Corte Suprema (degli Stati Uniti) che estende alle persone LGBTQ la protezione sul posto di lavoro; la Conferenza Episcopale Statunitense, infatti, nel commentare la sentenza ha alluso più volte alla cosiddetta “ideologia del gender”.
Tra i molti aspetti problematici di questo termine offensivo, e del programma politico ad esso sottinteso, c’è la sua stessa ambiguità. Non esiste nessun accordo su cosa precisamente questo termine significhi; secondo Case “la molteplicità e la varietà [delle definizioni e delle genealogie] indicano tra l’altro quanto poco sappiano i cosiddetti esperti cattolici di ‘teoria del gender’ sulle origini e i parametri di ciò che deplorano”.
In altre parole, appare chiaro che chi blatera di questa fantomatica teoria, in genere non sa cosa dice, e farebbe meglio ad ascoltare i veri esperti in materia, come Judith Butler, invece di attaccarli.
Il fatto che il termine stesso sia poco chiaro, e che sia soggetto a un uso dispregiativo, dovrebbe essere una ragione sufficiente, per i credenti, per rifiutarlo e per rifiutare il programma di odio e ignoranza che esso rappresenta. Ci sono però anche dei lati ironici nella faccenda, che segnalano l’ipocrisia all’opera sotto la superficie.
Primo lato ironico: una delle accuse rivolte alla “teoria del gender” è che sia una nuova ideologia corruttrice. La “soluzione” al “problema” costituito dalle nuove discipline che studiano il sesso e il genere, l’unica soluzione in effetti, sarebbe di tornare all’antropologia filosofica di Tommaso d’Aquino, che fungerebbe da correttivo. In realtà Tommaso, ai suoi tempi, venne accusato appunto di essere corruttore, in quanto aveva “riscoperto” un filosofo pagano (Aristotele, sui cui molto si è basato nella sua opera) e aveva aggiornato la tradizione teologica coeva con le ultime scoperte riguardanti la persona umana. Tommaso venne condannato postumo, nel 1277, dal vescovo di Parigi e dall’arcivescovo di Canterbury, perché giudicato “troppo pericoloso”.
Oggi che l’Aquinate è considerato il filosofo ufficiale della Chiesa (a partire dall’enciclica di papa Leone XIII Aeterni Patris, 1879), tutti i sospetti a suo tempo addensatisi su di lui a causa della sua teologia innovativa sono stati opportunamente dimenticati. Ai teologi odierni dovrebbe venire concessa la possibilità di seguire una versione contemporanea della metodologia tomista, ovvero trarre il meglio dalla tradizione teologica, ma anche dalle conoscenze contemporanee nei vari campi del sapere; solo in questo modo seguiremo fedelmente ciò che afferma sant’Anselmo d’Aosta dello scopo della teologia, ovvero che essa serve a capire meglio la fede che professiamo: fides quaerens intellectum!
Secondo lato ironico: nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium, papa Francesco mette chiaramente in guardia dalla “mondanità spirituale” e scrive “In alcuni si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel Popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia. In tal modo la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi”.
L’ironia sta nel fatto che presentare un concetto della natura umana vecchio di ottocento anni, che viene ritenuto completo a prescindere da ciò che si è appreso in seguito, significa proprio ridurre la fede a “un pezzo da museo”, un manufatto che certo sarà bello e degno di essere studiato, ma che dice molto poco sulla realtà per come la percepiamo al giorno d’oggi. Una cosa è ammirare un’idea ultracentenaria per quello che è, altra cosa è usarla come arma per disumanizzare ed escludere intere categorie di persone.
Infine, un refrain molto comune sulla bocca di chi condanna la “ideologia del gender” e critica aspramente le persone LGBTQ e i loro alleati, è che lo fanno per motivi pastorali e di amore cristiano. Così ha detto, per esempio, il vescovo di Oakland (California) Michael Barber, che presiede il comitato per l’educazione della Conferenza Episcopale Statunitense, in risposta al documento Maschio e femmina li creò, della Congregazione per l’Educazione Cattolica. In conferenza stampa monsignor Barber ha dichiarato che tale documento anti-LGBTQ “riflette la luce della verità e della compassione, di cui il mondo attuale ha molto bisogno”.
L’ironia sta nella pretesa fallace che i vescovi stiano esprimendo semplicemente “cura pastorale” e “compassione” rilasciando dichiarazioni che disumanizzano intere categorie di persone. Chiamatele come volete, ma tali pretese assomigliano molto a quelle dei genitori, dei compagni e dei coniugi che compiono abusi fisici ed emotivi pretendendo che le loro violenze siano un atto d’amore. Alla fine, tutto si riduce all’abuso e alla violenza.
È tempo di rigettare gli speciosi argomenti che hanno lo scopo di sostenere programmi politici ed ecclesiali di destra e di agitare lo spauracchio della “ideologia del gender”. Mentre studiamo, attraverso le scienze naturali e sociali, la meravigliosa varietà della creazione di Dio, incluse le diversissime esperienze e identità che fanno parte della famiglia umana, tutti i membri della Chiesa, ma in particolare chi è in posizione di leadership, deve approcciarsi con umiltà a tali nuovi concetti, il che richiede essere aperti a esperienze e narrazioni che possono essere lontane dalle nostre personali, in uno spirito di autentico dialogo.
Questo richiede, da parte di chi ascolta, la disponibilità di venire cambiato nel cuore e nella mente. Non c’è miglior periodo, per iniziare tale conversione spirituale e pastorale, del mese di giugno, quando il mondo intero festeggia il mese del Pride.
* Padre Daniel P. Horan OFM insegna teologia sistematica e spiritualità alla Catholic Theological Union di Chicago. Seguitelo su Twitter: @DanHoranOFM
Testo originale: The truth about so-called ‘gender ideology’